giovedì 22 novembre 2012

Almourol – Il castello dei Templari sul Tago



Nel XII secolo Gualdim Pais iniziò a costruire il castello di Almourol su un’isola nel fiume Tago, insediandosi probabilmente su resti di precedenti fortificazione romane e arabe. Inevitabilmente, come per ogni costruzione legata ai Templari, su questo edificio sono cresciute per secoli saghe e leggende.


STRENUI NEMICI DEGLI “INFEDELI” – L’Ordine dei Cavalieri del Tempio fu così chiamato perché aveva avuto la sua prima sede nell’area dove, secondo la tradizione, sarebbe sorto il tempio di Salomone a Gerusalemme. Venne fondato per proteggere i pellegrini diretti verso la Citta Santa. Col tempo divenne un’organizzazione potente e influente, ampiamente ramificata in tutta Europa, sempre più ricca grazie ai commerci e all’attività bancaria svolta in condizioni di privilegio.


Feroci avversari della Mezzaluna, i Templari combattevano i Mori ovunque. Nel XII secolo, per esempio, svolsero un ruolo di primo piano nella lotta contro i Musulmani stanziati nel Portogallo meridionale. Re Alfonso I Henriquez, detto il Conquistatore, concesse all’Ordine molte delle terre sottratte al nemico, richiedendo in cambio la costruzione di castelli a presidio delle zone di confine. Fu in questo contesto che Gualdim Pais (1118 – 1195), amico di gioventù del sovrano e Gran Maestro portoghese, eresse appunto nel 1171 il castello di Almourol.


L’ULTIMO RIFUGIO DELLA FLOTTA – Nel 1307 il re di Francia dispose il bando per l’Ordine dei Templari, il sequestro dei loro beni e l’arresto di numerosi cavalieri. In accordo con il papa, il re intendeva ridimensionarne la potenza e la ricchezza. L’Ordine fu soppresso dal pontefice nel 1312; tuttavia, per secoli continuarono a fiorire leggende su presunti intrighi, segreti, tesori. In Portogallo le proprietà dei Templari passarono al nuovo Ordine dei Cavalieri del Cristo, fondato da re Dinis. Da molti punti di vista questa non era altro che una trasformazione dell’istituzione disciolta: i cavalieri erano gli stessi, come pure il simbolo.


Uno dei misteri riguarda la cospicua flotta mediterranea dei Templari. Secondo alcuni essa avrebbe trovato rifugio il Portogallo, dove ricevette dal re il castello di Almourol come base, formando così il nucleo della futura grande marineria portoghese. Altri affermano che il viaggio si concluse in Scozia, dove nel 1314 i cavalieri avrebbero aiutato re Robert Bruce a sconfiggere gli inglesi.


IMPONENTE MA ARRETRATO – Non c’è dubbio che il castello di Almourol sia imponente, oltre che assai suggestivo all’aspetto, alto e misterioso sulla roccia fluviale. Tuttavia occorre riconoscere che la sua concezione è relativamente arretrata. Non presenta infatti nessuno di quegli accorgimenti difensivi incontrati dagli europei nelle crociate in Terra Santa, che a quel epoca cominciavano a diffondersi nei paesi occidentali: doppie porte, apparato a sporgere, fossati, ponti levatoi. Fatto insolito, tutto sommato, per una grande costruzione templare.


LE LEGGENDE DEL CASTELLO DI ALMOUROL – L’imponenza del castello ha sempre affascinato numerosi scrittori inducendoli, come Rebelo da Silva, ad ambientarvi i loro romanzi cavallereschi, spesso riciclando le antiche saghe che riferiscono di intrepidi cavalieri e dei loro combattimenti con i giganti. Sullo sfondo di queste narrazioni si colloca in realtà il conflitto fra il mondo cristiano e la dominazione araba nel Sud della penisola iberica, di cui Almourol fu un caposaldo.


 Altre fonti, soprattutto locali, ridimensionano il ruolo militare del castello e parlano invece di un traffico di ragazze, prima rinchiuse tra le sue mura e poi vendute come schiave. Su questa falsariga nel Cinquecento fu pubblicato il poema di Palmeirim, cavaliere senza macchia e senza paura che riuscì a liberare l’amata Polinarda dalle grinfie di un mercante di schiavi.


Né potevano mancare le leggende di fantasmi. Ad Almourol avrebbe infatti vissuto una principessa; innamorata dal suo servo moresco, la giovane sarebbe morta di dolore quando gli Arabi vennero cacciati dalla regione, e il suo spirito vagherebbe oggi senza pace nel castello.


