sabato 19 febbraio 2011

Il Cremlino (parte V)


CAMPANILE DI IVAN IL GRANDE (Kolokolnja Ivana Velikova i zvonitza) – Questo grande campanile bianco, sormontato da un bulbo dorato, fu costruito tra il 1505 e il 1508 da Bono Frjazin (un altro italiano) e sopraelevato un secolo più tardi per volere del zar Boris Godunov. Da allora, raggiunge l’altezza di 81 m, cosa che per molto tempo ne fece la costruzione più alta di Mosca (in effetti lo zar promulgò un “ukas” che proibiva a chiunque di costruire edifici più elevati, su tutto il territorio). Solo nel 1707 Aleksandr Meniskov osò infrangere quest’ordine, facendo costruire un campanile ancora più alto, quello della chiesa dell’Arcangelo Gabriele.


Il campanile, che fungeva anche da torre di guardia, posa su un solido zoccolo ottagonale di pietra bianca, sopra il quale si innalza una struttura di mattoni, il tutto alleggerito da serie di “carillon” o finestre ad arco aperte. La diminuzione progressiva del diametro del campanile procedendo verso l’alto contribuisce a dare al complesso il suo aspetto slaciato. I “kokosniki” della sommità hanno la funzione di mascherare il passaggio dalla pianta ottagonale a quella circolare del tamburo che sostiene il bulbo.



TORRE CAMPANARIA – Si trova sulla sinistra del campanile, quasi a contatto e vi si accede dalla galleria (portico di sicurezza). Questa costruzione a cinque piani sostiene un campanile a vela, a sua volta sormontato da una cupola d’oro. Anche un edificio annesso, a sinistra, che invece è coperto da un tetto piramidale, svolge le funzioni di campanile. L’intero complesso è una ricostruzione, più o meno identica all’originale, effettuata nel 1815 su disegni di un architetto italiano, Domenico Gilardi, che adattò l’edificio al gusto neoclassico dell’epoca.




La torre ospita una esposizione di oggetti provenienti dalle collezioni del palazzo del Cremlino (una splendida raccolta di tabacchiere del XVIII secolo, antiche icone di assoluta bellezza, stupendi servizi da tavola, vestiti di corte in tessuti cangianti e alcune uova di Fabergé).



LA “ZARINA DELLE CAMPANE” (Tzar – kolokol) – Si trova in piazza Ivanovskaja, tra il campanile di Ivan il Grande e la cattedrale dell’Arcangelo Michele. Le campane sono inseparabili dalla vita tradizionale russa, in cui esse ritmano lo svolgersi delle giornate, annunciando buone e cattive notizie, e molto presto i fonditori cercarono di realizzare campane sempre più grandi, in una sorta di emulazione.



Questa, che è la più grande del mondo, alta più di 6 m e pesante 200 tonnellate, venne fusa nel 1734-1735 da Ivan Motorin e poi da suo figlio Michajl su richiesta della zarina Anna Ioannovna (1693 – 1740), nipote di Pietro il Grande. Per realizzarla si scavò una fossa profonda dieci metri nel terreno del Cremlino e si usarono quattro forni. Poi ci volle un anno perché lo scultore Fiodor Medvedev cesellasse il metallo. Ma, quando i lavori erano appena terminati, il fuoco divorò il tetto di legno che proteggeva l’area di lavoro e nel metallo della campana si aprì una fenditura… La “Regina delle campane” restò nella sua fossa per quasi un secolo, fino al 1836, quando Auguste de Montferrand la issò sul piedistallo su cui è esposta ancor oggi.



CATTEDRALE DELL’ARCANGELO MICHELE (Sabor Archangela Michajla) – questa cattedrale, pantheon dei grandi principi e dei primi zar, è stata costruita tra il 1505 e il 1508 da un architetto veneto, Alvise Lamberti da Montagnana, chiamato a Mosca da Ivan il Grande. Nel sito in cui sorge si succedettero diversi santuari, prima di legno e poi di pietra, tutti dedicati al protettore della dinastia e all’uso di sepoltura reale fino dal 1340, quando vi fu inumato Ivan Kalita.



