I castelli nacquero, almeno in teoria, per due scopi: garantire la sicurezza del feudatario e proteggere gli abitanti del contado. Ma non era sempre così. Nel Quattrocento Haut – Koenigsbourg era il rifugio di efferati predoni.
UNITI CONTRO I PREDONI – Attaccare un castello era un affare difficile e sanguinoso. Ma talvolta necessario. Nel XV secolo, il castello di Haut – Koenigsbourg divenne residenza di una spietata famiglia di avventurieri, i Mey di Lambsheim, che da qui terrorizzavano l’intera regione dell’Alto Reno.
Le distruzioni e le sofferenze da loro provocate costrinsero il vescovo di Strasburgo, nel 1462, a prendere l’iniziativa per porre fine a tali malefatte. Egli riuscì a organizzare una coalizione con altri principi e alcune libere città, che allestirono un esercito comune in grado di assediare e conquistare il castello, e quindi distruggerlo perché non servisse più a pericolosi masnadieri.
NON SOLO PREDONI – La storia di Haut – Koenigsbourg non si limita solo al ruolo di nido di predoni. Risale, si dice, al 774, quando Carlo Magno fece dono all’abate di St. Denis del monte dove sorge attualmente la fortezza, che dunque inizialmente ospitò un monastero.
Già alcuni documenti del 1147 testimoniano la presenza sul luogo di una rocca, appartenente agli Hohenstaufen e fondata, pare, dal duca Federico, padre dell’imperatore Barbarossa. Di quel periodo restano oggi solo una finestra e un portone con stemma leonino.
La denominazione di Haut – Koenigsbourg (alta fortezza reale) era già d’uso corrente nel 1192. nel secolo successivo il complesso divenne proprietà del duca di Lorena che lo diede in feudo al conte di Werd.
L’imperatore Federico III (1415 – 1493) concesse le rovine in feudo ai conti di Thierstein, che ricostruirono la rocca in forme altogotiche, rafforzandone inoltre le difese. Nei secoli successivi l’edificio cambiò varie volte proprietari, che attuarono cambiamenti e aggiunte.
Durante la guerra dei Trent’Anni, nel 1633 gli svedesi diedero fuoco all’edificio, che subì la sua seconda rovina.
UN DONO IMPERALE – Nel 1899 la città di Sélestat donò il castello da secoli diroccato, all’imperatore Guglielmo II, in visita in Alsazia (a quel epoca annessa al Reich germanico).
Per sottolineare l’appartenenza della regione alla nazione tedesca, il sovrano decise di ricostruire integralmente il castello, ispirandosi alle forme delle analoghe costruzioni medievali (o a quelle ch’egli pensava fossero tali).
Nove anni più tardi il complesso veniva inaugurato con una festa solenne, musica e coreografie di costumi storici. Per costruirlo erano stati spesi oltre due milioni di marchi, in gran parte pagati dall’Alsazia – Lorena: il “generoso” regalo all’imperatore fu quindi pagato, a caro prezzo, dalla popolazione. Nel 1919 tornò alla Francia.
UN FINTO MEDIOEVO – Il progetto di questo “falso in atto pubblico” era di Bodo Ebhardt (1865 – 1945), un architetto autodidatta.
Partendo dai ruderi quattrocenteschi e mescolando “creativamente” diversi stili, Ebhardt realizzò un castello rispondente alla concezione romantica che l’era Guglielmina aveva del medioevo e dei suoi personaggi.
Qualche critico osservò che l’edificio assomigliava più a una quinta d’opera che a una fortezza, ma questo non turbò più di tanto né l’architetto né l’imperatore. Per le finiture e gli arredi interni furono scelti mobili pregiati, finestre e oggetti del XV – XVII secolo acquistati in Austria, Germania e Svizzera, e tuttora visibili in loco.
SCENOGRAFIA O INTERPRETAZIONE – Senza dubbio l’aspetto attuale di Haut – Koenigsbourg è scenografico, ma si può escludere che sia anche aderente alle sue forme originali. È in realtà, la “restituizione” dell’idea di castello corrispondente di gusto medio del primo Novecento, quando del medioevo si aveva una visione idealizzata e romantica più che basata su conoscenze storiche. Insomma, la versione borghese dell’aristocratico Neuschwanstein.
Ma proprio per questo la realizzazione sa “parlare” alla grande massa di visitatori e turisti che la affollano, e che proprio questo si aspettano. Anche la filosofia che sta alla base della ricostruzione corrisponde al sentire tipico della cultura germanica, attenta alle suggestioni che un luogo o un edificio può trasmettere.
CASTELLO DA MANUALE – Il complesso presenta ben sei porte: una leggerezza difensiva che sarebbe stata poco in linea con una vera costruzione medievale, ma che affascina i visitatori odierni con il suo contorno di ponti levatoi e saracinesche.
Alla parte fortificata vera e propria si giunge attraverso l’ennesimo ponte levatoio, mentre al settore residenziale si accede attraverso la cosiddetta Porte aux Lions, porta dei Leoni.
All’interno si possono visitare le stanze della Castellana e dei Cavalieri, in forme gotiche ma arredate con mobili del XV – XVII secolo.
Su una parete dell’elegante salone delle Feste, eretto ex nuovo da Bodo Ebhardt, si può leggere il seguente commento, formulato nel 1917 da Guglielmo II relativamente alla prima guerra mondiale: “Io non l’avevo voluta.”
In una sala appositamente allestita sono esposti trofei di caccia imperiali.
Meritano una visita in particolare la cosiddetta sala dei Lorenesi e l’armeria.
Conviene salire sulla torre, o comunque su uno dei punti più alti del castello, per ammirare dall’alto un panorama grandioso: a nord le rovine dei castelli di Franckenburg, Ramstein e Ortenburg, a sud Hohneck e a est i ruderi della Odenburg.
7 commenti:
Ciao cara, ti ringrazio per gli auguri che ricambio volentieri (sono fortunata, questa sera parto e starò via qualche giorno, nella nostra casetta a Rovereto).
A presto
Federica
Che costruzione spettacolare!
Grazie per questo, vorrei proprio visitarla. Adoro quest a regione. Auguri
ciao carissima,
no no sono tornata proprio ieri,
e l'Inghilterra già mi manca.
Comunque faccio tanti tanti cari
auguri anche a te di BUONA PASQUA
Susy x
Ciao Ziamame, anche i predoni sono riusciti a lasciarci qualcosa di buono!
Ti auguro una serena e felica Pasqua!
stai diventando un'esperta dei castelli!!! Cara, ti abbraccio e ti auguro di trascorrere una serena Pasqua. Baci
Cara amica,giungano a te e famiglia gli auguri per una felice e serena Pasqua,ad maiora Elettra!!
Happy Happy Easter cara!!
...tornerò con calma a leggere il post!
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