venerdì 16 novembre 2012

Vigoleno – Castello e borgo



Il complesso di Vigoleno, nel comune di Vernasca, è composto da due realizzazioni completamente integrate: il castello e il borgo murato che gli si addossa. Forma oggi un insieme di alto valore architettonico e ambientale.


UNA VITA TORMENTATA – Il castello di Vigoleno, arroccato su un poggio dominante la valle dello Stirone, in Emilia, è di origine notevolmente antica. È già documentato nel X secolo. La sua posizione di alto valore strategico ne ha fatto una delle fortificazioni più tormentate del territorio. Entrato nel XII secolo nell’ambito del comune di Piacenza, fu aspramente conteso tra parmesi e piacentini, e al tempo stesso tra le famiglie feudali legati ai due comuni, gli Scotti e Pallavicino, che se lo disputarono per quasi due secoli. Fu anche oggetto di accaniti scontri tra eserciti al soldo della Santa Sede e truppe viscontee, fino a essere completamente demolito nella seconda metà del Trecento per ordine di Gian Galeazzo Visconti.


LA RICOSTRUZIONE DEGLI SCOTTI – Gli Scotti, che ritornano in possesso del feudo all’incirca in quell’epoca, chiesero nel 1389 al duca di Milano il permesso di ricostruirlo: nacque così il complesso che oggi si vede. Quello ricostruito dagli Scotti è un insieme di alto valore sia architettonico sia paesistico-ambientale. Si compone di due parti tra loro integrate: il castello vero e proprio e il borgo che gli si addossa, o, per essere più esatti, che vi si compenetra. Infatti il castello si “innerva” letteralmente nel borgo, venendo a costituire con esso non la somma di due elementi fortificati, ma un unico complesso, tutto racchiuso da mura: una perfetta, quasi didascalica espressione di cosa doveva essere un borgo appenninico del tardo medioevo.


FUSIONE DI MURA E INTERESSI – Nei paesi d’oltralpe, in Francia in particolare, ma anche in Spagna e in Germania, non è infrequente il caso del borgo “filiazione” del castello, con cui vive in simbiosi. In Italia tale situazione, tipicamente legata a una società feudale, è assai meno frequente. I centri abitati, anche piccoli, sono infatti quasi sempre un’alternativa al castello che, se vi si insedia, viene spesso sentito come “interferenza” del signore nella vita, tendenzialmente comunitaria e democratica, dell’abitato stesso. Vigoleno, con la sua completa fusione tra struttura del borgo e strutture castellane, è un’eccezione nel panorama fortificato della  Penisola.




IL VALORE DELL’AMBIENTE – Il fattore ambientale è fondamentale per apprezzare il complesso di Vigoleno. Che, se non fosse tuttora inserito in un ambiente poco o nulla compromesso – situazione sempre più rara in Italia – non avrebbe il valore esemplare che invece presenta. Si tratta in realtà di una situazione che riguarda pressoché tutta l’architettura fortificata, nata a suo tempo come elemento dominante del territorio intorno, e ora assai spesso umiliata e snaturata dalla radicale trasformazione subita dal paesaggio italiano nell’ultimo mezzo secolo.



ALLA RICERCA DEL PARAGONE – Vigoleno è un insieme assai raro nel panorama dell’Italia settentrionale. Per caratteristiche architettoniche e impianto generale ha in tutta questa ampia zona un solo paragone: il complesso fortificato di Castellaro Lagusello, in provincia di Mantova. Nell’esempio emiliano, tuttavia, il nucleo difensivo (castello vero e proprio, rocca, rivellino) assume un’importanza e una caratterizzazione dominanti, che l’esempio lombardo non possiede e che ne fanno un unicum quanto mai notevole.  



UN CASTELLO ATIPICO – Il castello di Vigoleno, cioè l’insieme direttamente occupato dal feudatario e dalla sua famiglia – in senso allargato, comprendente anche servi, armigeri e tutto quanto utile per la vita del signore -, ha una forma curiosissima, scaglionata in varie parti del complesso.
Il nucleo castellano è articolato su un ampio palazzo baronale, riservato alla residenza signorile, e da una rocca con funzioni militari, caratterizzata da un alto mastio quadrato.
Palazzo baronale e rocca sono collegati da un poderoso terrapieno della inusitata larghezza di oltre 5 m, che dà all’insieme un curioso impianto “a bilanciere”, del tutto inedito.
L’ingresso al castello è protetto da un colossale rivellino dall’impostazione assolutamente inconsueta, allungata e terminante a semicerchio: quasi un secondo castello posto a protezione del primo.


Il borgo è protetto da un suo proprio giro di mura che si salda alle cortine del castello, dando origine a un unico insieme integrato, nel quale le varie fortificazioni si potenziano a vicenda. Addirittura palazzo baronale e terrapieno vengono quasi ad “adagiarsi” sulle mura meridionali, che vengono a farne parte integrante.
Nel borgo si segnala la pieve di San Giorgio, forse del XII secolo, a tre navate e tre absidi.
Tra le due guerre mondiali il castello della duchessa Maria di Grammont ospitò autori, poeti, scrittori, musicisti: il bel mondo di quegli anni.


2 commenti:

*Susycottage* ha detto...

Che bello che sei tornata carissima,
ho nostalgia dei "vecchi tempi"
ehehe!!
E bellissimo questo castello,
molto intrigante anche la sua storia.
Love Susy x

Maitre Marabout SAFARI ha detto...

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