mercoledì 24 novembre 2010

Templi di Pagan (parte I)

Minnhathu è uno dei principali centri abitati nella zona dell’odierna Pagan

Due sono le antiche capitali religiose del sud-est asiatico: Pagan in Birmania e Angkor in Cambogia. Universalmente note per il numero e la magnificenza dei loro templi, le due città hanno avuto uno sviluppo urbanistico del tutto differente. Mentre Angkor è nascosta nel mezzo della giungla, dove la natura cerca ostinatamente di riguadagnare lo spazio strappatole dagli uomini, le rovine di Pagan sorgono in una piana arida e brulla, senza alcuno schermo che le nasconde alla vista.

                                                                                    Tempio Tayok Pye Paya


La città conta migliaia di templi, perfettamente visibili l’uno dall’altro, che si stendono a perdita d’occhio su una superficie di oltre 40 chilometri quadrati. Situata 480 chilometri a nord di Yangoon (l’ex Rangoon), e 193 a sud di Mandalay, Pagan sorge sulla riva orientale del fiume Irrawaddy e domina la pianura centrale di Birmania. Benché tradizionalmente la fondazione della città sia fisata all’849 d. C., fonti archeologiche hanno dimostrato che a quell’epoca Pagan era già un insediamento di notevoli proporzioni, fondato dai Pyu, gruppo etnico migrato dall’altopiano tibeto-birmano o dall’India.

                     Templi Lemyethna Pahto, Thambula Pahto, Nandamannya Pahto, Tayok Pye Paya e Payathonzu


I Pyu furono dispersi o assorbiti dagli invasori provenienti dallo Yunnan nel X secolo d. C., e la loro scomparsa lasciò la Birmania centrale priva di una guida. Il sud del paese, invece, e in particolare la zona del delta dell’Irrawaddy, era già dal IV secolo sotto il dominio dei Mon, una popolazione proveniente dall’India orientale o, secondo un’altra ipotesi, indigena del sud asiatico.
Fra l’VIII e il IX secolo d. C. i Bamar o Birmani, provenienti dall’Himalaya orientale, colmarono il vuoto di potere lasciato dai Pyu nella Birmania centrale e occuparono il sito dell’attuale Pagan, instaurandovi la propria capitale.

                                                                                              Shwesandaw

L’importanza di Pagan ebbe inizio con l’ascesa al trono del re Anawrahta. A quel tempo i Bamar, che inizialmente praticavano una religione mista di tantrismo e buddismo “mahayana”, si andavano progressivamente convertendo alla scuola buddista “theravada”. Manhua, re mon di Thaton, riuscì a iniziare a questa dottrina il re Anawrahta. Ma quando questi pretese che gli fossero consegnate le scrittur e le reliquie buddiste conservate a Thaton, Manhua, non fidandosi dello zelo del neoconvertito, oppose un netto rifiuto.

             
Tempio Ananda Pahto

Anawratha, per tutta risposta si impadronì di Tathon, facendone prigioniero il re, nel 1057. il rientro trionfale di Anawratha nella capitale, seguito dallo sconfitto Manhua, segna l’inizio del primo impero birmano e della gloria di questa città.

Tempio Ananda

Il declino di Pagan coincise con l’ascesa di Kublai Khan nel nord della Cina. Nel 1287 i Mongoli, passando per lo Yunnan, invasero la Birmania. Così si presentava il regno di Pagan agli occhi di Marco Polo, che lo visitò nel 1298:

“Sappiate che, quando l’uomo à cavalcate quindici giornate per questo così diverso luogo, l’uomo trova una città ch’à nome Mien, molto grande e nobile. La gente è idola. È son al Grande Kane e ànno lingua per loro. E in questa città à una molto ricca c[o]sa, che anticamente fue in questa città un molto ricco re; e quando venne a morte, lasciò che da ogne capo de la sua sopultura si dovesse fare una torre, l’una d’oro e l’altra d’ariento. E queste torri sono fate com’io vi dirò, ch’elle sono alte bene dieci passi e grosse come si conviene a quella altezza. La torre si è di pietre, tutta coperta d’oro di fuori, ed èvi grosso bene un dito, sì che vedendola par pura d’oro; di sopra è tonda, e quel tondo è tutto pieno di campanelle indorate, che suonano tutte le volte che ‘l vento vi percuote. L’altra è d’ariento, ed è fatta né più né meno. E questo re le fece fare per sua grandezza e per sua anima; e dicovi ch’ell’è la più bella cosa del mondo a vedere e di magior valuta”
(“Il Milione”, capitolo 121, “De la provincia Mien”)


Shwezigon Paya
(continua...)

L’impero di Pagan godette di tre secoli di pace e prosperità, durante i quali la civiltà birmana conobbe una fioritura culturale e religiosa senza precedenti. La straordinaria quantità di templi e l’eccezionale qualità delle sculture e dei dipinti superstiti fanno di questo periodo il più importante dell’arte birmana.

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