domenica 5 dicembre 2010

Laurence Sterne - La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo


Sottotitolo: l'istigazione alla lettura

La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo scritto da lui medesimo è un libro un po’ particolare ed è decisamente atipico se si pensa che è stato scritto quasi tre secoli fa, sia perché è un miscuglio fra autobiografia, satira, parodia,  e sia perché non procede cronologicamente per più di un certo numero di pagine senza perdersi in continue e divertentissime digressioni (semplicemente non può fare a meno di zigzagare di continuo!), o anche perché contiene al suo interno degli interi spezzoni in cui cambia continuamente e senza alcun preavviso il genere letterario usato (alcuni capitoli sono scritti in forma di trattato con testo latino a fronte!). E’ un'opera ironica, patetica, audace, polemica e beffarda. Una volta finito il libro e tirando le somme, scopriamo di aver vissuto un solo giorno della vita di Tristram: il libro inizia con un lungo preambolo che racconta del contratto matrimoniale stipulato dai suoi genitori, mentre termina che… Tristram è nato da pochissimo!
Le 600 pagine che stanno fra i due eventi sono piene zeppe di opinioni, digressioni, storie che vanno apparentemente senz’ordine e che spesso sono esilaranti. Sterne prende continuamente in giro il lettore ponendosi nelle vesti dello scrittore, che sarebbe lo stesso Tristram Shandy, e spiattellandogli davanti tutti i problemi dell’arte di scrivere, confessando di far fatica a stare dietro al gomitolo della sua stessa trama e alternando alla storia continue riflessioni scherzose sullo scrivere i romanzi. La cosa snervante è che l’autore, quando sembra arrivare al dunque, avverte il lettore che non può proseguire o comunque trova un pretesto per sviare ancora (ad esempio lamentandosi dei critici), lasciando irrimediabilmente a bocca asciutta. Ma non è finita: ogni tanto troviamo pagine bianche, pagine “marmorizzate”, pagine completamente nere, capitoli con numerazioni sballate, capitoli di una riga, segni grafici, censure scherzose.

“Sopportatemi e lasciatemi raccontare la storia a mio modo: e anche se avrete talvolta l’impressione che divaghi e perda tempo per la strada, o mi comporti più di una volta come un pazzo, non andatevene via!". Questa avvertenza sul modo e la natura del testo si trova nelle prime pagine di questo “ROMANZO”, e già qui l’autore stesso ci anticipa che si tratta di una cosa ben diversa di quello che fino allora un lettore era abituato (Swift, Defoe, Fielding)….  Shandy è un termine dialettale che sta per pazzo, scelto a proposito, dunque.



Sterne trae un enorme piacere dal raccontare, e questo credo che sia uno degli aspetti emergenti più significativi che si ricavano dalla sua lettura. Pur dichiarando il suo romanzo “sconnesso”, egli si rende conto che proprio in ciò risiedono la sua forza e la sua originalità, e se ne compiace: “Ho la testa che mi scoppia! Se i miei nemici potessero vedere che baraonda vi regna, toccherebbero il cielo con un dito.”  Nel raccontare non ha fretta, come accade a tutti i narratori di razza (”si tratta di andare avanti senza fretta, facendo il proprio comodo” ), e dal tronco principale della storia, che è una sorta di riflessione sulla vita del protagonista “a edificazione del mondo”, egli fa nascere tanti piccoli rami, da cui spuntano altri germogli….

Sterne, attraverso Shandy si burla a più non posso degli uomini, delle loro usanze, delle loro idee, delle loro bizzarrie, condendo il tutto di uno sguardo mai burbero o scontroso, come a voler dire che anche lui si rende conto di non essere, alla fine, diverso dagli altri.

Sullo stile di scrittura commenta da solo:  “Che andatura irregolare ho tenuto in questi primi quattro volumi! Tutta a salti e capriole, un po’ su e un po’ giù, senza mai voltarmi indietro o degnare di uno sguardo chi mi passava vicino o chi avevo calpestato!”.

