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lunedì 28 febbraio 2011

Palazzo d’Inverno


Un totale di 1 050 stanze per un’arca complessiva di 4,6 ettari, 1 945 finestre, 1 886 porte e 116 gradini: dati che da soli, possono già dare un’idea delle dimensioni gigantesche del palazzo. La residenza barocca degli zar russi, che può essere definita come un immenso monumento al potere, proprio per la sua ampiezza è il luogo ideale per ospitare la vasta e incomparabile collezione di opere del museo dell’Hermitage.



La facciata nord del Palazzo d’Inverno si specchia nelle acque della Neva. Le colonne sovrapposte, disposte in fila di due, creano su questo lato un movimento di rottura, ma anche di uniformità, grazie alla loro sequenza regolare. Anche nel realizzare la facciata al sud – intesa come l’ingresso principale per chi proviene dalla corte principale – l’architetto Bartolomeo Rastrelli tenne in considerazione l’effetto visivo da un certa distanza. Le facciate est e ovest, con le loro numerose finestre e cornici riccamente decorate, sono, invece, piuttosto differenti.


Nonostante le quattro ali, che delimitano una piazza centrale rettangolare, siano tutte molto diverse tra loro, il Palazzo d’Inverno appare nel suo complesso, omogeneo e armonico. Ciò perchè Rastrelli conservò degli elementi comuni e unificanti, come le colonne in due ordini sovrapposti che spezzano le facciate e il tetto baluastro, adorno di numerose statue.



Nonostante l’avvio dei lavori risalga al 1711, le attività di costruzione iniziarono realmente solo nel 1754, quando Elisabetta I, figlia di Pietro il Grande, diede la sua approvazione allo studio di Rastrelli, l’unico che piacque veramente all’imperatrice.



Questi (1700 – 1771), con i suoi numerosi progetti, lasciò un impronta artistica notevole a San Pietroburgo, senza, tuttavia, portare a termine questa sua ultima ed epocale impresa. Di conseguenza, le decorazioni interne del palazzo sono opere di numerosi architetti ingaggiati da Caterina II (1729 – 96): Vallin de la Mothes, Antonio Rinaldi, Jurij Felten, Giacomo Quarenghi, Carlo Rossi, Vassilij Stassov, Auguste Montferrand furono i grandi nomi che contribuirono a completare gli interni.



La scala detta di Jordan è una splendida costruzione in marmo bianco con stucchi dorati e specchi. Al primo piano alcune stanze mantengono ancora le loro decorazioni originali, come la Sala delle Armi, la più ampia di tutto il complesso, che con la sua area di 1 103 metri quadrati, costituiva il luogo ideale per lussuosi banchetti e ricevimenti.




Tuttavia, la più famosa e sfarzosa è la Sala di Malachite, progettata da Alexander Brjullov nel 1837, dopo il terribile incendio che devastò il palazzo. Colonne in malachite verde, porte dorate, capitelli, un soffitto riccamente fregiato, pesanti tendaggi rossi ed enormi specchi simboleggiano lo splendore  e la magnificenza degli zar.


L’adiacente Sala Bianca ha invece un significato storico di fondamentale importanza, poiché qui, nella notte tra il 8 e il  novembre, le Guardie Rosse, guidate da Lenin, stabilirono la sede del Governo Civile Provvisorio, lo stesso che avrebbe costretto Nicola II ad abdicare.



A causa delle dimensioni imponenti del palazzo, gli zar preferivano occupare le loro residenze estive, più piccole e vivibili; di conseguenza, molte stanze furono utilizzate fin dall’inizio per conservare i numerosi tesori della dinastia reale. Dal 1917, inoltre, l’edificio, insieme alle costruzioni adiacenti (il Piccolo Hermitage, il Nuovo Hermitage e il Grande Hermitage), ospita le collezioni del famoso museo ed è spesso difficile, per il visitatore di oggi, giudicare se le opere esibite o le sale stesse del palazzo siano più spettacolari e impressionanti.


