Palazzo Vecchio è stato per secoli il simbolo del Comune fiorentino, una delle grandi potenze medievali europee. Reggia cittadina dei granduchi di Toscana, è ora la sede del Municipio di Firenze. Nelle sue mura è racchiusa la storia toscana, e buona parte di quella italiana: un concentrato d’arte e di testimonianze politiche.
UN PALAZZO PER IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA FIORENTINA – L’edificio fu eretto tra il 1299 e il 1314, su progetto del celebre architetto Arnolfo di Cambio, come palazzo dei Priori, i sei capi delle corporazioni che assieme ai gonfalonieri di giustizia, i magistrati a tutela dei diritti del popolo, amministravano la Repubblica fiorentina. Essi restavano in carica solo due mesi, durante i quali dovevano fermarsi giorno e notte nel palazzo, sotto la sorveglianza di soldati armati, in modo che nessuno potesse influenzarne le decisioni, corrompendoli o esercitando violenza o minacce. Successivamente il governo cittadino, e quindi anche la sua sede, prese il nome di Signoria. Assunse il nome di Palazzo Vecchio quando i Medici si trasferirono a palazzo Pitti. Lo schema è quello tipico degli edifici pubblici dell’Italia centrale, con una struttura a blocco sovrastata da una snella torre (ben 94 metri di altezza), in questo caso curiosamente a sbalzo sulle merlature del palazzo. Ma eccezionale, e unica, è l’armonia d’insieme.
SAVONAROLA E MACHIAVELLI – Nel 1495 il predicatore Savonarola trasformò per breve tempo la Repubblica fiorentina, da decenni governata dai Medici: sia pur mantenendo formalmente intatte le strutture repubblicane, ne fece uno stato ‘integralista’, permeato da profonde istanze religiose e morali. Per il neoeletto parlamento egli fece costruire da Antonio da Sangallo il gigantesco “salone dei Cinquecento”. Ma la sua creazione politica ebbe vita effimera. Tre anni più tardi, nel 1498, il frate fu infatti impiccato e bruciato davanti a Palazzo Vecchio.
Negli anni successivi fu segretario della Repubblica fiorentina un uomo destinato a imperitura fama, Niccolò Machiavelli (1469 – 1527). Fu l’autore del controverso libro “Il principe”, considerato, a torto, come un elogio della politica senza scrupoli. L’opera era, in realtà, sia una fredda presa d’atto dell’autonomia morale della politica, sia una accorata opera di fede nei valori fondanti dello Stato.
PALAZZO DUCALE – All’inizio del Cinquecento l’imperatore Carlo V pose fine con la forza all’esperimento della Repubblica fiorentina. E nel 1531 tornarono i Medici, legittimati del nuovo titolo granducale ottenuto dall’imperatore. Da quel momento il palazzo dei Priori si chiamò Ducale e il salone dei Cinquecento accolse su una tribuna sopraelevata il trono del duca, Cosimo I, prima che la dimora dei Medici si trasferisse a palazzo Pitti, nel 1565. Dopo aver ospitato le sedute del parlamento italiano fra il 1865 e il 1872, il palazzo fu ceduto alla città di Firenze come sede del Municipio fiorentino, funzione che svolge tuttora.
UN CASTELLO REPUBBLICANO – I nobili avevano i loro castelli nelle campagne. Più tardi i signori cittadini costruirono imponenti edifici a cavallo delle mura urbiche. Il popolo, durante l’epoca comunale ebbe il palazzo pubblico: il castello delle istituzioni repubblicane. E proprio come un castello era concepito, con coronamento merlato, una torre di difesa e di controllo sull’abitato, ampie sale al primo piano per ricevere i visitatori importanti, riunire gli organi di governo, raccogliere le opere d’arte che davano prestigio al Comune. I palazzi pubblici dell’Italia settentrionale avevano di solito il pianterreno aperto, così da consentire la riunione dei cittadini anche in caso di cattivo tempo. Quelli dell’Italia centrale preferivano invece i palazzi chiusi.
LA FAMIGLIA MEDICI – All’inizio del Quattrocento i Medici, banchieri fiorentini da generazioni, avevano messo da parte enormi ricchezze come amministratori delle finanze papali. Partendo da questa base, e dal favore popolare che li circondava, si impegnarono sempre più nella lotta politica. Giovanni de’ Medici ricoprì la carica di gonfaloniere, e suo figlio Cosimo il Vecchio arrivò, di fatto, a governare in modo assoluto la repubblica. I Medici furono tra i massimi esponenti del mecenatismo come strumento politico, e investirono in opere d’arte molte delle ricchezze accumulate. Divennero una delle famiglie più potenti d’Europa: il figlio di Lorenzo, Giovanni, e suo nipote Giulio furono eletti papi, con i nomi di Leone X e Clemente VII. La pronipote di Lorenzo, Caterina, sposò il re di Francia Enrico II e fu madre di tre sovrani. Cacciati da Firenze durante la repubblica di Savonarola, vi ritornarono trionfalmente nel 1531 nominati duchi di Toscana. Cosimo I, mostrò ancora una volta tutto il splendore della dinastia. A questo periodo risalgono molti lavori e cambiamenti del palazzo.
BELLEZZA IN MOSTRA – In piazza della Signoria sono collocati, all’aperto o sotto la loggia dei Lanzi, alcuni dei più grandi capolavori scultorei rinascimentali, dal “David” di Michelangelo al “Perseo” di Benvenuto Cellini, al “Ratto delle Sabine” del Giambologna, al “Marzocco” (il leone con scudo gigliato, tra i simboli di Firenze) di Donatello. Alcune statue sono copie, ma l’eccezionale insieme testimonia l’amore per la bellezza tipico della cultura fiorentina.
Nel 1574 il cortile interno del palazzo fu completamente ridecorato per il matrimonio di Francesco I de’ Medici con Giovanna d’Austria.
Il “salone dei Cinquecento” fu costruito nel 1495 per il nuovo parlamento repubblicano e poi rimaneggiato sotto Cosimo I. sia gli affreschi che la scalinata del palazzo si devono a Giorgio Vasari (1511 – 1574).
Lo “studiolo di Francesco I”, privo di finestre, era nato come laboratorio per esperimenti cimici.
Di particolare effetto, al secondo piano, la “sala dei Gigli”, con un bel soffitto a cassettoni del Quattrocento decorato a gigli d’oro su fondo azzurro.
Le stanze di Eleonora da Toledo, prima moglie di Cosimo I, sono riccamente ornate con dipinti.
Una lapide infissa nell’impianto della piazza della Signoria segna tuttora il luogo preciso del rogo su cui fu bruciato Girolamo Savonarola. Nelle immediate vicinanze si trova, per ironico e forse non voluto contrappasso, anche la statua equestre di Cosimo I.
3 commenti:
Ciao carissima Ziamame, sono impressionata oltre che dalla straordinaria bellezza architettonica di Palazzo Vecchio, anche dalle vicende storiche che nelle sue stanze si sono svolte!
Se solo i muri potessero parlare!!!
P.S. Io ho provato ad entrare da altri computer nel mio blog per cercare di capire il problema, ma non ho avuto difficoltà nell'accesso, non so da cosa possa dipendere, spero che si possa risolvere.
Pensa che con tutto quello che ho girovagato per l'Europa.....Firenze l'ho vista una volta e da piccola!!
Senti, mi mandi una mail così vedo
il tuo indirizzo, che ti devo spiegare, in gran segreto, una cosa sugli episodi di Cranford?
Ti aspetto, grazie
°SUSY°
E' davvero splendido, e poi adoro Firenze, una delle mie città preferite al mondo!
Posta un commento