Ludwig II di Wittelsbach, re di Baviera, con gli anni si estraniò sempre più dalla realtà e dagli impegni regali, rifugiandosi in un mondo medievale. Adorava Hohenschwangau, un edificio fortificato dal padre, in cui passava i mesi estivi da quando era bambino: “E’ il mio paradiso in terra che io animo con i miei ideali e questo mi rende felice” ripeteva.
IL CASTELLO OTTOCENTESCO SULLA ROCCA MEDIEVALE – Il castello di Hohenschwangau era sorto sul luogo di una precedente rocca medievale, il castello di Schwanstein, comprato all’inizio del Cinquecento dalla famiglia di commercianti Baumgartner e quindi ampliato. L’edificio aveva subito gravi danni nel corso della guerra di successione spagnola e delle campagne napoleoniche. Era perciò assai malridotto quando, nel 1832, fu acquistato dall’allora principe ereditario di Baviera, Massimiliano, che lo trasformò nel castello da favola di Hohenschwangau. Il principe Massimiliano aveva deciso di farne la sua residenza estiva subito dopo averne visto i ruderi durante un’escursione.
UN EDIFICIO NEOGOTICO DI GUSTO ROMANTICO – Il toponimo di Hohenschwangau (Schwangau Alta) può creare qualche equivoco, in quanto esisteva già un castello con questo nome, nel luogo in cui più tardi Ludwig II fece innalzare il castello di Neuschwanstein. L’incarico di ristrutturare Hohenschwangau venne affidato allo scenografo Domenico Quaglio, che predispose un certo numero di bozzetti e acquerelli. Il definitivo progetto di un edificio di forme romantiche aveva solo qualche riflesso degli antichi castelli – come il coronamento merlato o le torrette – peraltro anch’esso filtrato dallo spirito eclettico dell’epoca. L’arredamento interno presenta una ricca ornamentazione e numerosi affreschi, alcuni dei quali di Moritz von Schwind, con ritratti di principi e imperatori ed episodi di miti e vicende storiche tedesche. Tra questi, lo straziante addio fra Corradino di Svevia e sua madre, che sarebbe avvenuto proprio qui nel 1267. Corradino, nipote dell’imperatore Federico II, andava in Italia a rivendicare il trono del regno meridionale, strappato agli Svevi dagli Angioini. Lì però lo attendeva la morte: nel 1268, sconfitto nella battaglia di Tagliacozzo, venne infatti decapitato a Napoli per ordine di Carlo d’Angiò.
Il futuro re Ludwig II di Baviera era ancora bambino quando i lavori a Hohenschwangau volgevano al termine, e a tredici anni amava disegnare il castello in cui abitava. Lo affascinava in modo particolare il mondo delle antiche saghe germaniche e cavalleresche che ne decoravano l’interno, e che avrebbe inciso molto sul suo carattere.
LOHENGRIN, IL NOBILE CAVALIERE – Secondo una leggenda diffusa in Baviera, nell’800 l’imperatore Carlo Magno aveva assegnato Schwangau (il “feudo del cigno”) a un prode cavaliere, che sarebbe poi partito, su una barca trainata da un cigno, attraverso il vicino lago Alpsee: lo stesso motivo si ritrova nella celebre saga di Lohengrin.
Nel 1835 Massimiliano aveva dedicato al “cavaliere del cigno” una sala del castello di Hohenschwangau, detta appunto Schwanenrittersaal. In un dipinto viene mostrato il congedo del cavaliere, in cammino verso la barca ormeggiata sull’Alpsee, con il castello sullo sfondo. Ludwig crebbe con questa immagine negli occhi e un’intensa passione per la leggenda del mitico eroe.
Nel 1850 Richard Wagner mise in scena l’opera “Lohengrin”. Il giovane, entusiasta della sua musica, fu felicissimo quando il famoso compositore venne a trovarl a Hohenschwangau, quindici anni dopo. Per una settimana il castello risuonò delle note dell’opera, e alla fine Ludwig, allora ventenne, regalò all’autore un orologio con una piccola immagine del suo eroe. Dopo questa visita il giovane sovrano cominciò a travestirsi di tanto in tanto da Lohengrin e giunse addirittura a scrivere a Wagner chiedendo quale mantello indossasse il cavaliere sopra l’armatura e quali colori avesse.