UNA FORTIFICAZIONE IN MEZZO AL FIUME – I restauri ottocenteschi hanno in parte restituito l’antico splendore al pittoresco Castelo, che si erge tra una fitta vegetazione su un’isola rocciosa del fiume Tago.


Le mura esterne, rinforzate da merli e torri circolari molto sporgenti che consentono un buon tiro fiancheggiante, risalgono al XIV secolo. Il castello era rinforzato, complessivamente, da 10 massicce torri, che garantivano un’eccellente difesa, perlomeno secondo gli standard dell’epoca.


Il possente mastio è una notevole opera architettonica del XII secolo, per  la cui realizzazione occorse una decina d’anni.


Dall’alto del castello si gode di una bella veduta del fiume e del brullo paesaggio circostante, teatro di numerose saghe e storie di cavalieri o, più prosaicamente, di numerosi aspri conflitti tra cristiani e musulmani.


mercoledì 21 novembre 2012

Sudeley – Il castello della regina



Dopo la morte di re Enrico VIII, nel 1547, la sua sesta moglie Catherine Parr si trasferì a Sudeley. Qui visse ancora per un anno assieme al nuovo marito Thomas Seymour, prima di morire a sua volta. Il castello venne completamente rifatto nell’Ottocento.


L’ORIGINE ANGLOSASSONE – Una fortificazione esisteva sul posto già al tempo dei re anglosassoni. Etelredo II “lo Sconsigliato” la regalò nel X secolo alla figlia Goda in occasione delle nozze. Il nipote di questa, Harald, fu il primo lord Sudeley. Anche dopo la conquista normanna i Sudeley mantennero la proprietà, che solo nel Trecento passò di mano, finendo per matrimonio alla famiglia Boteler. Fu Ralph Boteler nel 1441 a costruire il castello antenato di quello odierne, ma poco dopo la sua costruzione Edoardo IV lo confiscò. I Boteler infatti avevano appoggiato i suoi avversari nel contrasto che all’epoca opponeva i diversi rami della famiglia reale.


IL COSTO DELLA LEALTA’ – Nel corso dell’aspra guerra che a metà Seicento oppose il re al parlamento, George Brydges, proprietario di Sudeley e sesto Lord Chandos, restò tenacemente fedele al sovrano Carlo I (1600 – 1649). Il suo castello divenne il quartier generale del principe Rupert, nipote di Carlo I. e ciò gli costò ben caro. Diroccato una prima volta dall’esercito parlamentare, l’edificio ospitò ciononostante il re in fuga e fu nuovamente espugnato e saccheggiato, per essere infine pressoché demolito nel 1649.


I RESTAURI DI EMMA DENT – Al termine della guerra civile il castello era ridotto in macerie, e tale rimase per lungo tempo. Solo nel 1782 si scoprì che nella cappella dedicata alla Vergine, una delle poche parti del complesso rimaste quasi intatte, era sepolta Catherine Parr. Ciò diede al luogo un’effimera notorietà. Nel XIX secolo la tenuta venne infatti acquistata dalla famiglia Dent, che diede l’avvio a una serie di restauri. L’aspetto attuale si deve soprattutto a Emma Brocklehurst, che, dopo aver sposato John Dent negli anni Cinquanta dell’Ottocento, portò a termine e lavori di ricostruzione e sistemò il parco.


RIFATTO, MA CON MISURA – Tanta storia è passata tra le mura di Sudeley, ma purtroppo poco è rimasto di quelle mura. Tuttavia la ricostruzione operata nella prima metà dell’Ottocento è stata, in confronto ad altri casi simili, notevolmente rispettosa delle – non molte – preesistenze. Ciò ha anche contribuito all’immagine pittoresca dell’insieme, non eccessivamente pretenziosa e abbastanza articolata, proprio per incorporare nel complesso le costruzioni antiche superstiti. Visti i gusti dell’epoca, non è un risultato da poco.


THOMAS SEYMOUR E LA SUCCESSIONE AL TRONO BRITANNICO – Enrico VIII aveva un solo figlio, Edoardo VI (1537 – 1553), nato dal terzo matrimonio con Jane Seymour e incoronato re a soli dieci anni. Data la precoce età, la reggenza venne affidata a suo zio, Edward Seymour. Un altro zio, Thomas Seymour, spossò Catherine Parr, vedova di Enrico VIII, e si stabilì con lei nel castello di Sudeley.


