mercoledì 6 aprile 2011

Hampton Court Palace – La residenza preferita di Enrico VIII e Anna Bolena


Alla periferia sud-occidentale di Londra sorge il meraviglioso Hampton Court Palace, circondato da un parco naturale di 445 ettari, il Bushy Park, una distesa semiselvaggia popolata da branchi di cervi e daini.



Il più spettacolare palazzo di Londra è il cinquecentesco Hampton Court Palace, situato in periferia. Qui la storia si può quasi toccare con la mano, dalle cucine dove si può assistere alla preparazione dei cibi come si faceva un tempo, ai sontuosi appartamenti di Enrico VIII, fino ai favolosi giardini con un labirinto vecchio di tre secoli.


Come molte altre residenze reali, originariamente l’Hampton Court Palace non fu realizzato per i sovrani, ma per il cardinale Thomas Wolsey, che nel 1515 decise di farsi costruire un palazzo degno della sua carica di gran cancelliere. Purtroppo, però, nemmeno Wolsey riuscì a convincere il papa a concedere a Enrico VIII il divorzio da Caterina d’Aragona e i rapporti fra il re e il cancelliere si guastarono rapidamente, tanto che una quindicina d’anni più tardi fu  costretto a cedere il palazzo all’adirato sovrano. Accusato anche di alto tradimento, lo sventurato cardinale morì nel 1530, prima di arrivare al processo.



Appena entrato in possesso del palazzo, Enrico VIII intraprese grandi opere di ampliamento aggiungendo la Great Hall, la squisita Chapel Court e le spaziose cucine. Nel 1540 Hampton Court era ormai diventato uno dei palazzi più sontuosi e raffinati d’Europa, ma il re vi trascorreva soltanto circa tre settimane all’anno. Alla fine del Seicento, il re Guglielmo e la regina Maria incaricarono l’architetto Christopher Wren di ampliarlo ulteriormente e il risultato fu la bellissima fusione di architettura Tudor e sobrio barocco che si può ammirare ancora oggi.


Dopo aver varcato il cancello principale si arriva al Base Court e poi al Clock Court, il cortile il cui nome deriva dall’orologio astronomico del Cinquecento che mostra ancora il sole che gira intorno alla terra. Il secondo cortile è il vero punto di partenza, dal quale si può proseguire per uno dei qualsiasi dei sei blocchi di appartamenti della struttura. Dietro il colonnato si trova anche l’utile Introductory Exibition, una mostra introduttiva che illustra dettagliatamente il complesso.




Le scale all’interno dell’ingresso un tempo riservate ad Anna Bolena salgono agli Henry VIII’s State Apartments, le stanze di rappresentanza di Enrico VIII, che comprendono la Great Hall, ovvero la più grande sala del palazzo, ricca di arazzi e corredata da un splendido soffitto di travi a vista.



La Horn Room (sala dei corni), decorata con i trofei di caccia, porta



allla Great Watching Chamber, da dove le guardie tenevano sotto controllo l’accesso agli appartamenti del re.


Accanto ad essa si trova la più piccola Page’s Chamber (stanza dei paggi) e



la Haunted Gallery (galleria dei fantasmi): arrestata per adulterio e detenuta nel palazzo nel 1542, la quinta moglie di Enrico VIII, Caterina Howard, riuscì a eludere la sorveglianza delle guardie per correre strillando lungo il corridoio in cerca del re; si dice che ancora oggi il suo spettro ripeta questa scena.



Proseguendo lungo il corridoio si arriva alla magnifica Chapel Royal, la cappella reale costruita costruita in soli nove mesi e tuttora luogo di culto dopo quasi 450 anni. Il soffitto a volta in blu e oro, originariamente destinato alla Christ Church di Oxford, fu invece insatllato qui; il dossale del XVIII secolo è opera di Grinling Gibbons.


Anche le cucine in stile Tudor, risalenti all’epoca di Enrico VIII, sono accessibili dall’Anne Boleyn’s Gateway: in passato qui si cucinavano i pasti per tutta la corte, composta da circa 1200 persone. Gli ambienti sono stati sistemati come potevano apparire all’epoca, quando i servitori giravano gli spiedi, farcivano i fagiani e glassavano il marzapane con foglia d’oro.