L’HERMITAGE – Il famoso museo di San Pietroburgo è considerato uno dei maggiori al mondo, insieme al Louvre di Parigi, il British Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York.
Con le sue 400 sale espositive, l’Hermitage contiene la bellezza di 2,7 milioni di opere d’arte: l’ex direttore del museo, Piotrovskji, ha calcolato che osservando per almeno 30 secondi ogni pezzo esposto per otto ore al giorno, il tour completto del museo durerebbe più di sette anni. Ma viene spontaneo chiedersi: in che modo una tale quantità di tesori è stata raccolta e conservata? Pietro il Grande gettò le basi di questa immensa collezione acquisendo la proprietà di tutti reperti archeologici che vennero rinvenuti a San Pietroburgo a partire dal suo regno. Sua figlia, Elisabetta I continuò sulla stessa strada, ma la vera collezionista d’arte fu Caterina II, che acquistò ben 225  capolavori fiamminghi da un commerciante d’arte berlinese nel 1764, anno a cui si fa risalire la nascita del museo.


Caterina,  approfittando delle difficoltà economiche di molte famiglie aristocratiche europee, acquistò opere di valore inestimabile a prezzi davvero vantaggiosi. Dopo 10 anni di regno, i quadri in suo possesso erano già oltre 2 000. Anche Alessandro I e Nicola I diedero il loro contributo alla collezione e, nel 1852, il Nuovo Hermitage fu aperto al pubblico. La galleria risentì non poco anche delle conseguenze della Rivoluzione d’Ottobre, dal momento che le collezioni private appartenute alle varie famiglie aristocratiche furono confiscate come “proprietà del Popolo” e donate all’Hermitage. Fu così che il patrimonio del museo quadruplicò. Alcuni anni dopo, tuttavia, un gran numero di importanti opere fu venduto all’estero.



sabato 19 febbraio 2011

Il Cremlino (parte IV)



CATTEDRALE DELL’ASSUNZIONE  (Uspenskij sobor) – Dai tempi dell’Antica Russia, questo era il centro della vita politica e spirituale dell’impero: qui si svolgevano processioni solenni e cerimonie fastose, qui  furono incoronati i gran principi di Mosca e poi gli zar, a partire da Ivan il Terribile, anche quando la capitale era San Pietroburgo. Alcuni vi si sposarono, come il “falso Dimitrij” che nel 1606 vi celebrò le nozze con Marina Miniszek. Altri infine, di origine straniera, scelsero questo luogo, il più sacro di tutti, per convertirsi alla fede ortodossa.
Il favoloso santuario non è il primo costruito in questo sito: nel XII secolo vi si erigeva una chiesa di legno e nel  1325 vi fu costruita una cattedrale di pietra per ordine di Ivan Kalita, quando il metropolita Pietro si insediò al Cremlino.
Nel 1472 fu decisa la costruzione di una chiesa nuova che crollò prima di essere completata. La leggenda dice che i capimastri russi, vedendovi un segno del cielo, si rifiutavano di riprendere i lavori e che per questo motivo si decise di chiamare un architetto straniero: ed è così che, tra il 1475 e il 1479, Aristotile Fioravanti, originario di Bologna, condusse in porto la costruzione.



ESTERNO – La cattedrale colpisce per il suo aspetto maestoso, senza dubbio un po’ austero, ma straordinariamente armonioso. La facciata principale dell’edificio, rivolta alla piazza, è sontuosamente decorata, cosa facilmente comprensibile, giacché da questa parte entravano i cortei ufficiali: una maestosa scalinata conduce al portale, costituito da una serie di archi a tutto sesto di dimensioni decrescenti. Sopra a questo figurano delle pitture murali (immagni di santi e la Vergine con il Bambino) eseguite da maestri anonimi del XVII secolo.


INTERNO – È rimasto praticamente invariato dalla consacrazione del santuario: tolgono il fiato gli affreschi che coprono ogni centimetro quadrato dei muri e dei quattro grossi pilastri centrali, nonché le innumerevoli icone che vi sono esposte.
Davanti all’iconostasi principale, sul lato destro, si può osservare il trono di Monomaco: un inginocchiatoio di legno del 1551, finemente scolpito, destinato a Ivan il Terribile. Le sculture illustrano le gesta dei principi di Vladimir e il trasferimento delle insegne del potere religioso, detenuto un tempo dall’imperatore bizantino Constantino Monomaco, da Bisanzio alla Russia.
Così veniva stabilita una filiazione simbolica tra il capo dell’Impero d’Oriente e lo zar, attraverso i principi di Kiev e di Vladimir, e il diritto per Mosca di rivendicare il titolo di “terza Roma”. Il trono di pietra bianca sormontato da un baldacchino, che si trova accanto a questo, è quello del Patriarca (XV secolo). Infine, vicino al pilastro di sinistra si trova l’inginocchiatoio delle zarine, anch’esso sormontato da un baldacchino del XVII secolo. A destra dell’entrata si trova una stupefacente “tenda”, le cui pareti, coronate da “kokosniki”, sono costituite da una grata di ferro delicatamente battuto, amotivi floreali. È stata eseguita nel 1624 da Dimitrij Sverckov ed era destinata ad accogliere le reliquie del patriarca Ermogene.



