In seguito alla scoperta del circolo Bruchtorff nell’isola di Gozo, avvenuta nel corso di un progetto di ricerca promosso da autorevoli studiosi è stato possibile convalidare la diffusione dell’uso della sepoltura collettiva in epoca neolitica. Il suddetto complesso mortuario, costituito da una serie di grotte naturali, utilizzate come luogo di sepoltura, fu individuato per la prima volta nell’anno1820 in località Xaghra (isola di Gozo) ed è stato riportato gradualmente alla luce ad iniziare dall’anno 1987.
Il circolo presentava evidente analogie con il summenzionato e contemporaneo (4100 a . C. – 2500 a . C.) ipogeo di Hal Saflieni dell’isola di Malta, analogie ravvisabili sia nella struttura architettonica, che costituiva un innegabile riflesso di quella templare (tuttavia, il circolo Brochtorff presentava un aspetto più semplice), sia nella destinazione cultuale-funeraria, sia nell’ubicazione in prossimità dei templi. È dato notare che l’ipogeo di Hal Salfieni si trova nelle vicinanze dei templi di Tarxien e il circolo Brochtorff in prossimità di quelli di Gigantija; i reperti rinvenuti all’interno delle suddette strutture presentano tratti comuni, innegabilmente riferibili al culto della fertilità.
Il complesso funerario-cultuale dell’isola di Gozo fu delimitato da un circolo megalitico di cui diametro misura 45 metri . Con ogni probabilità, almeno secondo la valutazione dei archeologi, l’uomo preistorico dell’arcipelago maltese aveva tentato di proteggere le strutture templari e il suddetto monumento funerario-cultuale con circoli megalitici destinati a scandire il limite tra l’area sacra e quella profana. L’ingresso al circolo Brochtorff, ubicato in prossimità dei templi Gigantija, era fiancheggiato da due monoliti; quest’ultimo conduceva ad una zona caratterizzata dalla presenza di una “soglia megalitica” delimitata da elementi architettonici legati al culto della fertilità (betili) e da piccole fosse per sepolture, alcune delle quali erano ascrivibili all’arcaica fase Zebbug (4100 a . C.). È da rilevare, inoltre, che le grotte destinate alle sepolture, presenti in questo sito, erano naturali e le strutture architettoniche analoghe a quelle templari furono erette in questo ambiente “sacrale” preesistente.
Dalla suddetta area destinata ad assolvere ad una funzione prevalentemente sepolcrale, si accedeva, grazie alla presenza di alcuni gradini, al livello sottostante situato a 4-5 metri di profondità dalla superficie (a stare all’opinione espressa dagli archeologi che hanno riportato alla luce il complesso, non è da escludere l’ipotesi che il proseguimento degli scavi possa rivelare la presenza di altri livelli sottostanti, come nell’ipogeo di Hal Salfieni). Conviene rivelare che la struttura di Brochtorff presentava ambienti destinati al culto, di piccole dimensioni (diametro 4 metri x 6), ma all’interno di alcuni di essi furono reperite statuette femminili obese in terracotta di grande interesse sotto il profilo cultuale; costituisce ancora un “unicum” l’esemplare di una coppia di figure femminili, una delle quali sembrava trattenere tra le braci un bambino. I reperti or ora menzionati erano da ricollegare al culto della fertilità che non risultava incomprensibile in un contesto funerario, data la stretta connessione con il culto dei morti.
Secondo la valutazione degli archeologi, pareva costituire un’ulteriore conferma, la presenza, in questi locali, di una giara in pietra, la cui forma presentava evidenti analogie con quella rinvenuta nei templi di Tarxien, destinata ad offerte relative al culto della fertilità. Nel repertorio iconografico del circolo Brochtorff è da annoverare un gruppo di statuette molto stilizzate (altezza 16 centimetri ) che presentavano la forma di un bastone. Anche questi ultimi reperti sembravano costituire un unicum; risulta difficile avanzare ipotesi in merito alla loro funzione. Tuttavia, gli archeologi che hanno partecipato agli scavi del sito hanno sottolineato che i suddetti reperti potevano essere collegati specificamente ai rituali connessi con la morte.
Dal contesto funerario-cultuale del circolo Brochtorff, caratterizzato appunto, dalla presenza di resti scheletrici riferibili ad inumazione, di strutture architettoniche simili a quelle templari e di reperti innegabilmente connessi con il culto della fertilità, è possibile confermare l’ipotesi più volte ricordata, ovvero che nell’arcipelago maltese fosse largamente diffuso l’uso della sepoltura collettiva in grotta, che affondava le radici nelle prime fasi del Neolitico e che si evolse gradualmente fino a raggiungere il massimo sviluppo nell’ipogeo di Hal Salfieni; alla suddetta pratica funeraria era strettamente connessa quella cultuale inquadrata nella religione di matrice agraria che aveva caratterizzato le civiltà neolitiche dell’Europa occidentale.
Benché il monumento di Gozo presenti una struttura più semplice di quella di Hal Salfieni, è da equiparare a quest’ultimo dal punto di vista “funzionale”. In conclusione si può affermare che le strutture maltesi sembrano costituire la fase più completa del Megalitismo occidentale, sia dal punto di vista architettonico che iconografico.
Fonte: Dimore eterne
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