martedì 11 gennaio 2011

Efeso


La città di Efeso, che la tradizione volle fondata dalle Amazzoni o dai mitici Efeso e Coresso, nacque e si sviluppò sul golfo di Koressos, nella costa occidentale dell’Anatolia, area direttamente interessata dal fenomeno della colonizzazione greca. A questa si deve il primo insediamento urbano, fra il IX e l’VIII secolo a. C., nei pressi di un antico santuario in cui veniva venerata una dea indigena della fecondità, poi dai Greci assimiliata ad Artemide.



Il tessuto cittadino, racchiuso in un perimetro murario lungo più di otto chilometri, occupava una vasta pianura costiera, compresa fra i fiumi Marnas e Kaystros e le due colline di Bulbul e Panayr.
Questa grande città, una delle più ricche e popolose del mondo antico, fu riportata sistematicamente alla luce, grazie alle ricerche archeologiche, a partire dalla metà del XIX secolo, dopo che per un lungo asso di tempo se ne era persa quasi ogni traccia, percepitata in una sorta di oblio a seguito del progressivo abbandono durante il dominio ottomano.



All’archeologo inglese J. T. Wood e alle successive indagini archeologiche da parte di D. G. Hogart si devono la localizzazione e lo scavo dell’Artemision, il grande santuario dedicato ad Artemide, distrutto, secondo Stradone, ben sette volte e altrettante ricostruito. Ugualmente importanti sono state le successive campagne di scavo portate avanti a più riprese dall’Istituto Archeologico austriaco, che hanno consentito venisse fatta nuova luce su gran parte dell’impianto urbano e sui principali monumenti.



I centri di sviluppo della città primitiva furono sostanzialmente due: un aggregato urbano di modeste dimensioni presso la zona portuale e il santuario della divinità indigena assimilata ad Artemide. Le prime due fasi del tempio arcaio di Artemide si fanno comunemente risalire all’VIII – VII secolo a. C. A questo periodo sono riconducibili un altare e i resti di un tempio in “antis”.



Il santuario assunse comunque la sua forma monumentale nel corso del VI secolo a. C., quando la città, divenuta uno dei centri più importanti della grecità, subì l’influenza politica e culturale del regno di Lidia.
Alla metà del VI secolo a. C. si data la costruzione di un nuovo tempio ionico di dimensioni imponenti, dedicato ad Artemide, interamente in marmo e circondato da 126 colonne disposte su due file. Dopo l’incendio del 356 a. C. prese avvio la lenta realizzazione di quella che passò alla storia come settima meraviglia del mondo antico: una grandiosa struttura templare, in marmo in ogni suo elemento, che destò l’ammirazione dello stesso Alessandro Magno e alla cui realizzazione sembra abbiano lavorato tra gli altri Scopas e Prassitele. La statua di culto dell’Artemide Eresia, ivi conservata, fu venerata fino all’epoca tardo romana. Nel 290 a. C. l’impianto urbano venne ridisegnato da Lisimaco, uno dei diadochi di Alessandro, secondo uno schema di tipo ippodameo, costituito, anche se non in modo rigoroso, da un incrocio ortogonale di assi stradali, rimasto in gran parte immutato anche in età romana.




Passata sotto la sovranità dei Seleucidi e poi degli Attalidi di Pergamo, nel 133 a. C. Efeso fu lasciata in eredità a Roma dall’ultimo sovrano di questa dinastia, Attalo III, insieme a tutta la parte occidentale della penisola anatomica. Dopo le guerre mitridatiche la città divenne uno dei centri di potere di Antonio; poi con Augusto, a partire dal 29 a. C., fu elevata al rango di capitale della provincia d’Asia. Gli interventi di età augustea, pur lasciando invariate l’organizzazione spaziale e il policentrismo della città, determinarono profondi sconvolgimenti nella gerarchia degli spazi pubblici. Evidente fu l’intento del “princeps” di trasformare gli antichi organi dell’autonomia cittadina in complessi interamente posti sotto l’egida dell’imperatore attraverso i simboli del culto dinastico.