L’iconostasi principale (di fronte all’entrata) risale al 1653 ed è stata eseguita da maestri di Jaroslav  e di Kostroma, come Josif Vladimirov e Konstantin Ananin. Su questa iconostasi a quattro registri, la diesis comprende le immagini dei dodici apostoli, com’è previsto dalla tradizione greca. A sinistra delle porte sante è situata una copia – eseguita nel XVI secolo e incorniciata in argento – della famosa Vergine di Vladimir. Infine, nella parte destra del registro inferiore compare un “Salvatore infuriato” (del 1340 ca), la cui espressività non è abituale nelle rappresentazioni di Cristo.



Sulla parete nord si allineano icone straordinarie. Tra queste, in particolare, “Miracolo e morte dell’Arcangelo Michele” (inizio XVII secolo), un “S. Alessandro” circondato da 129 scene della sua vita (Mosca, 1547 ca), la “Vergine di Bogoljubovo” (monastero di Solovetzki, 1574), e, in fondo, l’icona in cui sono rappresentati su un lato S. Giorgio (Novgorod, XI – XII secolo) e sull’altro la Madonna con Bambino (XV secolo). Sulla parete opposta, accanto all’ingresso principale, si possono osservare una serie di icone eseguite da Dionisij (XV – XVI secolo). Tra esse, un “Giudizio universale” e un “Apocalisse”.
Per ultimo, i dipinti murali, eseguiti tra il 1642 e il 1644. quelli delle pareti nord e sud rappresentano i sette concili ecumenici organizzati tra il IV e il VII secolo. Secondo la tradizione, la parete ovest è riservata al Giudizio universale, con i peccatori in basso a sinistra e i Giusti a destra. Infine, i pilastri sono coperti dalle immagini di più di cento santi e martiri.



CHIESA DELLA DEPOSIZIONE DELLA VESTE (Tzerkov Rizpolozenja) – Impossibile non rimanere incantati di fronte a questa chiesetta, che sembra nascondersi timidamente dietro alla cattedrale dell’Assunzione… si tratta di una cappella privata dei Patriarchi, a cupola unica, costruita intorno al 1485 al primo piano di un edificio (destinato a custodire i tesori del metropolita) da un gruppo di architetti della scuola di Pskov. Si entra in una galleria a gomito (aggiunta nel XVII secolo) che segue due lati della cappella, nella quale sono esposte icone in bassorilievo e statue di legno policromo (queste ultime sono molto rare in Russia perché molte furono distrutte dagli incendi e perché la Chiesa ortodossa russa non apprezzava questa forma d’arte, che ricordava molto il paganesimo). Tra esse, si possono ammirare “S. Nicola di Mozajsk” (metà del XVII secolo) e il bassorilievo del Calvario (XVIII secolo) proveniente dal monastero dei Miracoli.


L’interno della minuscola chiesa è letteralmente coperto da affreschi, eseguiti nel 1644 da tre pittori di icone: Sidor Pospeev, Ivan Borisov e Semion Abramov, con colori molto vivaci e allegri. Sui pilastri si vedono dei ritratti (idealizzati) di principi e di zar (di nuovo, si tratta di mostarre la discendenza divina dei sovrani russi) e di santi russi arcaici, come Boris e Gleb, nonché le immagini di vari metropoliti. Attirano l’attenzione anche le tre pareti dedicate alla vita della Vergine, dove compare, in particolare, una pregevole “Natività di Cristo”.
L’iconostasi a quattro registri è in gran parte originale: nella parte più alta, i profeti; sotto, le feste del calendario ortodosso (Natività, Resurrezione di Lazzaro, Epifania, ecc.); poi la diesis dove, alle due estremità, sono rappresentati i primi “santi gerarchi” di Mosca: i metropoliti Pietro (a sinistra) e Jonas (a destra), al quale si deve la costruzione della chiesa. Nel registro inferiore, a sinistra della porta reale, si possono vedere la “Trinità” eseguita da Nazarij Istomin (XVII secolo) e a destra l’icona della “Deposizione della Veste”, un opera del XVIII secolo.