La coppia prese con sé anche Lady Jane Grey, pronipote di Enrico VII, che Thomas, appartenente convinto della legittimità dei suoi diritti al titolo, voleva assolutamente insediare sul trono d’Inghilterra. In realtà era sua intenzione evitare che la corona andasse a una delle figlie di Enrico VIII. La prima, in ordine di nascita, era Maria, figlia del primo matrimonio di Enrico VIII con Caterina d’Aragona, convinta cattolica, che secondo Thomas Seymour non poteva diventare capo dello Stato nell’Inghilterra anglicana. Poi veniva Elisabetta, nata dalle seconde nozze di Enrico VIII con Anna Bolena, da lui stesso mandata sul patibolo con l’accusa di adulterio.


Dopo la morte di Catherine, nel 1548, Thomas Seymour cercò di combinare un matrimonio fra il giovane Edoardo VI e Lady Grey, e di fronte al fallimento di questo proposito progettò di rapire il giovane sovrano. Scoperto, venne portato in tribunale e giustiziato nel 1549. alla fine Jane Grey andò in sposa al figlio del duca di Northumberland, e il re si convinse a nominarla erede al trono. In effetti nel 1553, alla morte di Edoardo VI, Jane Grey regnò per nove giorni, prima di essere arrestata e decapitata per ordine della legittima pretendente, Maria la Cattolica.



CASTELLO DI ANTICA TRADIZIONE – I visitatori di Sudeley Castle si trovano davanti a un tipico “castello” vittoriano dell’Ottocento, che però ha mantenuto viva la tradizione di una storia ben più antica dell’edificio attuale.


Tra i resti ancora visibili del vecchio castello vi sono le rovine della sala dei Banchetti e la massiccia torre del Carcere, nell’ala di sud-ovest.



Nella quattrocentesca cappella della Vergine, la Saint Mary Chapel, isolata e relativamente integra, fu ritrovata, nel Settecento, la tomba della regina Catherine Parr, di cui si erano perse le tracce. Nelle stanze del palazzo sono esposti numerosi oggetti che le appartenevano.  
Le stanze fatte restaurare da Emma Dent nell’Ottocento si presentano in un elegante stile vittoriano. Oltre a mobili di buona fattura si possono ammirare dipinti di Pieter Paul Rubens (1577 – 1640), Antonie Van Dyck (1599 – 1641) e William Turner (1775 – 1851).
Alla vita di Emma Brocklehurst Dent è dedicata nell’edificio una specifica esposizione.
Lo splendido giardino della Regina è probabilmente la parte migliore del complesso, ancora oggi in possesso della famiglia Dent-Brocklehurst.


martedì 20 novembre 2012

Moulineaux – Il castello di Roberto il Diavolo



Il  castello di  Moulineaux  fu eretto da Roberto I, il padre  di quel Guglielmo il Conquistatore, che fu famoso per aver assunto la corona d’Inghilterra dopo averla sottomessa. In seguito la figura di Roberto I venne falsamente identificata con quella, leggendaria, di Roberto “il Diavolo”.


FIERA ROCCA NORMANNA – Rollone il Vichingo, sceso dalla Scandinavia con i suoi Normanni, gli “uomini del Nord” come li chiamavano i Franchi, aveva occupato la Francia settentrionale. Nel 911 era stato nominato dal re di Francia Carlo il Semplice addirittura duca dalla neonata “Normandia”, che da quel popolo prese il nome. Per difenderne l’autonomia il suo discendente Roberto I (1010 – 1035) aveva innalzato il castello.


BALUARDO DEI PLANAGENETI – La fortificazione, posta strategicamente sulla strada per Ruan, diventò un importante baluardo di Riccardo Cuor di Leone nella difesa dei suoi possedimenti continentali.


A sua volta Giovanni Senza Terra, suo fratello e successore, la strappò ai francesi, che nel fratempo l’avevano occupata, e la fece demolire. Dopo la definitiva cacciata dal luogo dei sovrani inglesi, Filippo II la ricostruì a partire dal 1204. tuttavia due secoli più tardi il consiglio comunale di Rouen ancora una volta ne decise lo smantellamento perché non cadesse in mano degli inglesi. La cosa, comunque, non impedì che questi ultimi esercitassero, proprio da quelle rovine, il controllo sulla regione.


