All’inizio del Settecento gli Andràssy, grande famiglia aristocratica ungherese, ereditarono il piccolo castello di Betliar. Alla fine del secolo successivo l’edificio venne completamente trasformato facendone uno scenario ideale per le sfarzose feste del bel mondo imperiale.
PICCOLA DIMORA RICCA DI STORIA – Nella prima metà del Quattrocento la nobile famiglia dei Bebek si costruì in Slovacchia (all’epoca parte del regno ungherese) un piccolo castello, nucleo di quello attuale. La costruzione fu trasformata un secolo più tardi in una villa patrizia di forme rinascimentali. Alla fine del Settecento gli Andràssy, acquisita la proprietà, ne disposero un rifacimento in forme neoclassiche.
Nel 1880 iniziò l’ultima ristrutturazione dell’edificio, che ne cambiò completamente il volto. Emanuel Andràssy prima e il figlio Geza poi gli diedero l’aspetto di una lussuosa villa per vacanze, animata da una successione infinita di feste che permettevano ai proprietari di esibire ostentatamente le loro ricchezze e il loro potere.
Passeggiando nel parco di ottanta ettari ci si può fare un’idea di come venissero organizzate le feste in giardino: piccoli padiglioni, coppie di statue francesi, fontane, una cascata e rovine artificiali, nonché una grotta per gli orsi, fornivano un ambiente scenografico di grande effetto. Un’altra grotta artificiale era già stata realizzata nel 1795 al pianterreno. Tutti coloro che avevano nome e rango facevano il possibile per avere un invito alle celebre feste di caccia di Betliar. Numerosi trofei delle cacce sono ancora visibili nel castello. Ma queste iniziative erano soprattutto occasione per proficui contatti politici ed economici.
TEATRO MONDANO DELLA BELLE ÈPOQUE – Solitamente le realizzazioni dei Paesi dell’Est erano arretrate, come gusto architettonico, rispetto a quelle dei Paesi occidentali, che dettavano la moda. Nel caso di Betliar succede il contrario. La villa è, per gli anni in cui fu costruita, assolutamente à la page, di un eclettismo gioioso che anticipa nello spirito l’incipiente liberty (sezession, secondo la dizione austroungarica): una dimora spensierata e gaia come una coppa di champagne per le feste della belle èpoque.
LA BELLA VITA DELL’ARISTOCRAZIA – Oggi il castello di Betliar è adibito a Museo della Cultura abitativa sui modi di vita della nobiltà nel XVIII e XIX secolo. In particolare assai ricca è la dotazione di mobili originali della famiglia Andràssy.
DALLA CACCIA ALLE FESTE:
- 1441 – 1451: prima costruzione del castelletto.
- 1557 – 1712: ristrutturazione e rinnovo dell’edificio.
- 1783 – 1795: ampliamento in stile neoclassico e sistemazione del parco su progetto dell’architetto Henrik Nebbien.
- 1880 – 1886: rifacimento nelle forme attuali a cura di Albert August Mùller.
UNA FAMIGLIA IMPORTANTE NELL’IMPERO AUSTROUNGARICO – Nel medioevo la Slovacchia faceva parte dell’Ungheria. Anzi, per un certo periodo, fu uno dei pochi lembi a salvarsi dalla conquista ottomana. Quando infatti la maggior parte del regno fu occupato dai turchi la città di Bratislava (in ungherese Pozsony) divenne la capitale della piccola striscia di territorio rimasta in mano ungherese. Molte famiglie ungheresi fuggirono in Slovacchia e acquistarono qui delle proprietà. Tra questi vi furono gli Andràssy; un casato aristocratico influente e molto raffinato, il cui nome è legato a filo doppio con la storia dell’impero. L’esponente più noto della dinastia fu il conte Gyla Andràssy, che, dopo avere inizialmente combattuto a fianco del patriota Lajos Kossuth per l’indipendenza dell’Ungheria, nel 1867, al momento dell’istituzione della duplice monarchia austroungarica fu il primo capo del governo ungherese. In seguito ebbe la carica di ministro degli Esteri dell’Austria – Ungheria, veste in cui trattò con Russia e Germania la cosiddetta alleanza dei Tre Imperatori del 1873. suo figlio Gyula Andràssy il Giovane fu a sua volta l’ultimo ministro degli Esteri dell’Impero austroungarico; nel 1921 partecipò alla congiura per riportare sul trono ungherese il deposto imperatore asburgico Carlo.
ARREDI PREZIOSI – All’interno della villa si possono tuttora ammirare le eleganti stanze ammobiliate dagli Andàssy e ricche di pregevoli oggetti d’arredamento, che fanno rivivere lo spirito dell’epoca.
L’atrio è ornato da affreschi sul soffitto; altrettanto accade per il cosiddetto salone rosso, affrescato da Zigmund Vaida.
Nell’interessante quadreria della villa sono esposti i ritratti di vari membri della famiglia Andràssy.
La biblioteca, iniziata nel Settecento, vanta un patrimonio di circa 20 000 volumi d’epoca, soprattutto di filosofia, arte e storia.
La bella collezione di ceramiche conservata nell’edificio comprende pezzi originali provenienti dalle manifatture di Meissen e Delft.
Naturalmente in un casino di caccia non può mancare una raccolta di vecchie armi e di trofei venatori.
In molte stanze, è presente l’arredo completo originale, che mantiene un forte potere evocativo.
Del mobilio fa parte anche una cassapanca dotale di gusto rinascimentale, un pezzo di grande valore prodotto nel Cinquecento a Kezmarok.
Tra le collezioni vi sono anche, come in quasi tutte le dimore della nobiltà europea, numerosi oggetti di provenienza esotica, quali una mummia egiziana, reperti archeologici romani, numerosi oggetti d’arte asiatici e africani.
1 commento:
Come diversi blog, anche questo l'ho trovato per caso cercando una foto di Madame de Sevignè...
Guardi, mi ha colpito davvero per gli argomenti, la grafica, la sobrieta' dei testi.
Complimenti per il buon gusto
Posta un commento