LA DEPOSIZIONE DELLA VESTE – questa festa ortodossa russa (15 luglio) commemora il trasferimento della veste della Vergine dalla Palestina a una chiesa di Costantinopoli. Per i russi, l’evento è reso ancor più sacro dal fatto che il 15 luglio 1451 un principe tartaro rinunciò ad assalire il Cremlino, che assediava da vari giorni. Da questo a dire che la Vergine aveva qualche cosa a che fare con questa ritirata tanto repentina quanto inattesa, c’era solo un passo…, anche se gli storici attribuiscono la ritirata a disaccordi sopravvenuti all’improvviso tra gli assedianti.

Il Cremlino (parte V)


CAMPANILE DI IVAN IL GRANDE (Kolokolnja Ivana Velikova i zvonitza) – Questo grande campanile bianco, sormontato da un bulbo dorato, fu costruito tra il 1505 e il 1508 da Bono Frjazin (un altro italiano) e sopraelevato un secolo più tardi per volere del zar Boris Godunov. Da allora, raggiunge l’altezza di 81 m, cosa che per molto tempo ne fece la costruzione più alta di Mosca (in effetti lo zar promulgò un “ukas” che proibiva a chiunque di costruire edifici più elevati, su tutto il territorio). Solo nel 1707 Aleksandr Meniskov osò infrangere quest’ordine, facendo costruire un campanile ancora più alto, quello della chiesa dell’Arcangelo Gabriele.


Il campanile, che fungeva anche da torre di guardia, posa su un solido zoccolo ottagonale di pietra bianca, sopra il quale si innalza una struttura di mattoni, il tutto alleggerito da serie di “carillon” o finestre ad arco aperte. La diminuzione progressiva del diametro del campanile procedendo verso l’alto contribuisce a dare al complesso il suo aspetto slaciato. I “kokosniki” della sommità hanno la funzione di mascherare il passaggio dalla pianta ottagonale a quella circolare del tamburo che sostiene il bulbo.



TORRE CAMPANARIA – Si trova sulla sinistra del campanile, quasi a contatto e vi si accede dalla galleria (portico di sicurezza). Questa costruzione a cinque piani sostiene un campanile a vela, a sua volta sormontato da una cupola d’oro. Anche un edificio annesso, a sinistra, che invece è coperto da un tetto piramidale, svolge le funzioni di campanile. L’intero complesso è una ricostruzione, più o meno identica all’originale, effettuata nel 1815 su disegni di un architetto italiano, Domenico Gilardi, che adattò l’edificio al gusto neoclassico dell’epoca.




La torre ospita una esposizione di oggetti provenienti dalle collezioni del palazzo del Cremlino (una splendida raccolta di tabacchiere del XVIII secolo, antiche icone di assoluta bellezza, stupendi servizi da tavola, vestiti di corte in tessuti cangianti e alcune uova di Fabergé).



LA “ZARINA DELLE CAMPANE” (Tzar – kolokol) – Si trova in piazza Ivanovskaja, tra il campanile di Ivan il Grande e la cattedrale dell’Arcangelo Michele. Le campane sono inseparabili dalla vita tradizionale russa, in cui esse ritmano lo svolgersi delle giornate, annunciando buone e cattive notizie, e molto presto i fonditori cercarono di realizzare campane sempre più grandi, in una sorta di emulazione.



Questa, che è la più grande del mondo, alta più di 6 m e pesante 200 tonnellate, venne fusa nel 1734-1735 da Ivan Motorin e poi da suo figlio Michajl su richiesta della zarina Anna Ioannovna (1693 – 1740), nipote di Pietro il Grande. Per realizzarla si scavò una fossa profonda dieci metri nel terreno del Cremlino e si usarono quattro forni. Poi ci volle un anno perché lo scultore Fiodor Medvedev cesellasse il metallo. Ma, quando i lavori erano appena terminati, il fuoco divorò il tetto di legno che proteggeva l’area di lavoro e nel metallo della campana si aprì una fenditura… La “Regina delle campane” restò nella sua fossa per quasi un secolo, fino al 1836, quando Auguste de Montferrand la issò sul piedistallo su cui è esposta ancor oggi.