PRIGIONE DI GIOVANNA D’ARCO – Nel 1431 Giovanna d’Arco, la Pulzella d’Orleans – che aveva capovolto a favore della Francia una lotta ormai disperata ed era poi caduta in mano inglese – fu rinchiusa nel castello con l’accusa di eresia e stregoneria. Con queste accuse fu arsa sul rogo a Rouen nello stesso anno.


ESTREMO BALUARDO FRANCESE – Durante le guerre di religione che scossero la Francia nel Cinquecento il castello fu nuovamente diroccato. Duramente conteso ancora nel corso del conflitto franco-tedesco del 1870, l’edificio venne infine ricostruito nel 1903 in base al modello medievale, sia non pure completamente e con numerose modifiche rispetto all’originale.


NATURALMENTE FORTE – Non sempre occorrono i ritrovati più moderni per rendere formidabile una fortificazione. Anche trascurando i casi limite, come quello di Montecassino durante la seconda guerra mondiale, bastano le vicende del castello di Moulineaux per dimostrare come una posizione naturalmente forte possa sopperire, perlomeno fino a un certo punto, alle carenze dell’architettura. Nonostante il suo impianto tipicamente medievale, infatti, il castello di Roberto il Diavolo non solo fu una delle fortificazioni più contese della guerra dei Cent’Anni, ma ebbe un ruolo non trascurabile anche durante le guerre di religione del Cinquecento. Solo alla fine di quel secolo cominciò a essere abbandonato perché obsoleto.


LA SAGA DEL FIGLIO DI SATANA – Secondo la tradizione leggendaria del medioevo francese, Roberto, poi chiamato Roberto il Diavolo, sarebbe stato il figlio di Satana e di una contessa sterile, che si era rivolta al diavolo per avere il bambino tanto sospirato. Come espiazione per la sua nascita irregolare, però era condannato a restare muto. Nonostante tale deformazione si consolò combattendo con ferocia gli invasori barbari e conducendo una vita spericolata. Sedusse la giovane figlia di un sovrano, ma in seguito rifiutò il trono che gli veniva offerto, preferendogli una vita da eremita. La saga, comparsa per la prima volta in un romanzo in versi dell’inizio del XII secolo, venne ripresa nel Trecento in una composizione intitolata Miracle de Notre Dame de Robert – le – Diable, e ancora nel Quattrocento in una narrazione in prosa. Nel 1831, in pieno Romanticismo, Meyerbeer ne fece il soggetto di un’opera lirica al cui libretto lavorò lo stesso compositore, insieme a Delavigne e a Scribe, fissando così per sempre la leggenda del figlio disperato di Satana.


RICORDO DELLE ORIGINI – Già la splendida veduta sulla valle della Senna consiglierebbe da sola la visita del castello. Qui è infatti possibile rintracciare le radici della potenza normanna, che ebbe un ruolo determinante nella futura storia europea.



Il castello appartiene ai privati: le modalità di visita e i tempi di apertura dipendono quindi dai proprietari.
Nel castello si trova un modello della tipica nave vichinga, il drakkar, lungo 20 m circa, con cui un tempo Rollone e i suoi uomini giunsero nella Francia del Nord dalla Scandinavia.
Una serie di statue di cera aiuta a ripercorrere gli inizi del ducato di Normandia. In una scena si vede il conferimento del titolo di duca a Rollone da parte del re Carlo III. Vengono anche presentati l’albero genealogico della famiglia e i successori nella carica.
L’aspetto originale del castello è visibile ora in un modello ricostruttivo in scala. Un rilievo raffigura invece il duca Roberto I.


È documentata anche la vita del celebre Guglielmo il Conquistatore.
Alcuni studiosi hanno criticato – giustamente – come troppo superficiale e fantastica la ricostruzione storica. Questa, tuttavia, avrebbe il merito di evidenziare, presso il grande pubblico, gli enormi cambiamenti di quel periodo, quando gli scandinavi presero il potere nella Francia del Nord e da li partirono alla conquista dell’Inghilterra.


sabato 17 novembre 2012

Castiglione del Lago – Un dono del papa



Nel 1550 il papa Giulio III regalò alla sorella Giacoma, in occasione delle sue nozze, l’imponente castello medievale di Castiglione sul Trasimeno, cui corrispondeva anche il rango marchionale. Il marchesato, in seguito promosso ducato, rimase alla famiglia fino al 1643.