Colpiscono le caratteristiche esteriori di questo edificio di pietra bianca, evidentemente tipiche del Rinascimento veneziano: colonne con capitelli, cornicione orizzontale per dare l’illusione di un edificio a due piani, frontone circolare sopra al portale principale, traforato da oculi, motivi decorativi a conchiglia…


Secondo gli antichi documenti, un tempo queste mura erano dipinte in rosso e solo gli elementi decorativi erano bianchi. I bulbi, che oggi sono dorati, hanno sostituito nel XVIII secolo una cupola centrale gravemente danneggiata – e ci ricordano, con l’organizzazione dello spazio interno, che siamo in Russia. Questo edificio dovette essere sottoposto a un importante restauro dopo il 1812, quando i mercenari francesi portarono via molte opere d’arte esposte e lo utilizzarono anche come deposito del vino!
Interno – dopo essere superato il portale, riccamente decorato di pitture murali, si accede al santuario, un vasto spazio a forma di croce dotato di sei pilastri. Anche qui, i dipinti murali, eseguiti tra il 1652 e il 1668 da un insieme di più di un centinaio di pittori, coprono ogni minima superficie dei muri e dei pilastri.



Le pareti di destra e di sinistra sono coperte con dei cicli dedicati alle gesta dell’Arcangelo, mentre le altre pareti sono riservate a scene di battaglie, adattamenti degli episodi biblici alla storia russa (come “la presa di Gerico”, assimiliata a quella di Kazan). I dipinti dei pilastri sono interessanti perché rappresentano una sessantina di personaggi storici, scelti con cura in modo da sottolineare il legame tra Bisanzio e Mosca: qui si trova, tra gli altri, Aleksandr Nevskij, il principe Daniele, l’imperatore bizantino Michele III Paleologo e molti altri. Non si tratta tuttavia di ritratti, ma di immagini simboliche.



L’iconostasi è un’opera sontuosa, finemente scolpita nel 1680, tutta rossa e oro. Molte delle icone sono state sostituite o ridipinte nel corso dei secoli e sono dunque di epoche molto diverse.
La cappella funeraria è costituita da una cinquantina di tombe, in origine tutte destinate a uomini (le donne, sepolte nel monastero della Resurrezione, furono trasferite nei sotterranei della cattedrale in epoca sovietica). Contro il muro di destra, partendo dall’iconostasi, si trovano, una dopo l’altra, le tombe di Ivan Kalita, il “riunificatore delle terre russe” e alla sua destra, il nipote Dimitrij Donskoj, primo principe russo che abbia sconfitto l’Orda d’Oro (vittoria di Kulikovo del 1380). Vicino all’iconostasi si trova la tomba di Ivan III il Grande, affiancato dal padre e dal figlio, Vassilij II e Vassilij III. Contro questo primo pilastro sono sepolti i primi zar Romanov: Michajl Fiodorovic (1596 – 1645) e suo figlio Aleksej Michajlovic (1629 – 1676). Il superbo baldacchino blu decorato da una grata, situato contro questo stesso pilastro, custodisce i resti del principe Dimitrij, figlio di Ivan il Terribile e successore legittimo di Fiodor I, che morì nel 1605 permettendo così al reggente, Boris Godunov, di impadronirsi del trono e di essere canonizzato.



I fratelli maggiori di Pietro il Grande, Fiodor (1661 – 1682) e Ivan V (1666 – 1696) sono sepolti ai piedi del pilastro situato di fronte, vicino alla parte nord: questi sono gli ultimi che siano stati sepolti in questo luogo. Infatti, a partire da Pietro il Grande, gli zar (fatta eccezione per Pietro III) furono sepolti a San Pietroburgo, nella cattedrale dei S. Pietro e Paolo.



PALAZZO A FACCETTE (Granovitaja palata) – questo sontuoso palazzo è stato costruito tra il 1487 e il 1491 da Marco Frjazin e Pietro Antonio Solari.


Il salone di rappresentanza, che occupa tutto il primo piano, fungeva da sala del trono per gli zar che risiedevano a Mosca. In effetti, si tratta dell’unica porzione giunta fino a noi del palazzo commissionato da Ivan III il Grande.


La facciata, guarnita del bugnato che gli ha dato il nome, e le stupende finestre, incorniciate da colonne con una decorazione di tralci a spirale è stata eseguita nel 1684 da Osip Startzev.



1 commento:

Geillis ha detto...

Questo l'ho visto davvero!! Mosca stupenda, meravigliosa, il Cremlino davvero una cosa incredibile di bellezza!

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