CATTEDRALE DELL’ARCANGELO MICHELE (Sabor Archangela Michajla) – questa cattedrale, pantheon dei grandi principi e dei primi zar, è stata costruita tra il 1505 e il 1508 da un architetto veneto, Alvise Lamberti da Montagnana, chiamato a Mosca da Ivan il Grande. Nel sito in cui sorge si succedettero diversi santuari, prima di legno e poi di pietra, tutti dedicati al protettore della dinastia e all’uso di sepoltura reale fino dal 1340, quando vi fu inumato Ivan Kalita.



Colpiscono le caratteristiche esteriori di questo edificio di pietra bianca, evidentemente tipiche del Rinascimento veneziano: colonne con capitelli, cornicione orizzontale per dare l’illusione di un edificio a due piani, frontone circolare sopra al portale principale, traforato da oculi, motivi decorativi a conchiglia…


Secondo gli antichi documenti, un tempo queste mura erano dipinte in rosso e solo gli elementi decorativi erano bianchi. I bulbi, che oggi sono dorati, hanno sostituito nel XVIII secolo una cupola centrale gravemente danneggiata – e ci ricordano, con l’organizzazione dello spazio interno, che siamo in Russia. Questo edificio dovette essere sottoposto a un importante restauro dopo il 1812, quando i mercenari francesi portarono via molte opere d’arte esposte e lo utilizzarono anche come deposito del vino!
Interno – dopo essere superato il portale, riccamente decorato di pitture murali, si accede al santuario, un vasto spazio a forma di croce dotato di sei pilastri. Anche qui, i dipinti murali, eseguiti tra il 1652 e il 1668 da un insieme di più di un centinaio di pittori, coprono ogni minima superficie dei muri e dei pilastri.



Le pareti di destra e di sinistra sono coperte con dei cicli dedicati alle gesta dell’Arcangelo, mentre le altre pareti sono riservate a scene di battaglie, adattamenti degli episodi biblici alla storia russa (come “la presa di Gerico”, assimiliata a quella di Kazan). I dipinti dei pilastri sono interessanti perché rappresentano una sessantina di personaggi storici, scelti con cura in modo da sottolineare il legame tra Bisanzio e Mosca: qui si trova, tra gli altri, Aleksandr Nevskij, il principe Daniele, l’imperatore bizantino Michele III Paleologo e molti altri. Non si tratta tuttavia di ritratti, ma di immagini simboliche.



L’iconostasi è un’opera sontuosa, finemente scolpita nel 1680, tutta rossa e oro. Molte delle icone sono state sostituite o ridipinte nel corso dei secoli e sono dunque di epoche molto diverse.
La cappella funeraria è costituita da una cinquantina di tombe, in origine tutte destinate a uomini (le donne, sepolte nel monastero della Resurrezione, furono trasferite nei sotterranei della cattedrale in epoca sovietica). Contro il muro di destra, partendo dall’iconostasi, si trovano, una dopo l’altra, le tombe di Ivan Kalita, il “riunificatore delle terre russe” e alla sua destra, il nipote Dimitrij Donskoj, primo principe russo che abbia sconfitto l’Orda d’Oro (vittoria di Kulikovo del 1380). Vicino all’iconostasi si trova la tomba di Ivan III il Grande, affiancato dal padre e dal figlio, Vassilij II e Vassilij III. Contro questo primo pilastro sono sepolti i primi zar Romanov: Michajl Fiodorovic (1596 – 1645) e suo figlio Aleksej Michajlovic (1629 – 1676). Il superbo baldacchino blu decorato da una grata, situato contro questo stesso pilastro, custodisce i resti del principe Dimitrij, figlio di Ivan il Terribile e successore legittimo di Fiodor I, che morì nel 1605 permettendo così al reggente, Boris Godunov, di impadronirsi del trono e di essere canonizzato.



I fratelli maggiori di Pietro il Grande, Fiodor (1661 – 1682) e Ivan V (1666 – 1696) sono sepolti ai piedi del pilastro situato di fronte, vicino alla parte nord: questi sono gli ultimi che siano stati sepolti in questo luogo. Infatti, a partire da Pietro il Grande, gli zar (fatta eccezione per Pietro III) furono sepolti a San Pietroburgo, nella cattedrale dei S. Pietro e Paolo.