LA ROCCA DEL LEONE – La rocca di Castiglione del lago esisteva già da secoli quando l’imperatore Enrico VI di Hohenstaufen dovette riconoscere la supremazia della città di Perugia e la fortificazione fu smantellata. Il luogo, infatti, in virtù della sua eccellente posizione costituiva una costante fonte di pericolo per il Comune umbro. Il successore di Enrico, però, Federico II, salito nel 1220 sul trono dei suoi avi, la ricostruì, intorno alla metà del secolo, con il simbolico nome di rocca del Leone, da cui forse derivò con il tempo il nome di Castiglione. Ma non era la prima distruzione e ricostruzione che l’edificio dovette subire. Un secolo prima, nel 1091, infatti, era stato l’imperatore Enrico IV a demolire la fortificazione, che era tra i capisaldi dei suoi nemici.


IL PALAZZO DEI  DELLA CORGNA – Il castello donato dal pontefice alla sorella venne in seguito ampiamente rimaneggiato dal figlio di quest’ultima, Ascanio della Corgna. Egli aveva sposato Giovanna Baglioni, erede della famiglia perugina che un tempo dominava su Castiglione. La casa-forte posseduta dai Baglioni in prossimità del castello fu trasformata da Ascanio in uno sontuoso palazzo, destinato a diventare residenza dei marchesi, e quindi dei duchi, Della Corgna.


LO STUPORE DI MACHIAVELLI – La rocca di Leone, ritenuta all’epoca praticamente inespugnabile, era uno dei più grandi edifici militari d’Europa. Visitandola, lo scrittore Nicolò Machiavelli (1469 – 1527) restò colpito dal suo aspetto minaccioso, che esprimeva visivamente la forza dell’autorità. Gli sembrò un muto testimone di pietra di quei processi del potere, che in seguito cominciò a mettere a nudo, dando dignità di studio scientifico alle sue osservazioni sul cinismo politico dei principi, sui loro metodi e sui loro inganni. Il risultato fu un rigoroso trattato di politica applicata condensato in un celebre libro – Il principe, del 1513 – che purtroppo fu spesso inteso come una giustificazione della sopraffazione, della tirannia e della legge della forza piuttosto che una disincantata e realistica analisi dei meccanismi della politica.


UN RECIPROCO AIUTO – Il castello non esaurisce le fortificazioni di Castiglione del Lago. Anche il borgo vanta una sua cinta difensiva, che si allacciava alle cortine del castello venendo a costituire un’unica realtà difensiva. È uno dei pochi casi in cui il castello signorile, anche se grande e ben munito, non prevarica sull’abitato, di cui costituisce l’arx, l’estrema difesa. A sua volta, il borgo costituiva l’antemurale del castello: una reciproca collaborazione che andava a vantaggio di ambedue le realtà.


HANNIBAL AD PORTAS – Nel 217. a.C. notizie tremende giunsero a Roma: le truppe del console Gaio Flaminio erano state accerchiate sulla riva nord del lago Trasimano, a circa 15 km dall’attuale abitato di Castiglione. Quindicimila soldati e lo stesso console erano caduti in battaglia, e più nulla si frapponeva tra Annibale e l’Urbe: la strada per Roma era aperta. Tuttavia il condottiero cartaginese deviò per le Puglie, dove un anno dopo annientò presso Canne quasi l’intero esercito romano. La lunga marcia che aveva portato Annibale dalla Spagna all’Italia meridionale, valicando le Alpi, sembrava conclusa. Eppure, Annibale mancò la sua occasione. Infatti, i Romani passarono al contrattacco e nel 202 sconfissero Annibale , costringendolo prima alla fuga in Siria e poi al suicidio. Restò la frase Hannibal ad portas, “Annibale è alle porte” come ricordo di uno dei momenti più tragici di Roma.


UNA FORMIDABILE POSIZIONE DIFENSIVA – Le isole sono da sempre tra i più apprezzati luoghi difensivi. Se poi l’isola presenta fianchi scoscesi, difficili da risalire per eventuali attaccanti, la posizione difensiva diventa veramente formidabile. Questo è quello che è accaduto a Castiglione del Lago, nata inizialmente come roccaforte insulare nel Trasimeno.


UN CASTELLIERE ANTICO – La località di Castiglione era molto probabilmente abitata già in epoca etrusca – parecchi reperti di tale civiltà sono stati rinvenuti nel territorio – e quasi certamente in età romana. Del resto, si trattava di una posizione che favoriva, si potrebbe dire richiedeva, un insediamento: un isolotto roccioso affiorante dal lago, a poca distanza dalla riva, tanto che con il tempo si è formato un istmo alluvionale che l’ha unito alla costa. È un tipo di località in cui si potrebbe persino aspettare un castelliere preistorico; e non è detto che in futuro non se ne trovino le tracce.


