lunedì 22 novembre 2010

Catal Huyuk

                      

Sugli aridi altopiani della Turchia centrale, una cinquantina di chilometri a sudest di Konya, si innalza un gruppo di collinette che nascondono le rovine dell’antica Catal Huyuk, la prima città di cui si abbia notizia.
L’importante comunità dell’Età della pietra che la edificò apparve dal nulla: non si conoscono luoghi grazie ai quali sia possibile stabilire l’origine della capacità tecniche, commerciali e agricole dei loro abitanti, o della loro religione, testimoniata dai numerosi templi. Quella civiltà altamente sofisticata apparve all’improvviso sulle fertili pianure dell’Anatolia come se vi fosse stata trasportata da qualche altro luogo.



Secondo gli archeologi e gli storici, è da questa città che la civiltà ha avuto inizio in un’era chiamata Neolitico, che ha visto nascere i primi insediamenti umani e l’agricoltura. Ecco con quale entusiasmo l’inglese James Mellaart, il primo archeologo a scavare nella zona, descrive la città:

“A Catal Huyuk, la civiltà neolitica brilla come una supernova nella galassia buia delle civiltà rurali contemporanee… Gli effetti più duraturi si riflettono non nel Vicino Oriente, ma in Europa, perché fu proprio in questo continente nuovo che le civiltà neolitiche dell’Anatolia introdussero le prime tecniche agricole e della pastorizia, nonché il culto della Dea Madre, che sta alla base della nostra civiltà.”

Qui furono trovate le testimonianze di un’abilità tecnica mai raggiunta prima: centinaia di coltelli, pugnali, punte di freccia e di lancia in selce e in ossidiana, la cui lavorazione tocca livelli di perfezione unici e straordinari, che superano di gran lunga quelli raggiunti nel Vicino Oriente nello stesso periodo. Notevoli sono gli oggetti in ossidiana, una roccia durissima di origine  vulcanica simile al vetro: le scaglie da cui sono ricavati più affilate di qualunque lama moderna.
Furono trovati anche specchi di ossidiana perfettamente levigati, perline forate con estrema maestria, gioielli e tessuti di altissima qualità, tappeti, che testimoniano uno standard di vita elevato. Gli abitanti non usavano vasellame, ma cestini e oggetti in legno, la cui lavorazione perfetta e sofisticata non ha uguali in altri insediamenti dello stesso periodo.
La loro tecnica era cosi avanzata che ancora oggi non comprendiamo come abbiano potuto fabbricare alcuni oggetti rinvenuti. Non sappiamo, per esempio, come facessero a lucidare i duri specchi di ossidiana senza lasciare il minimo graffio; o come riuscissero a perforare le perline di pitra, alcune in ossidiana, dai fori cosi piccoli che non è possibile farci passare un ago moderno. È incredibile che li abbiano fatti senza usare un trapano con una punta d’acciaio, eppure, in qualche modo, ci sono riusciti, e forse un giorno conosceremo il loro segreto.



Nello stesso periodo fiori anche una religione articolata e ben strutturata, al cui centro stava la grande Madre, che presentava tre diversi aspetti: di giovane donna, di donna incinta e di donna vecchia. I pochi scavi condotti finora nella città hanno portato alla luce quaranta fra templi e santuari dedicati al suo culto, anche se non tutti venivano usati contemporaneamente.
In altre parole, la cultura urbana di Catal Huyuk era unica, da un punto di vista archeologico; non sembra che abbia avuto precedenti e, a quanto pare, nella zona non esistevano altri insediamenti da cui i suoi  abitanti abbiano potuto ereditare il talento dimostrato nella produzione di manufatti; ne potrebbero aver appreso le loro tecniche da qualche altra popolazione, se nelle comunità coeve a noi note, quali quelle scoperte a Gerico, nella valle del Giordano, o a Jarmo, sugli altopiani kurdi, non sono stati mai prodotti oggetti che raggiungono, anche solo in parte, lo stesso livello di conoscenze e di abilità manuale.



È assurdo pensare che un tale grado di specializzazione sia apparso, improvvisamente dal nulla, più o meno nell’8000 a. C.: è del tutto ovvio che una civiltà urbana di quel livello deve aver iniziato il suo sviluppo molto tempo prima e in qualche altro luogo. Il problema è sapere quando e come.

Fonte: Michael Baigent - "Misteri antichi"

Altre info:

2 commenti:

Sciarada ha detto...

Ciao Ziamame, l'archelogia è proprio interessante per i misteri che custodisce, le ipotesi per risolverli sono affascinanti ed è auspicabile riuscire a risolverli!
Allegra settimana!

Anonimo ha detto...

Wow! Molto interessante questo post! Davvero misterioso ed intrigante questo popolo... nonché estremamente intelligente... bello anche il video. Complimenti!
Bacione

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