PALAZZO A FACCETTE (Granovitaja palata) – questo sontuoso palazzo è stato costruito tra il 1487 e il 1491 da Marco Frjazin e Pietro Antonio Solari.


Il salone di rappresentanza, che occupa tutto il primo piano, fungeva da sala del trono per gli zar che risiedevano a Mosca. In effetti, si tratta dell’unica porzione giunta fino a noi del palazzo commissionato da Ivan III il Grande.


La facciata, guarnita del bugnato che gli ha dato il nome, e le stupende finestre, incorniciate da colonne con una decorazione di tralci a spirale è stata eseguita nel 1684 da Osip Startzev.



Il Cremlino (parte VI)


CATTEDRALE DELL’ANNUNCIAZIONE (Blagovescenskij sobor) – L’ultima cattedrale, forse la più bella di tutte, che fu la cappella privata dei granduchi e degli zar di Russia. In origine era collegata agli appartamenti del gran principe da passaggi che sono poi scomparsi.



La cattedrale attuale è stata costruita tra il 1489 e il 1494 dai maestri si Pskov, sui resti di un edificio in cui anticamente erano custoditi i tesori dei sovrani. Naturalmente, da allora essa è stata ingrandita e rimaneggiata varie volte, con gravi danni per gli affreschi originali. Una prima volta ciò avvenne dopo un incendio, che la danneggiò nel 1547. Al santuario furono aggiunte quattro cappelle a bulbo unico, mentre alla navata centrale furono annessi due nuovi bulbi, portando il totale a nove, tutti nuovamente dorati su iniziativa di Ivan il Terribile.


Lo stesso Ivan fece costruire nel 1572 una galleria sul lato sud, che dava accesso a una cappella privata: infatti, dopo il suo quarto matrimonio, la Chiesa russa, per manifestare una certa contrarietà, gli aveva proibito di assistere ai riti! Infine, la cattedrale dovette subire vari saccheggi in occasione delle invasioni: quella dei Polacchi nel 1612 e quella di Napoleone due secoli pi tardi.
Questa cattedrale, nonostante il suo aspetto bizzarro, presenta una rara armonia: i muri esterni, circondati da archi ciechi, i due fregi di “zakomar” che coronano la parte terminale dei muri.



Gallerie nord e ovest – Le pareti e le volte sono coperte da una ricca decorazione ad affresco, che narra la genealogia di Cristo da Isaia e Salomone alla Vergine. Ci sono anche i ritratti che si ritiene rappresentino gli uomini illustri dell’Antichità, a volte vestiti alla russa, e considerati come antenati diretti dei saggi cristiani. Uno stupendo portale situato nella galleria a ovest, guarnito da intrecci d’oro su fondo blu, dà accesso alla cattedrale. Sorprendono le due porte di rame, decorate con effigi di poeti (Omero, Plauto, Plutarco), che di sicuro sarebbero straordinariamente sorpresi di trovarsi onorati in questo luogo.



Cattedrale – sorprende per le sue dimensioni modeste, che tuttavia si spiegano perché solo il sovrano e la sua famiglia assistevano al culto. Essa è sostenuta da quattro pilastri e dotata di una tribuna, collegata direttamente al Palazzo Reale grazie a un passaggio coperto: si accedeva direttamente dalla tribuna alla cattedrale con una scala ricavata nello spessore del muro. Per la pavimentazione originale, costruita da diaspro bruno, si dice che sia stata trasferita qui dalla cattedrale di Rostov, ma probabilmente si tratta di una leggenda…
L’iconostasi a cinque registri, splendida, è chiusa da porte sante d’argento massiccio, poste nel 1818 per rimpiazzare quelle rubate (o distrutte) da Napoleone. Gli ornamenti di ottone a motivi floreali sono stati cesellati alla fine del XIX secolo.



Le icone sono straordinarie. Il registro più alto, dedicato alle immagini dei patriarchi, è stato realizzato nel XVI secolo. La “fila dei profeti”, invece, è stata eseguita da maestri si Pskov, probabilmente dopo l’incendio del 1547. alcune delle icone del terzo ordine risalgono all’inizio del XV secolo.  Il registro inferiore, detto “locale” contiene le icone rappresentative dello stile bizantino che impregnava la pittura arcaica russa. La più antica è “Il Salvatore in trono”, che è stata datata al 1337 e porta la firma di un certo Michajl, pittore alla corte del principe Ivan Kalita.