 Incipit Avrei voluto che mio padre e mia madre, o in verità entrambi, poiché entrambi erano tenuti a farlo, pensassero a quello che facevano quando mi hanno concepito; se avessero debitamente considerato quanto alta fosse la posta in gioco;—che non solo ne sarebbe derivata la procreazione di un Essere razionale, ma che molto probabilmente la felice conformazione e costituzione fisica del suo corpo, forse il suo ingegno e la struttura stessa della sua mente;—e per quanto potevano saperne, perfino la fortuna di tutta la sua famiglia avrebbero potuto essere condizionati dagli umori e dalle inclinazioni prevalenti in quel momento:——Se avessero debitamente soppesato e riflettuto a tutto ciò, e agito di conseguenza,——sono profondamente convinto che il posto da me occupato nel mondo sarebbe stato molto diverso, da quello in cui è probabile che il lettore mi veda.—Credetemi, miei buoni amici, non si tratta di un fatto trascurabile come molti di voi potrebbero ritenerlo;—tutti avete, oso dire, sentito parlare degli spiriti vitali, di come vengano trasmessi dal padre al figlio e così via,—e di parecchio altro al riguardo:—ebbene, potete credermi quando vi dico, che nove decimi della saggezza o della stoltezza di un uomo, dei suoi successi o fallimenti in questo mondo dipendono dai loro moti e attività, e dai diversi indirizzi e direzioni verso cui li avviate; così che una volta messi in movimento, bene o male che sia, non si tratta di una faccenda da quattro soldi,--partono schiamazzando per la tangente; e a forza di ripetere gli stessi passi, finiscono col tracciare una vera e propria strada, dritta e comoda come il viale di un giardino, dalla quale, una volta che vi si siano avvezzi, lo stesso Diavolo non riuscirebbe ad allontanarli.
Scusate, mio caro, disse mia madre, non avete dimenticato di ricaricare l'orologio?——Buon D—! esclamò mio padre, lasciandosi sfuggire un'imprecazione, ma avendo l'accortezza al tempo stesso di non alzare troppo la voce——. Quando mai una donna, dalla creazione del mondo ai giorni nostri, ha interrotto qualcuno con una domanda così sciocca? E che cosa stava dicendo vostro padre?——Niente, naturalmente.


Uno dei personaggi che rimane più impresso senza dubbio è lo zio Toby - un gran personaggio, indimenticabile. Un uomo totalmente incapace di dialogare con il fratello o con chiunque in genere, essendo solamente concentrato sulla teoria militare dopo il suo pensionamento in seguito ad una ferita all’”anguinaia” o inguine che dir si voglia. Un uomo che ogni mattina, nel suo giardino, con l’aiuto del suo ex-attendente ora domestico legge i giornali e cerca di riprodurre in scala i campi di battaglia dove francesi e inglesi si scontrano in quel periodo in Europa erigendo bastioni, opere a corno, cortine e qualsiasi opera di fortificazione messa in atto in continente, simulando infine piani di azione in controscarpe avanzate, di battaglie recenti o di battaglie a cui egli stesso aveva preso parte. Insomma un uomo colto nell’epopea del suo cavalluccio di legno.
Lo zio Toby è solo il più assiduo (e l’unico che alla fine, straordinariamente, rivela l’emotività sensata) dei personaggi storici o inventati che questo libro fa rivivere attraverso, per lo più, i deliri dialettici del padre di Tristram Shandy o le straripante puntualizzazioni di Sterne che interviene spesso come voce dell’autore a dipanare questioni che lui stesso ha da poco ingarbugliato fino al parossismo mentre lo zio Toby, probabilmente, stava fischiando Lillabullero. Come l’epico quesito che viene proposto ai dotti della Sorbona per capire se il metodo inventato per battezzare un bambino che rimane incastrato nell’utero materno e muore sia lecito o no secondo il rito cristiano. O la violentissima scomunica esibita in un duello di pensiero per affermare taluni principi di tolleranza. O mille altre storie che Sterne ci obbliga a seguire nei punti più impensati della storia che si scoprirà molto “breve”.

La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo è una splendida, imperiosa, fagocitante digressione continua sul genere umano e la sua lucida follia. Che finisce così, a parlare di una storia di un toro che doveva essere un gran montatore e non riesce ad inseminare una vacca:
 “D—o! disse mia madre, ma di cosa parla questa storia? —
Di BALLE, disse Yorick — ed è una delle migliori del suo genere che abbia mai sentito.”

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