mercoledì 24 novembre 2010

Templi di Pagan (parte II)


Le ragioni del declino di Pagan rimangono tuttora controverse: secondo la storiografia ufficiale birmana sarebbero state le devastazioni dei Tartari a indebolire l’impero, mentre altre fonti sembrano alludere a germi di decadenza già presenti negli ultimi anni del regno.
Thathbyinnyu 

Sta di fatto che, dalla fine del XIII secolo, la crescita della città si arrestò improvvisamente e moltissimi templi furono demoliti per far posto a fortificazioni, mentre altri vennero saccheggiati. Ridotta drasticamente la popolazione, Pagan divenne per i successivi tre secoli una città fantasma, terreno di scorribande di ladri e profanatori di templi.


Htilominlo Pahto

Simile al precedente, ma molto più massiccio, è il Dhamayangyi Pahto, attribuito al re Narathu (1167 – 1170). Questo tempio racchiude un mistero architettonico tuttora irrisolto. Uno dei due ambulacri situati nella parte centrale della struttura è interamente occupato da detriti che nascondono in parte alla vista gli stucchi e gli affreschi che lo decorano. Secondo la leggenda ciò si deve agli scavi impiegati nella costruzione del tempio che, per vendicarsi delle angherie subite da parte del re durante i lavori, colmarono il corridoio interno con frammenti di mattone.
I tempi Pathothamya, Apeyadana e Gubyaukgyi offrono un ottimo esempio dello stile degli edifici di piccole dimensioni in voga nel periodo precedente alle grandi innovazioni architettoniche del XII secolo.

Gawdawpalin Pahto

Lo Shwegugy e il Thatbyinnyu, entrambi voluti da Alaungsithu (1113 – 1163), rappresentano un’innovazione architettonica rispetto ai precedenti, segnalando il passaggio da una struttura massiccia e buia, a una più ariosa e meglio illuminata. Questi due “pahto” costituiscono un classico esempio di architettura del periodo medio di Pagan.

                                                                         Buddha giacente

I templi Sulamani, costruito da Narapatisithu nel 1181, e Htilominlo, voluto da Nadaungmya (1211 – 1234), sono due dei migliori esempi di tardo stile di Pagan. Essi combinano l’impianto orizzontale tipico del primo periodo con la tendenza alla verticalità di quello di mezzo. Il vertice dell’architettura tarda del Pagan è, infine, rappresentato dal tempio Gawdawpalin, completato sotto Nadaungmya.


Il re mon Manhua, nei lunghi anni trascorsi a Pagan come ostaggio, ottenne il permesso di costruire il tempio Manhua Paya nel 1059. di dimensioni relativamente piccole, esso contiene tre grandi immagini di Buddha seduto e un enorme Buddha sdraiato. L’evidente sproporzione fra le dimensioni delle statue e lo spazio che le contiene conferisce all’interno un senso di costrizione e soffocamento che dovrebbero, almeno secondo la leggenda, riflettere lo stato d’animo del re in cattività. L’unica nota di serenità è data dal sorriso del Buddha giacente, nell’atto di entrare nel “nirvana”: solo la rinucia alle cose terrene avrebbe infatti liberato il re dalla prigione di Pagan.
                               

Testo di Marco Ceresa
Fonte: "Le città perdute"



2 commenti:

Tizyana ha detto...

Che costruzioni bellissime! Nell'insieme formano delle vedute davvero suggestive.

Adriano Maini ha detto...

Sono notizie di scarsa diffusione. Mi hai colmato una grave lacuna. E belle, molto belle, le fotografie.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...