Anche le pitture murali sono di grande interesse e sono state eseguite tra il 1547 e il 1551, vale a dire dopo l’incendio che aveva distrutto gli affreschi originali. Tra i temi trattati, oltre all’abituale Giudizio Universale e all’Apocalisse (sulla volta, sotto alla tribuna), si trova la filiazione tra Bisanzio e Mosca, qui simboleggiata dalla presenza di Costantino ed Elena sulla parte inferiore della colonna più vicina all’entrata a destra.
Galleria sud – In questa galleria sono state riunite le icone eseguite dal XIV al XVI secolo, tra le quali “La Vergine Odigitria” (“che indica”) e un Giovanni Battista, particolarmente irsuto, del 1560. infine, nelle vetrine si trovano due croci professionali del XVI secolo.



GRAN PALAZZO DEL CREMLINO (Bolsoj Kremliovskij) – la regolarità di questo enorme edificio appare ancora più monotona perché la facciata principale misura 125 m di lunghezza e 44 m di altezza. Esso fu costruito tra il 1838 e il 1850 da un gruppo di architetti diretti da Kostantin Ton, per rimpiazzare l’antico palazzo dei principi, affinché fungesse da pied-à-terre moscovita per lo zar.



Le ca 700 sale distribuite in questo immenso quadrato che si sviluppa intorno a un cortile sono famose per la decorazione fastosa (e un po’ pomposa) che solo gli ospiti ufficiali possono vedere, durante gl’incontri.











L’architetto ha integrato nella costruzione alcuni edifici antichi, tra questi il palazzo a Faccette. Purtroppo, non sono aperti al pubblico ne il salottino d’oro della zarina (XVI secolo), in cui i visitatori attendevano l’imperatrice, ne il favoloso palazzo del Terem (Teremnoj dvoretz), costruito nel 1635 come residenza dei primi zar Romanov, poi rialzato varie volte fino al XVII secolo, con l’aggiunta di cappelle private (1682) il cui tetto comune è sormontato da undici bulbi dorati con il collo di mattoni rossi. Il terem era tradizionalmente la parte di un palazzo nobiliare riservate alle donne e ai bambini, una sorta di gineceo.



PALAZZO DEI DIVERTIMENTI (Potesnyj dvoretz) – Questo palazzo fu edificato originariamente nel 1651 ma fu rimaneggiato varie volte. Risulta quasi invisibile perché si trova nel prolungamento del palazzo dell’Armeria di Stato. Il nome viene dal fatto che fu occupato per un certo periodo dal teatro di Corte.



PALAZZO DELL’ARMERIA DI STATO (Oruzejna palata) – deve il suo nome al primo edificio costruito in questo sito, un laboratorio nel quale un tempo si fabbricavano armi e armature. Successivamente i laboratori furono usati dagli artisti e artigiani dello zar.



Il palazzo attuale, costruito allo scopo di preservare e presentare al pubblico i tesori della corona, ospita le straordinarie collezioni d’arte applicata del Cremlino. I pezzi più interessanti sono del XVII secolo. Nelle nove sale, disposte su due livelli, sono esposti più di 4000 oggetti.








Ma il pezzo forte del museo è certamente la sala delle carrozze, dove si può trovare equipaggi di ogni tipo, uno più sontuoso dell’altro (una piccola curiosità: all’epoca degli zar, l’alto dignitario responsabile della “cura delle scuderie” era il secondo uomo del Paese dopo il sovrano!).



FONDO DIAMANTIFERO (Almazny Fond) – il vero e proprio sancta sanctorum, una sorte di cassaforte reale. Vi sono conservati ed esposti i gioielli eccezionali, tra i quali la corona di Caterina II (detta “grande corona imperiale”), ornata da ca. 5 000 brillanti e sormontata da un enorme rubino, a sua volta sormontato da una croce: fu confezionata nel 1762 da un certo Jérémie Poster, gioielliere di corte. Di questa collezione fanno parte alcuni diamanti leggendari, come quello che decora lo scettro imperiale, detto “Orlov”, dal nome di Grigori Orlov, uno degli innumerevoli amanti della sovrana. È il quarto al mondo, con 190 carati.


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