È una presenza affascinante, un castello-isola al centro di un abitato che ha conservato volumi, colori e ritmo dei tempi passati. Ma è anche il testimone di una lunga storia dinastica: quella dei Sanvitale, che per 550 anni vi fissarono la loro residenza.
UN PICCOLO CAPOLAVORO – L’origine del castello è molto dubbia e probabilmente lontana nei tempi, forse da far risalire ai secoli dell’alto medioevo. Certamente esisteva sul luogo un castello, testimoniato dai documenti, già nel Duecento. Ma la rocca attuale è una costruzione sostanzialmente quattrocentesca, allorché il luogo assunse il ruolo di sede principale della famiglia Sancitale. Fu concepita e iniziata verso la metà del secolo da Giberto II Sanvitale e portata a termine dai suoi successori nei decenni successivi. Da allora appartenne alla dinastia fino al 1948, quando il Comune di Fontanellato la acquistò dall’ultimo degli eredi della famiglia.
L’edificio pur non avendo una grande estensione risulta molto complesso architettonicamente. È costruito da due recinti successivi: uno basso, difeso da torrioncini tondi, e uno più alto, la rocca, protetto da torri quadrate. Le due cerchie si collegano in corrispondenza dell’unico ingresso, dove due poderose torri, di differente altezza, si protendono in avanti dalla rocca e arrivano a toccare il recinto esterno. Un ampio fossato, un tempo scavato da un ponte levatoio oggi trasformato in struttura fissa, cingeva il tutto. Al di là del fossato si estende la grande piazza del borgo, di cui il castello costituisce il perno centrale.
L’insieme, considerando l’epoca e la regione in cui fu costruito, risulta singolarmente superato: dal punto di vista militare riprende moduli del secolo precedente.
Ciò è facilmente spiegabile se si pensa che, nonostante tutto, il castello, con tutto l’apparato bellico, venne costruito principalmente come luogo di residenza, come la piccola, raffinata reggia di principi rinascimentali.
MAGIA OTTICA NELLA TORRE – I signori dominavano sul territorio intorno al castello. Ma a Fontanellato potevano anche vedere i loro “sottoposti” senza essere visti. Una “camera ottica” posta in uno dei torrioncini della fortificazione, grazie a un complesso sistema di specchi, consentiva di avere una completa panoramica di tutta la piazza circostante: l’antenato, notevolmente efficiente, delle moderne telecamere di sorveglianza.
MATRIMONI INVECE DI GUERRE – “Quelli di San Vitale” erano in origine una grande famiglia assai ramificata, che aveva la propria origine e residenza principale presso la chiesa di San Vitale a Parma da cui deriva il proprio nome nobiliare. Divenuti signori di Fontanellato, i Sanvitale dovettero usare le armi della politica per garantire stabilità al loro territorio, relativamente piccolo, “incuneato” tra signorie più grandi.
Dapprima si appoggiarono ai Visconti, duchi di Milano, che li nominarano ufficialmente conti; poi si legarono tramite matrimoni al Gonzaga di Mantova. Infine, dopo che il papa Paolo III nel 1545 aveva conferito al figlio naturale (in seguito legittimato) Pier Luigi Farnese il ducato di Parma, strinsero un’alleanza anche con quella famiglia.
La politica di aleeanze matrimoniali durò fino all’Ottocento, inserendo i Sancitale nell’alta aristocrazia europea: nel 1833 Luigi Sanvitale sposò Albertina di Montenovo, figlia illegittima della duchessa Maria Luisa d’Asburgo-Lorena, duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla, figlia dell’imperatore austriaco, Francesco I, e seconda moglie dell’ex imperatore francese Napoleone I.
Dalla famiglia Sanvitale provengono inoltre uomini illustri, come il poeta Jacopo Antonio (1699 – 1780) e il compositore Stefano (1838 – 1914).
TESORI D’ARTE DENTRO LE MURA DEL CASTELLO – Dall’esterno non sembra, ma la rocca di Fontanellato è anche un importantissimo “contenitore d’arte”. Racchiude, infatti, capolavori pittorici, pregevoli mobili in prevalenza barocchi, antichi soffitti di legno, splendidi affreschi.
Pezzo forte delle collezioni artistiche del castello è il cosiddetto Boudoir, in realtà un vano adibito forse a studiolo, forse a camera per discussioni e incontri di tipo esoterico, fatto dipingere verso il 1524 da Paola Gonzaga, moglie di Gaelazzo Sanvitale. L’incarico venne affidato al celebre Parmigianino (al secolo Girolamo Francesco Mazzola, 1503 – 1540), che realizzò una serie di magnifici affreschi entrati nella storia dell’arte come capisaldi del manierismo, oltre che come capolavori assoluti della pittura italiana. Vi viene raffigurato il mito classico del cacciatore Atteone, che per aver spiato la dea della caccia Diana mentre faceva il bagno nuda fu trasformato in cervo e quindi sbranato dai suoi stessi cani.
Nelle sale dell’edificio si trovano ancora ben conservati affreschi decorativi quasi certamente opera di Cesare Baglioni (1550 – 1615).
Nelle bellissime sala del Biliardo e sala del Pranzo sono appesi quadri di Felice Borselli (1650 – 1732).
Numerosi oggetti esposti si riferiscono alla storia della famiglia e alle sue relazioni con l’alta nobiltà europea. Una galleria di quadri mostra i principali esponenti dei Sanvitale lungo i secoli.
3 commenti:
ho visitato fontanellato ben due volte, tanto mi era piaciuto !!!!
Sei impagabile con i tuoi post!
Annaaria
Sono stata a Fontanellato e ricordo la bella giornata e la camera ottica ma alcune cose le avevo dimenticato, grazie per il post sono posti che vorrei rivedere. Alex
ti ho trovata per caso...
che bel blog....
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