Molto impressionate è anche la Great Wine Cellar, la cantina che poteva contenere 300 barili di birra e altrettante botti di vino, vale a dire il consumo annuale della corte intorno alla metà del XVI secolo.
A ovest del colonnato, nel Clock Court, si trova l’ingresso alle Wolsey Rooms (le stanze del cardinale Wolsey) e alla Young Henry VIII Exibition, una mostra dedicata ai primi vent’anni di Enrico VIII.



A est del colonnato si trovano le scale che portano ai King’s Apartments, le stanze costruite da Wren per Guglielmo III nel 1702. un giro degli appartamenti porta fino alla grandiosa King’s Staircase, la scalinata arricchita da dipinti di Antonio Verrio intorno al 1700, che paragona il re ad Alessandro Magno.



Molto bella è anche la King’s Great Bedchamber, la camera da letto del re con un letto sormontato da piume di struzzo, e il King’s Closet (con un gabinetto dal sedile di velluto).



La moglie di Guglielmo, Maria II, aveva i propri appartamenti, i Queen’s State Apartments, accessibili attraverso la Queen’s Staircase, la scalinata decorata da William Kent. Alla morte di Maria, nel 1694, le stanze del suo appartamento non erano ancora finite: furono portate al termine durante il regno di Giorgio II. Le camere sono rimaste come al tempo in cui venivano usate dalla regina Carolina, tra il 1716 e il 1737, per intrattenere gli ospiti.


In confronto agli appartamenti del re quelli della regina sembrano piuttosto austeri, anche se la Queen’s Audience Chamber (sala delle udienze della regina) ha un trono imponente quanto quello del sovrano.




Georgian Rooms sono le stanze usate da Giorgio II e dalla regina Carolina durante la loro ultima visita a palazzo nel 1737. le prime sale furono progettate per il secondogenito di Gorgio, il duca di Cumberland, il cui letto è davvero minuscolo rispetto all’ambiente grandioso.



La Cartoon Gallery, invece, prende il nome dai celebri dipinti su cartone di Raffaello che vi erano esposti e che attualmente si trovano al Victoria & Albert Museum; quelli che si trovano oggi nella sala sono copie del tardo Seicento.


Oltre la Cartoon Gallery si trovano le camere private della regina, i Queen’s Private Apartments, ovvero il salotto e la stanza da letto in cui dormiva con il re se voleva godere di un po’ di intimità.



Particolarmente interessanti sono il Queen’s Bathroom, con la vasca da bagno posata su un tessuto che doveva assorbire gli spruzzi d’acqua, e l’Oratory, un bell’oratorio in cui si può ammirare un tapetto persiano di squisita fattura risalente al XVI secolo.



I splendidi giardini sono percorribili in carrozza, dove si trova il Real Tennis Court, il campo da tennis costruito intorno al 1620 e destinato al gioco assai diverso dalla versione odierna di questo sport.



 Nei restaurati Riverside Gardens, che si estendono per 24 ettari, si trova la Great Vine (grande vite), piantata nel 1738 e capace di produrre ancora circa 320 chilogrammi di uva all’anno; è una vite molto antica, ma non più antica in assoluto (la più antica si trova in Slovenia).



La Lower Orangerie, nei giardini, ospita i nove Trionfi di Cesare dipinti da Andrea Mantenga e acquistati da Carlo I nel 1629; la Banqueting House fu invece progettata per Guglielmo III e dipinta da Antonio Verrio.
Naturalmente non bisogna tralasciare il famoso labirinto: lungo 800 m, è un capolavoro di carpini e tassi piantati nel 1690, dove i visitatori impiegano in media 20 minuti per raggiungere il centro.   

  



3 commenti:

alex ha detto...

Non lo conosco, ma dalle foto vorrei tanto andarci, anche se a volte penso al paradosso, più la storia è stata crudele più alcuni luoghi sono suggestivi. A presto, Alex

Unknown ha detto...

a parte la galleria dei fantasmi (che inquieta ma incuriosisce al tempo stesso) penso che perderei molto tempo a spasso nei giardini :D

Silvia O. ha detto...

Sarà che la storia di queste sei mogli mi ha sempre interessata, per quanto cruenta e piena di sofferenza (come dimostra il corridoio in cui la povera Catherine Howard corse ulrante), sarà che soprattutto su Anna Bolena ricade la mia istintiva solidarietà, sarà che proprio la figlia ripudiata da Enrico VIII ha reso grandissima l'Inghilterra... ma questo posto mi affascina moltissimo. E' uno dei tanti luoghi inglesi che spero di poter visitare, prima o poi!

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