MEDIOEVO FANTASTICO – Curiosamente, il medioevo entrato nella memoria collettiva non è quello reale, ma quello della fantasia. Filtrati dal grande “revival medievalistico” dell’Ottocento, i secoli bui furono presentati in maniera edulcorata, assai lontana dalla realtà storica, ma di grande presa sull’immaginario popolare. Una concezione che trovò espressione nei numerosissimi “castelli” eretti nel corso dell’Ottocento; alcuni dei quali totalmente finti, cioè costruiti allora, altri ricostruiti con maggiore o minore disinvoltura rispetto all’originale. Furono queste architetture a dare concretezza e consistenza al sogno, contribuendo a fissare un’idea, che poi si è radicata. Un processo dove fondamentale fu la rivalsa del mondo anglo-germanico nei confronti di secoli di predominio artistico dell’Italia e delle forme classiche. Esempi come Hohenschwangau sono infatti più frequenti in Germania, e in misura minore, in Inghilterra che non in Italia.
INTERNI SFARZOSI – Come residenza estiva ufficiale del re Massimiliano II, Hohenschwangau aveva arredamenti di gran lusso: non solo negli appartamenti reali, ma anche nell’ala dei Cortigiani, ultima parte costruita del complesso, destinata ad abitazione degli alti funzionari di corte e della loro servitù.
Nel sito Tutto Baviera ho trovato seguente informazioni:
- Nel 1833 Massimiliano visitò la Turchia e, affascinato dall'architettura e dai colori del paese, arredò la camera da letto della regina in stile turco; le pitture murali mostrano alcune tappe del suo viaggio in Oriente.
- L'attuale camera degli Hohenstaufen era lo spogliatoio e camera da musica del re. Le pitture murali sono dedicate agli Hohenstaufen, che tra l'altro erano legati ai Wittelsbach: il conte Otto von Wittelsbach salvò infatti la vita a Barbarossa (l'imperatore Federico I) che lo nominò nel 1180 primo Duca di Baviera. Da notare il pianoforte quadrato intagliato in legno d'acero usato da Wagner per una serie di concerti privati che avevano un unico spettatore: Ludwig II. La cappella privata annessa alla stanza venne arredata dallo stesso sovrano che la impreziosì con due splendide icone russe, donategli dallo zar Alessandro II.
- La sala degli eroi è la stanza più grande ed importante del castello. I dipinti raffigurano la leggenda di Wilkina, una parte del ciclo di Teodorico di Verona, scomparso in Germania ma tramandato da una traduzione eseguita in Norvegia nel 13° secolo. Da notare il quadro intitolato "La festa del re Hermerich a Roma": i pittori si sono permessi uno scherzo immortalando i maestri più famosi del loro tempo - Moritz von Schwind, Peter Cornelius e Wilhelm Kaulbach - accanto ad una botte di vino... da vivi infatti non disdegnavano mai una buona bevuta! L'imponente trionfo in bronzo dorato a fuoco, che si ispira alla leggenda dei Nibelunghi, venne eseguito nel 1840 mentre il busto di Ludwig, in marmo di Carrara, risale al 1869 ed è opera della scultrice americana Elisabeth Ney che ebbe come modello il re in persona.
- Camera di Berchta: secondo una leggenda bavarese Carlo Magno, primo grande re europeo, nacque nel mulino Reiss presso Gauting, nelle vicinanze del lago di Starnberg [qui, il 13 giugno 1886, Ludwig morì in circostanze misteriose]. Le pitture murali sono dedicate a lui e a sua madre Berchta. La coppa dorata al centro della stanza è un dono dei cavalieri dell'ordine di San Giorgio al principe reggente Luitpold in occasione del suo 50° anno di appartenenza all'ordine.
- La camera da letto reale, detta camera del Tasso, è ornata da dipinti raffiguranti la storia di Rinaldo e Armida tratta dalla "Gerusalemme Liberata" di Torquato Tasso. Nel 1871 Ludwig, colpito da un terribile mal di denti, giaceva febbricitante nel letto quando nella stanza entrò il conte Holstein, ambasciatore di Bismarck, che gli consegnò la famosa "lettera imperiale": dopo lunghe trattative il re acconsentì con la sua firma all'elezione di Guglielmo I ad imperatore tedesco.
E per finire, ancora un po' di note di Richard Wagner
1 commento:
Mi affascina molto sia la figura di Ludwig, sia il gusto medievalistico dell'Ottocento, tra leggendo, mito del Graal e così via...questo castello, a differenza dell'altro, non l'avevo mai visto, è davvero bello, grazie per la visita virtuale!
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