mercoledì 17 novembre 2010

Nemrud Dagh - vicini ai troni celesti (parte I.)




Dopo la sconfitta subita da parte dei Romani nella battaglia di Magnesia al Sibilo nel 189 a. C., il potente impero seleucide, erede delle conquiste di Alessandro Magno e che comprendeva allora gran parte della penisola anatomica e del Vicino Oriente, cominciò a dissolversi, assistendo impotente alla formazione di nuovi regni più o meno estesi. I signori di queste nuove entità politiche furono notabili locali, sacerdoti o militari, desiderosi di affermare la propria dignità regale, l’indipendenza e l’autonomia politica dei loro stati. Uno di questi regni fu la Commagene, piccola regione montagnosa compresa tra l’Eufrate e il massiccio del Tauro: una terra inospitale a causa del clima rigido che prevale in gran parte dell’anno, ma ricca di risorse naturali e soprattutto di primaria importanza strategica per la sua posizione strategica, vero e proprio corridoio di passaggio obbligato tra l’Oriente e l’Occidente. Tale ruolo segnò per tutta la storia le sorti del regno e in particolar modo nell’ultimo secolo prima del Cristo, quando fu oggetto di mire espansionistiche da parte dei nuovi dominatori del mondo: i Romani a occidente e i Parti a oriente. Nonostante le continue pressioni da parte dei due grandi imperi vicini, l’abilità dei re di Commagene fu tale che il piccolo regno riuscì a mantenere  l’indipendenza per quasi tre secoli, sino a quando fu definitivamente annesso all’Impero Romano nel 72 d. C. dall’imperatore Vespasiano.



Tra i vari re di Commagene che si succedettero, il più importante fu Antioco I, che regno dal 62 al 38 a. C., vale a dire nel pieno delle guerre civili che segnarono la fine della repubblica a Roma.
Nonostante si fosse schierato con Pompeo (che uscì sconfitto dallo scontro con Cesare), le sue velate propensioni verso i Parti e le sconfitte inflittegli da Lucullo e Marco Antonio, Antioco I mantenne saldo il potere per oltre un trentennio, nel corso del quale varò un programma dinastico-religioso molto singolare. La natura di terra di confine del suo regno, la convivenza di culture diverse e, verosimilmente, il desiderio di giustificare in modo assoluto il prestigio e l’autorità personali e dei suoi eredi furono i motivi che spinsero il re a inaugurare una nuova religione, che comprendeva divinità sia greche, sia persiane, ma dove avevano un ruolo fondamentale lo stesso dinasta e i suoi antenati.



I monumenti di culto di questa nuova religione erano gli “hierothèsia” (cioè le tombe monumentali dei re di Commagene), il più importante dei quali fu la tomba di Antioco I, un tumulo funerario decorato da statue colossali eretto sulla cima oggi nota come Nemrud Dagh. Il Nemrud Dagh fa parte della catena dell’Ankar Daglari, è una montagna alta 2150 metri, è relativamente isolata e per più di metà dell’anno è ricoperta dalle nevi; essa non è la più alta in assoluto dell’area, ma è particolarmente visibile in quasi tutta la regione e fu forse anche questo elemento che spinse Antioco I a sceglierla come ubicazione della sua tomba. Rispetto ad altri complessi monumentali dell’odierna Turchia, quello del Nemrud Dagh fu scoperto molto tardi (nel 1881) e in modo quasi casuale, ad opera di Charles Sester, un ingegnere tedesco incaricato di individuare nuovi tracciati per vie di comunicazione con l’Oriente anatomico, che volle verificare i racconti dei pastori locali riguardo a una montagna coronata da statue colossali.


A causa dell’altezza della montagna e della grandiosità dei resti, la notizia del ritrovamento fu inizialmente accolta con molto scetticismo e incredulità, ma a seguito di spedizioni condotte da studiosi tedeschi e turchi le immagini e i resoconti su questo monumento furono divulgati in tutto il mondo. Dopo un primo intervento nel 1939, indagini archeologiche estensive e prospezioni geofisiche si sono protratte dal 1953 al 1973, volte allo scavo e allo studio del monumento, nonché al tentativo di individuare la camera sepolcrale di Antioco I, sinora mai scoperta.



Il monumento funerario di Antioco I è un tumulo eretto sulla cima del Nemrud Dagh, alto 50 metri e con un diametro alla base di circa 150. alla base furono realizzate tre terrazze, parzialmente scolpite nel banco roccioso: le pietre e la ghiaia prodotte da tale lavoro furono utilizzate per il rivestimento del tumulo. Le due maggiori, ubicate sul versante est e ovest, costituivano il punto di arrivo di vie professionali che si inerpicavano sulla montagna. Esse venivano percorse dai sudditi due volte l’anno, in occasione delle feste che celebravano il compleanno del re (tra dicembre e gennaio) e il suo avvento al trono (a luglio) e due volte al mese dai sacerdoti incaricati del culto, nei giorni corrispondenti a tali celebrazioni.



(continua....)


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