IL PRIMO CASTELLO – Una posizione così favorevole non poteva essere trascurata. Già nell’alto medioevo, infatti, sorse un castello di cui non si conoscono natura e forme, ma di cui restano vari documenti. Uno è quello con cui l’imperatore Ottone III, nel 996, lo cedette al marchese Ugo di Toscana; altri poi ne provano, in un certo periodo, l’appartenenza all’abbazia di San Germano di Corteleone. Purtroppo questa rocca originaria andò pressoché totalmente distrutta a opera dell’imperatore Enrico IV, nel corso della lunga lotta che lo oppose al papato e alle recalcitranti città dell’Italia centro-settentrionale.


L’ATTUALE FORTIFICAZIONE – Il castello e il borgo ai sui piedi (che si completavano reciprocamente) risorsero comunque ben presto, e costituirono nei secoli successivi uno dei punti di forza di Perugia, sebbene a più riprese Cortona, Orvieto, Arezzo provarono a contendergliene il possesso. A quest’epoca appartengono le strutture fortificate visibili tuttora, sorte nel XIII secolo e integrate a più riprese fino al Cinquecento, quando la fortificazione venne sostanzialmente abbandonata a favore del palazzo sottostante.


UN IMMENSO GIRO DI MURA – Più che un castello, la fortificazione che corona Castiglione del Lago sembra una piccola città racchiusa tra le sue mura. E forse nel suo tracciato c’è il ricordo degli abitanti che si erano succeduti sulla collina dall’epoca etrusca in poi. Tuttavia dal punto di vista militare l’imponente fortezza non era particolarmente temibile, se non per la sua posizione privilegiata. Troppo lontane le torri per aiutarsi con il reciproco tiro di fiancheggiamento, relativamente modeste le difese avanzate, troppo ampio il perimetro per le truppe di solito a disposizione, scarsamente compartimentato l’interno, così che una breccia in un punto avrebbe procurato il crollo dell’intera difesa. Eppure Castiglione fu per secoli una delle chiavi per il dominio sull’intera Umbria.



ALLA MODA DEI POTENTI – La cessione di papa Giulio III ai Della Corgna creò sulle rive del Trasimeno un piccolo stato principesco che durò fino al 1643, elevando la cittadina di Castiglione al rango di piccola ma orgogliosa capitale. La consacrazione di questo ruolo avvenne ai tempi di Ascanio I della Corgna, nipote del pontefice: un ardimentoso e abile capitano che doveva coprirsi di gloria a Lepanto. Egli infatti fece costruire un ampio palazzo dalle forme manieristiche, che doveva costituire la reggia del minuscolo dominio. Tale palazzo venne poi collegato alla rocca mediante un passaggio coperto, munito di feritoie, che consentiva di andare da un edificio all’altro senza interferenze dall’esterno. La realizzazione entrava nel relativamente vasto novero di strade coperte che collegavano palazzi e castelli, di cui il Corridoio vasariano di Firenze, il Passetto romano o la strada coperta di Vigevano sono alcune tra le testimonianze più note. E mostra l’ambizione dei Della Corgna che, in piccolo, ripresero un espediente spesso usato da grandi personaggi. Il passaggio, crollato nel 1963, fu ripristinato qualche anno dopo, ed è tuttora in funzione, costituendo uno degli elementi di maggior interesse del complesso.


FORZA E ARTE – In origine il roccione calcareo su cui s’innalza il castello medievale era un’isola del lago Trasimeno.
La rocca del Leone, a pianta pentagonale, con quattro torri d’angolo e le mura merlate, è un’importante testimonianza della grande architettura militare in epoca Hohenstaufen. Questo nonostante non assomigli per nulla ai tradizionali castelli federiciani, a pianta regolare e di dimensioni ridotte, compensate dall’imponenza delle strutture.
Percorrendo il cammino di ronda si può avere uno sguardo d’insieme sul complesso. Vale la pena di salire sul mastio, alto ben 29 m, per godere il bellissimo panorama del lago Trasimeno e del paesaggio circostante.
Uno dei motivi di attrazione del complesso è il passaggio coperto che collega il castello al palazzo.
Il palazzo della Corgna, sede attuale del Municipio, venne eretto, secondo la tradizione, su disegni del famoso architetto Galeazzo Alessi (1512 – 1572), ma si fa anche il nome di un altro celebre architetto, Iacopo Barozzi detto il Vignola.

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