Dopo una serie di interventi volti a migliorare la viabilità e l’approvvigionamento idrico con la costruzione di nuovi acquedotti, l’attenzione di Augusto si volse verso la zona centrale della città. Il “cuore pulsante” della vita cittadina era rappresentato da un’agorà quadrata porticata, da teatro, collegato al porto da una grande via detta Arcadiana (dal nome dell’imperatore Arcadio che la fece ricostruire), e da una seconda agorà a sud – ovest, destinata a funzioni civili, a cui si giungeva percorrendo la via dei curati, l’antico percorso che proseguendo verso ovest conduceva al santuario di Artemide.



Emblematici furono gli interventi di età augustea nel sito dell’agorà civile, che venne completamente riorganizzata secondo il programma ideologico dell’imperatore con la costruzione sul lato settentrionale di una lunga e stretta basilica, consacrata al “princeps” da parte di un emergete locale, Sestilio Pollione. Ad essa si aggiunsero due piccoli templi dinastici gemelli, dedicati a Roma e al Divo Cesare, racchiusi fra “prytaneion” (interamente ricostruito) e “bouleuterion”, e un tempio al centro della grande piazza che sarà poi dedicato ad Augusto divinizzato.



Sempre all’età augustea risale l’ingresso monumentale sud – orientale all’agorà quadrata fatto costruire da due cittadini, Mazeo e Mitridate, in onore di Augusto, Livia, Agrippa e Giulia.
A est dell’agorà civile verrà successivamente fatto erigere da Domiziano un tempio periptero, circoscritto in un grande pericolo, dedicato dopo la “damnatio memoriae” di quest’ultimo al padre Vespasiano divinizzato.
Fra il I e il II secolo d. C. Efeso divenne una fra le primissime città dell’impero per la ricchezza e l’importanza dei suoi complessi monumentali. Soluzioni urbanistiche greco – ellenistiche si accompagnano qui a una grandiosità di impianto tipicamente romana. Furono costruiti nuovi quartieri residenziali, terme, ginnasi e, fra la metà del I e quella del II secolo d. C., fu ingrandito il teatro, dotato di nuovi ordini di gradinate e di un nuovo imponente edificio scenico.



Tutti questi monumenti denotano un “gigantismo” tipicamente orientale e sono caratterizzati da soluzioni decorative e architettoniche di grande impatto e raffinatezza.
Al II secolo d. C. si datano alcuni dei monumenti più prestigiosi della città, fra cui la biblioteca di Celso presso l’agorà quadrata, il tempio di Adriano lungo via dei Curati (piccolo edificio in “antis” dalla rocca e raffinata decorazione architettonica), la grande piazza di Verulanus e le terme di Vedius. La biblioteca, la cui facciata è articolata come una “frons scaenae” teatrale, fu commissionata dal console Caio Giulio Aquila con la duplice funzione: il luogo di cultura e il monumento sepolcrale del padre, Celso Polemeano, che vi fu sepolto. All’età antonina risale un notevole altare monumentale, noto come l’ara di Efeso, il cui ciclo figurativo, che commemora le vittorie di Marco Aurelio e Lucio Vero sui Prati, è significativo dell’eccelso livello raggiunto dagli scultori efesini, già evidenziato nella ritrattistica di elevata committenza e nella scultura in generale.



Nei pannelli dell’ara si fondono l’eredità classica e il realismo analitico del rilievo storico romano.
Anche in età cristiana Efeso rivestì un ruolo di non secondaria importanza, come ci viene documentato dalla costruzione della chiesa di Santa Maria nel IV secolo e da quella grande basilica di San Giovanni sulla collina di Ayasoluk, voluta da Giustiniano e metà di pellegrinaggio fino alla conquista turca dell’XI secolo.


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