martedì 21 dicembre 2010

Le grandi tombe rupestri di Petra (II.)


Sulle pareti sono incise nicchie che possono presentarsi vuote  o avere all’interno betili di diverse forme: figure stilizzate, obelischi, pilastri.


Spesso queste raffigurazioni hanno un valore religioso (rappresentazioni antropomorfe o aniconiche degli dèi) ma talvolta si tratta di “nefesh” – monumenti che rappresentano e commemorano il defunto. Il nefesh esprime il “soffio vitale”, l’anima del morto e può anche non coincidere con la tomba vera e propria, come indica un’iscrizione nel Siq, dove si ricorda un abitante di Petra morto e sepolto nella città di Gerasa.



Al termine del primo tratto del Siq, le pareti si avvicinano impedendo quasi la luce, per poi aprirsi in una vasta corte naturale, sul cui sfondo c’è il monumento più celebre di petra: el-Khazneh el-Faroun.


Per otenere lo spazio utile per la creazione del monumento, dopo aver regolarizzato la parete scoscesa, fu praticato un colossale riquadro all’interno del quale si ottenne, abbassando la parete di fondo, una facciata architettonica a due ordini sovrapposti, larga 25,30 metri e alta 39,1.



Al pari della maggior parte dei monumenti funerari di Petra, il Khazneh è completamente scolpito nella pietra, ma lo stato di conservazione è eccezionale: la sua ubicazione isolata e il fatto che fosse stato realizzato notevolmente all’interno del fianco roccioso hanno straordinariamente preservato l’elaborata decorazione architettonica, di qualità elevatissima, e di gran parte di quella scultorea.



Nei due ordini sono infatti presenti numerose figure: in basso, tra gli intercolumni laterali ci sono le immagini a rilievo dei  Di oscuri, raffigurati su un basamento secondo l’iconografia classica e accompagnati dai cavalli, mentre nell’ordine superiore ci sono nove rilievi di figure femminili stanti su basi: tre nelle edicole frontali, quattro in quelle interne e due in quelle di fondo.



Altrettanto complesso è l’interno della tomba, costituito da un vestibolo sul quale si aprono tre porte (riccamente decorate) che conducono ad altrettante camere, delle quella centrale è la maggiore, munita di tre nicchie destinate a ospitare sarcofagi. L’effetto scenografico dato dal contrasto tra l’oscurità del Siq e la luce che illumina la grandiosa facciata del Khazneh è impressionante e sicuramente esso fu tenuto debitamente in considerazione al momento della realizzazione, ma ciò che è veramente eccezionale è il complesso programma decorativo e scultoreo, del tutto diverso da quelli delle altre tombe di Petra.



Numerosi sono gli elementi che risentono di influssi esterni al mondo nabateo – l’originalità dei capitelli, l’arcoterio centrale con il disco solare (simbolo della dea egizia Hathor e poi Iside).
A questo si contrappone la totale assenza di dati epigrafici, aspetto che ha comportato attribuzioni cronologiche del tutto diverse, con quasi tre secoli di differenza. Le ultime analisi hanno dato per certo che la cronologia del Khazneh è da porre tra la seconda metà del I secolo a. C, e gli inizi del I d. C, mentre risulta a lungo difficile stabilire a quale re nabateo essa fosse dedicata.



Di tutt’altro tipo sono la maggior parte delle altre tombe di Petra, visibili nel tratto finale del Siq e lungo le pareti rocciose dei vari “wadi” che affluivano nella valle, a tratti realizzate una sopra all’altra, venendo a formare delle quinte a più piani. Sono facciate lineari, a forma di torre, coronate da uno o più attici, nei quali compaiono frequentemente decorazioni a merli digradanti o a forma di scale a gradoni, motivi di ispirazione orientale di ambito assiro-persiano. In questi monumenti è rara la presenza di apparati figurati, come lo è quella di elementi appartenenti alla tradizione classica, limitati a sporadici inserimenti nella decorazione architettonica: la maggior parte di essi presenta caratteristiche peculari dell’architettura nabatea, come i capitelli, la cui forma richiama quella del capitello corinzio, ma il cui corpo è ridotto ad un blocco liscio.
Le tombe a torre sono la reale espressione dell’architettura funeraria nabatea, costruite per dignitari di corte e soprattutto per i ricchi mercanti che resero ricca e potente Petra.



Un gruppo che si distingue notevolmente dalla maggior parte dell altre tombe è quello denominato delle “Tombe Reali”. Il nome è giustificato non solo dalla grandiosità delle facciate, ma anche dalla loro posizione: ricavate nel fianco occidentale del Jebel el-Kubtha, esse dominano il centro abitato di Petra, venendo a costruire lo sfondo dell’asse viario principale della città. A sud c’è la Tomba dell’Urna, ben identificabile da lontano anche grazie a una serie aggiunte nel V secolo d. C, quando la tomba fu trasformata in una chiesa. La trasformazione della tomba in chiesa ha reso impossibile la comprensione di particolari, ma è molto probabile che la Tomba dell’Urna fosse destinata ad accogliere le spoglie di un re, forse Areta IV.



Nei pressi della Tomba dell’Urna vi è la Tomba Corinzia, la cui facciata richiama a prima vista la Khazneh, sebbene essa sia in un peggiore stato di conservazione a causa degli agenti atmosferici.
A lato della Tomba Corinzia c’è la cosiddetta Tomba Palazzo, una colossale facciata articolata in tre piani. Nonostante la ripetizione quasi monotona degli elementi architettonici, privi di qualsiasi elemento figurativo, le dimensioni imponenti della Tomba Palazzo la rendono uno degli edifici funerari più impressionanti di Petra.
Più modeste da un punto dimensionale, ma ugualmente significative per la loro decorazione o per gli aspetti figurativi, sono altre tombe che ripropongono facciate architettoniche.



La tomba più grande di Petra, ubicata su un colle a occidente della città, è nota con il nome di ed-Deir, il Monastero, per la frequentazione di monaci in età medievale.  La posizione topografica lontana dalla città, l’assenza di rilievi figurativi, il sensibile distacco dal gusto ellenistico, la scelta intenzionale di motivi architettonici locali sono gli elementi che hanno fatto ipotizzare che si  tratti della tomba di Rabbel II, ultimo re di Petra prima della conquista romana del 106 d. C., noto per il suo fiero attaccamento alle tradizioni e al popolo nabateo.


Fonte: Meraviglie dell'antichità, Le dimore eterne

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