domenica 9 gennaio 2011

Dougga


Il primitivo centro indigeno di Thugga, oggi Dougga, in Tunisia, sorge sulla cima di una collina. Della fase preromana rimangono tracce di monumenti megalitici, tra i quali resti di mura e di tombe, e l’importante mausoleo di Ateban, risalente al II secolo a. C., cioè all’epoca in cui la città dopo essere passata sotto il dominio cartaginese, apparteneva ormai al regno di Numidia.



Il suo periodo romano cominciò quando fu incorporata da Giulio Cesare nella provincia dell’Africa nova, poi divenuta Africa proconsularis con Augusto. Trasformata, nel corso dell’età imperiale, prima in municipio e poi in colonia, secondo un iter comune a molte altre città africane, finirà per condividere anche il declino comune a tutta l’area geografica.



La città romana, non condizionata da esigenze di difesa, ma essenzialmente interessata allo sfruttamento dei vicini territori agricoli, si estese ai piedi della collina dove si era arroccato il centro preesistente; i suoi limiti orientale e occidentale saranno enfatizzati in età Severiana per mezzo di due archi monumentali. Il foro, progettato agli inizi del periodo imperiale, costituì il punto d’incontro fra i due diversi nuclei. L’esiguità dello spazio disponibile fu la causa della fisionomia particolare che il complesso forense venne ad assumere, innanzi tutto per la forma irregolare dell’area scoperta, comunque circondata da tre file di portici, poi per l’orientazione apparentemente anomala del Capitolum, che non poté essere rivolto con la facciata verso la piazza,  ma fu disposto perpendicolarmente all’asse maggiore della piazza stessa.



Il tempio fu fatto erigere da una ricca famiglia locale, quella dei Marcii, all’epoca di Marco Aurelio; la scena scolpita sul frontone, dove si riconosce una figura umana portata in cielo da un’acquila, va quasi sicuramente interpretata come l’apoteosi del predecessore Antonino Pio.



L’evergetismo dei Marcii, che costruirono a proprie spese anche il teatro, rientrava in una serie di interventi privati che furono responsabili di gran parte dell’assetto monumentale della città. Pochi anni dopo un’altra iniziativa di particolare rilievo sotto questo profilo fu quella dei Pacuvii, i quali finanziarono un nuovo complesso pubblico che veniva ad ampliare in misura considerevole lo spazio civile preesistente. A est del Capitolum, e in posizione speculare rispetto al foro, fu predisposta una nuova area portificata, nota come piazza della rosa dei Venti, a causa della figura circolare incisa sulla sua pavimentazione, che reca appunto l’indicazione delle direzione dei venti principali.



Sul lato meridionale di questa piazza si apre un mercato, che comprende una corte circondata da portici, lungo la quale si dispongono le botteghe, chiusa al fondo da un’abside (è una disposizione che ricorda quella del mercato di Sertius a Thamugadi, in Algeria, ma qui mancano le botteghe nel circuito absidale); il lato orientale, quello opposto al vecchio foro, forma una sorta di esedra semicircolare; sul lato settentrionale, al di là del portico e accanto al Capitolium, è situato un tempio dedicato a Mercurio. La pianta di questo edificio mostra un’interessante variante del tipo a cella tripartita: soltanto il vano centrale, di forma rettangolare, ha dimensioni ragguardevoli, mentre gli ambienti laterali sono ridotti a semplici emicicli che sembrano più simili a due esedre.


Dougga presenta un discreto numero di edifici sacrali, caratterizzati da un’estrema varietà nell’organizzazione planimetrica, probabilmente dovuta al rapporto con tradizioni indigene, come rivelano del resto i culti in essi celebrati, che perpetuavano, anche se nella reinterpretazione romana, la memoria delle divinità locali.



È certo per influenza della religione punica, nelle quale le triade divine erano ricorrenti, che il tempio Severiano di Saturno, sorto al posto di un antico santuario dedicato a Baal Hammon, possiede tre celle, collocate al termine di un’area porticata.



Il luogo di culto di Caelestis, nella quale sopravviveva la dea punica Tanit, comprende invece un tempio periptero, posto su un podio e con cella unica, racchiuso da un grande colonnato semicircolare, in origine decorato da statue sulla sua sommità. La forma del recinto sacro voleva probabilmente richiamare la falce di luna, attributo della divinità qui venerata.



La cavea del teatro, conclusa da un porticato, fu in parte adagiata sul pendio della collina che sovrasta la città. Si è già detto che la realizzazione dell’edificio fu opera della stessa famiglia cui si deve la costruzione del Capitolium. Rimangono diverse colonne, con le quali si può ricostruire in pianta il profilo delle nicchie che movimentavano la “frons scaenae”, anche se non si è potuto rialzare l’edificio scenico nella sua interezza, come invece è successo a Sabratha.



All’epoca di Gallieno, dunque dopo la metà del III secolo d. C., risale un grande impianto termale, le cosiddette Terme Liciniane. Il complesso è orientato in modo da disporre verso sud – ovest il “calidarium” e gli altri ambienti riscaldati, allo scopo di garantirne la migliore esposizione ai raggi solari, mentre il “frigidarium” e i vani adiacenti sono collocati a nord – est, insieme alla palestra, in posizione riparata contro il pendio collinare, che era stato tagliato per sgombrare lo spazio necessario. Tutti questi ambienti erano ornati da raffinati mosaici e rivestimenti marmorei.



Come è tipico di tanti centri dell’Africa, anche a Dougga l’edilizia privata rappresentò un campo privilegiato per l’ostentazione della ricchezza e del lusso. Tuttavia l’opulenza e il potere delle maggiori famiglie sono rivelate nella  maniera più impressionante dal ruolo primario che queste, a più riprese, esercitarono nella realizzazione dell’apparato monumentale della città.


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