mercoledì 26 gennaio 2011

Persepoli – la città segreta e superba capitale dei re Achemenidi (parte II)


I nobili persiani e medi che arriveranno da questo ingresso monumentale si dirigevano allora verso sud, in direzione dell’Apadana, la sala riservata alle udienze ufficiali del re. Questa imponente struttura, costruita da Dario e completata da Serse, comprendeva un ambiente centrale a pianta quadrata di 75 metri di lato; trentasei colonne, alte circa 20 metri e disposte su sei file, scandivano lo spazio interno. Su queste colonne – di cui solo alcune rimangono tuttora in piedi e ognuna delle quali era sormontata da un capitello a forma di due teste di toro, di leone, o di grifone (tradizionale simbolo di equilibrio per i Babilonesi e gli Elamiti) – poggiava un soffitto in legno di cedro libanese, trasportato nel Fars da quel lontano Paese vassallo dell’Impero. Tre lati della sala si aprivano su altrettanti portici costituiti da due file di sei colonne: il quarto lato dava invece su vani annessi e su una rampa di scale che conduceva alla terrazza superiore.




All’Apadana si accedeva salendo due scalinate monumentali poste sui due lati est e nord: ambedue sono interamente decorate con bassorilievi che riportano una lunga teoria di dignitari persiani, medi e susini, accompagnati da fanteria, cavalleria e arcieri, che marciano incontro a una processione di vassalli provenienti da tutte le province dell’impero per offrire tributi al re, in occasione della festa del Nuovo Anno. Ognuno dei gruppi etnici che formano la processione è preceduto da un dignitario medio o persiano. La caratterizzazione etnica e di costume dei vari componenti è talmente precisa che è possibile identificare, nella maggior parte dei casi, il luogo di provenienza di ciascun gruppo. Separati gli uni dagli altri da cipressi, gli alberi della vita, si vedono così sfilare gli Etiopi, i Babilonesi, gli Indiani, i Libici e molti altri.




Al centro della scala è rappresentato Ahura Mazda sotto forma di divinità alata al di sopra del disco solare, mentre alle estremità delle rampe si ritrova lo stesso motivo del leone che attacca il toro. I bassorilievi mostrano come Persepoli fosse interamente dedicata alla potenza del re achemenide, alle celebrazione del Nuovo Anno sotto la sua egida e affidata alla protezione del dio Ahura Mazda, sotto la quale si svolgevano questi avvenimenti.





Dietro l’Apadana, a nord, sorge il palazzo edificato da Dario. Si accedde alla terrazza su cui è costruito tramite due scalinate decorate con scene rappresentanti le guardie del re (i terribili “Immortali”, così chiamati perché ogni qual volta ne moriva uno veniva immediatamente sostituito da un altro) e i vassalli recanti le offerte. Il palazzo è costituto da una sala centrale ipostila preceduta da un portico a 16 colonne e fiancheggiata da piccoli ambienti. Le lastre di porfido grigio che rivestivano le pareti della sala erano state rese così lucide che le hanno valso il nome di “Sala degli Specchi”. I rilievi sulle sei porte di questa sala mostrano il re in diverse situazioni: in marcia, scortato da servitori, oppure in lotta contro un leone o un animale mitico, a simboleggiare la potenza del sovrano sullo spirito del male.





Uscendo dal “Tripylon” (il triplo portale) si giunge finalmente all’immensa Sala delle Cento Colonne, che occupa tutta la parte nord-est della terrazza: l’edificio fu costruito da Serse I e portato a termine da Artaserse I. Esso comprende una sala centrale, a pianta quadrata, di 75 metri di lato, in cui si ergevano, come una vera selva, ben cento colonne disposte su file di dieci. La sala, preceduta da un vestibolo con due ordini di otto colonne, fu completamente devastata dall’incendio provocato dai soldati di Alessandro: all’interno restano solo le basi delle colonne, mentre le cornici delle porte si sono in gran parte conservate e i bassorilievi, che riprendono temi già osservati nel palazzo di Dario, sono ancora ben visibili.



Racconta Diodoro Siculo, contemporaneo di Augusto, che Alessandro in preda all’ubriachezza, istigato da Taide, una cortigiana ateniese, decise di incendiare i palazzi di Persepoli quasi stesse eseguendo un rituale, con un festoso corteo musicale che passò di sala in sala… in tal modo la profanazione operata da Serse, che aveva distrutto col fuoco l’Acropoli di Atene, fu ripagata con la stessa moneta da una donna che era nata proprio nella città da lui distrutta.



Le vicine civiltà della mesopotamia, dell’Urartu, dell’Egitto e della Grecia, influenzarono notevolmente l’architettura in pietra e mattoni crudi e la scultura di Persepoli: l’Impero Achemenide trasse dalle arte sumera, assira e babilonese, gran parte del proprio repertorio iconografico (animali affrontati, tori guardiani, sfilate militari, stilizzazioni come quella del cipresso). Il complesso monumentale edificato sulla terrazza doveva rappresentare “l’ombelico” dell’impero; il simbolo della potenza del re, visto come mediatore e interprete del dio Ahura Mazda, divinità suprema, che incarnava il principio del bene in lotta con gli altri dèi che costituivano la controparte, il principio del male.



Il carattere simbolico-magico rappresentato sui rilievi e sulle strutture architettoniche (la decorazione a rosette; i merli a scalini che simboleggiano la Montagna Sacra, sorgente della feritilità; le colonne intese come palme sacre e quelle della Sala delle Cento Colonne simboleggianti un bosco sacro; le scene di lotta tra di loro e il leone che nasconde molto probabilmente un significato zodiacale, legato al mutare delle stagioni), mostra in realtà che, accanto a un’affermata religione di stato, sopravviveva ancora l’antico politeismo naturalistico basato sull’adorazione della montagna, sul toro e sui riti della fertilità.



Poco lontano da Persepoli, a Naqsh-i-Rustam, si trova la spettacolare necropoli reale achemenide. Le quattro tombe rupestri con facciate cruciformi appartengono a Dario I e verosimilmente a tre dei suoi successori (Serse, Arteserse I e Dario II).



Sulla facciata di ciascuna di esse campeggiano le immagini dei sovrani in adorazione del fuoco di Ahura Mazda, sostenuti come di consueto dai rappresentanti delle nazioni assoggettate all’Impero.
I sovrani sassanidi scelsero di sottolineare il loro legame con l’antico Impero facendo scolpire al di sotto delle tombe dei re achemenidi alcuni dei più celebri rilievi del tempo: l’investitura di Ardashir I (224 – 240 d. C.), una battaglia combattuta da Bahram IV (388 – 399 d. C.) o forse Hormuzd II (302 – 309 d. C.) e la celebre scena della sottomissione dei Romani in cui due personaggi, gli imperatori Valeriano e, probabilmente, Filippo l’Arabo, si chinano umilmente davanti al poderoso cavallo di Shahpur I (240 – 272).
Davanti alle tombe e ai sottostanti rilievi sassanidi, si erge una torre popolarmente nota come Kaaba-i Zardust o Cubo di Zaratustra, forse un tempio funerario achemenide destinato al culto reale. Altre tombe reali scavate nella roccia si trovano nei pressi della terrazza di Persepoli, a est, e sono state attribuite ad Artaserse II e ad Artaserse III (405 – 361 a. C. e 361 – 338 a. C.).



Fonte:  Meraviglie dell'antichità - Le città perdute

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