Il cardinale Ippolito d’Este fece costruire nel Cinquecento questo stupendo complesso, che per il suo magnifico parco, ornato da fontane, è stato definito “la più bella villa italiana”: un’eccezionale combinazione tra arte e natura che ha costantemente ispirato gli artisti.
ARCHITETTURA D’ACQUA – Al cardinale Ippolito d’Este, nominato governatore di Tivoli, fu assegnato, come sede, un’antico monastero benedettino, che egli decise di trasformare in una piacevole villa con parco a terrazze.
SOTTO LA PROTEZIONE DI ERCOLE – Pirro Logorio, uno dei più geniali architetti dell’epoca manierista, abbellì la residenza con una serie di fontane che hanno giustamente reso celebre il parco, tanto da far dire a un visitatore che “l’acqua è l’anima del mondo”.
Inizialmente i giardini erano dedicati all’eroe dell’antichità Ercole, partono della città di Tivoli, che appare anche nello stemma della famiglia d’Este e del quale vengono riproposte le leggendarie dodici fatiche, in sontuosi affreschi all’interno. A causa delle molte trasformazioni e aggiunte subite dalla villa, parte di questo riferimento simbolico è andato oggi perduto. Un tempo la “fontana degli Draghi” era decorata da una statua, oggi scomparsa, dell’invincibile semidio che roteava la clava contro un mostro dalle teste fiammeggianti.
Sono scomparse anche altre figure mitologiche e filosofiche, come la dea della natura Diana, nella “fontana dell’Organo”. Molte statue, di cui si è perduto l’originale, sono state sostituite da copie. Ma l’insieme è ancora impressionante.
PARCO FILOSOFICO – Il parco ha non solo connotazioni naturalistiche e architettoniche, ma anche simboliche e filosofiche, se non addirittura esoteriche. Con la sua realizzazione l’architetto intendeva mostrare che l’uomo, nella sua aspirazione alla felicità, è sempre dibattuto fra ambizioni personali, accettazione del proprio destino e ricerca del bello nell’arte e nella natura. A questa concezione corrisponde la perfetta geometria del parco, dove però i sentieri, continuamente e consapevolmente interrotti, comunicano un’impressione di incompletezza. Nessun altro giardino al mondo è stato raffigurato e descritto con maggiore frequenza. Anche compositori come Franz Liszt, spesso ospite tra il 1867 e il 1882, ne hanno tratto ispirazione per le loro opere.
QUESTIONE DI TERMINI – Quella di Tivoli è senza dubbio una villa. Ma il concetto “villa”, derivato dalla romanità, è tipicamente italiano. Oltralpe la parola è quasi sconosciuta, e ogni dimora di un nobile viene regolarmente indicata come “castello” (Schloss, chateau, castillo, castle). Il che crea non poche incomprensioni non solo tra i studiosi ma anche per i turisti.
IPPOLITO D’ESTE E I SUOI EREDI – Il cardinale Ippolito d’Este (1509 – 1572) era figlio di Alfonso I d’Este, duca di Ferrara, e di Lucrezia Borgia, figlia del papa Alessandro VI. Apparteneva quindi a una delle famiglie più influenti d’Italia. Intraprese la carriera ecclesiastica fino a diventare il cardinale, ma non riuscì a salire al soglio pontifico, nonostante vi fosse stato più volte candidato. Particolare dispetto gli procurò l’insuccesso del 1550, quando gli fu preferito Giovanni Maria del Monte (papa Giulio III) nonostante Ippolito avesse investito quasi tutto il suo patrimonio nella corruzione dei cardinali elettori. Comunque lo stesso Giulio III lo compensò con la nomina a governatore di Tivoli, dove Ippolito costruì la sontuosa villa con parco. Questa passò in eredità ad altri due Estensi: Luigi, pure cardinale, e Alessandro, che ampliarono il complesso, diventato ormai una delle dimore della famiglia. Nel 1803 Ercole III d’Este morì senza lasciare eredi maschi. La proprietà passò alla figlia Maria Beatrice, andata in sposa a Ferdinando Carlo, figlio dell’imperatore d’Austria. Villa d’Este divenne quindi patrimonio degli Ausburgo e fino al 1914 appartenne all’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria, il cui assassinio a Sarajevo fece scoppiare la prima guerra mondiale. Dal 1918 è divenuta un bene demaniale. Danneggiata durante la seconda guerra mondiale è stata più volte restaurata. Dal 2001 è Patrimonio dell’Umanità.
GIARDINO ALL’ITALIANA CON GIOCHI D’ACQUA – La villa è un edificio pregevole, affrescato da eccellenti pittori del tardo manierismo romano. Tuttavia la costruzione sembra quasi essere un sontuoso fondale per gli splendidi, impagabili giardini.
Al centro del parco sorge la “fontana dei Draghi”, che rappresenta la vittoriosa lotta di Ercole contro Idra, il gigantesco mostro dalle nove teste.
La “fontana dell’Organo” viene considerata una meraviglia della tecnica idraulica. I getti d’acqua, ricadendo, esercitavano sull’aria una pressione che metteva in funzione le canne di un organo idraulico completamente automatico. In origine era ornata da una statua della dea Diana, sostituita in seguito dal dio del mare Nettuno.
Il “viale delle Cento Fontane”, che taglia orizzontalmente il giardino, ben si merita la definizione di “sinfonia d’acqua, di luce e di suoni fruscianti”.
La “fontana della Civetta” emetteva un tempo una specie di allegro cinguettio, che simulava il tipico verso di questi uccelli.
La “fontana dell’Ovato” richiama Tivoli con le sue acque e i suoi monti e fa da contraltare alla Rometta.
La fontana denominata “Rometta” propone una curiosa riproduzione in miniatura di monumenti di Roma di cui rappresentava simbolicamente la gloria.
La “rotonda dei Cipressi” ha perduto oggi l’aspetto originale caratterizzato da orti e frutteti.
2 commenti:
Questa pagina la metto tra 'i preferiti' . . . Tivoli è una delle prossime mete delle mie gite, userò il tuo post come guida!!!
Questo post me lo ero persa! Villa d'Este è spettacolare!
Baci Baci
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