Il castello medievale di Peyrepertuse sembra fondersi con lo sperone roccioso su cui sorge. Costruito a 800 metri d’altezza, su una superficie totale di 7000 metri quadrati, domina una serie di inaccessibili pareti a strapiombo. L’eccezionale complesso, considerato uno dei “cinque figli di Carcassonne”, insieme ad Aguilar, Puylaurens, Queribus e Termes, fu uno degli ultimi rifugi degli Albigesi.
La cresta rocciosa che ospita il castello di Peyrepertuse si estende da est a ovest, come la carena di una nave, su una lunghezza di circa 300 metri e una larghezza massima di 70 metri. Idealmente la prua si colloca a ovest, dove sorge il castello di San Jordy, a una quota di circa 800 metri. Sfortunatamente la peyra pertusa, la pietra forata che dà il nome alla fortezza è andata distrutta durante alcuni lavori di ristrutturazione nel 1450.
IL CASTELLO DAI DUE VOLTI – Peyrepertuse, il “castello della pietra forata”, da Peyra pertusa nella lingua d’oc, fu nel Duecento l’estremo baluardo degli Albigesi contro le pruppe crociate di Simon de Montfort. Una volta conquistato, divenne presidio della frontiera francese con la Spagna. Per svolgere questa funzione una nuova fortificazione, il castello di San Jordy, si affiancò alla vecchia rocca, dando vita a un castello “gemino”.
LA ROCCA INESPUGNABILE – La notizia più antica sull’esistenza di una fortezza a Peyrepertuse risale all’anno 1020: all’epoca, il castello apparteneva al conte di Besalu. Tuttavia, la sua costruzione, secondo la tradizione, risalirebbe al X secolo. Nel 1111 il castello divenne proprietà dei conti di Barcellona, per passare al regno d’Aragona nel 1172. All’inizio della crociata contro gli Albigesi, la fortificazione era ancora ufficialmente spagnola.
UN RIFUGIO PER GLI ALBIGESI – Grazie alla sua posizione strategica, Peyrepertuse non fu mai attaccata, salvo durante la terribile crociata condotta da Simon de Montfort contro i Catari, o Albigesi, come erano chiamati in Francia dal nome di una delle loro città principali, Albi. Perseguitati dalle milizie crociate, i Catari andarono rifugiarsi sempre più nelle cittadelle poste a ridosso dei Perinei, tra cui Peyrepertuse, il più vasto e munito castello di cui disponessero in quella parte del paese.
Nel 1217 Guglielmo, signore di Peyrepertuse, si sottomise a Simon de Montfort e nel 1239 Luigi IX acquistò il castello alla casa d’Aragona, annetandolo al regno di Francia. Nel 1240, tuttavia, Peyrepertuse accolse Raimondo Trencavel e altri ribelli dopo la sconfitta subita a Carcassonne. Jean de Beaumont assediò il castello che, completamente sguarnito di viveri e del tutto impreparato a una resistenza, si arrese dopo soli tre giorni, il 16 novembre. L’”imprendibile” baluardo fu così tra i più solleciti a cedere, nonostante la sua formidabile posizione sulla cima di un monte roccioso. Occupato dalle truppe crociate, l’antico castello dei conti provenzali entrava così, quasi senza colpo ferire, a far parte del sistema difensivo della frontiera pirenaica del sovrano francese.
L’attacco del 1240 e la resa della rocca fu uno degli ultimi episodi della gigantesca lotta che per una generazione infuriò nel Sud di Francia e che, secondo alcuni storiografi, costò la vita di un milione di abitanti del MIdi, da Tolosa a Carcassonne, da Albi a Foix.
I CASTELLI “GEMINI” – Dopo il 1240, Peyrepertuse cambiò volto e fisionomia, configurandosi come un tipo di castello relativamente raro, il “castello gemino”. Alla vecchia struttura altomedievale, infatti, si affiancò una nuova costruzione della monarchia francese. Le due fortificazioni erano sostanzialmente indipendenti ma collegate in un unico complesso. Altri esempi di questa tipologia si trovano in tutta Europa e anche in Italia a Grosso, in Valtelina.
CHI ERANO I CATARI? – La corrente cosiddetta “ereticale” medievale dei Catari (la parola deriva da un termine greco che significa “puri”) ebbe origine nella penisola balcanica, da dove i primi gruppi si trasferirono nel Sud della Francia verso la metà del XII secolo. Qui l’eresia, che predicava il ritorno alla purezza primigenia del cristianesimo, trovò grande successo e si estese a macchia d’olio, avendo come centri di diffusione Albi – città da cui deriva il termine Albigeois - , Foix e Carcassonne. Fondamento della dottrina catara era il dualismo spirito – materia di tipo manicheo, con l’opposizione tra Bene e Male, perennemente il lotta tra loro. L’ispirazione fondamentale derivava dal Nuovo Testamento, da cui venivano tratte le regole di vita del vero cristiano, mentre il Vecchio Testamento era escluso dalla dottrina. L’insegnamento cataro era permeato da una forte tensione alla vita morale e spirituale: i seguaci si opposero subito nettamente alla corruzione e al male del mondo, e in particolare del clero cattolico, alla cui mondanità contrapponevano una vita austera ed esemplare.
Alla fine del XII secolo l’adesione all’eresia aveva assunto ormai proporzioni inquietanti per l’episcopato cattolico, del tutto imponente nel far rientrare il fenomeno, tanto più che molti vescovi simpatizzavano per i Catari. Nel marzo 1208, papa Innocenzo III proclamò perciò contro gli eretici una “crociata” che si protrasse con alterne vicende fino al 1229. ma lo scontro proseguì anche in seguito, con spaventosi massacri da una parte e dall’altra: gli eretici sopravvissuti furono perseguitati dal tribunale dell’Inquisizione, affidato all’ordine dei Domenicani.
LA “CITADELLE DU VERTIGE” – L’imprendibile castello si erge vertiginosamente, a strapiombo, su un sperone roccioso e fu, nel corso dei secoli, meta dei vari sconfitti, che qui trovarono l’estremo rifugio. Nella prima metà del XIII secolo, infatti, vi si rinserrarono gli Albigesi, schiacciati dalle milizie di Simon de Montfort, fino a quando il castello fu espugnato. Nel 1367 vi si rifugiò, ospite del re di Francia Carlo V, Enrico di Trastamara, figlio illegittimo di Alfonso XI, re di Castiglia e Leon, in fuga dal fratellastro Pietro il Crudele, Bianca di Borbone, cugina del re di Francia, abbandonata dal marito poche ore dopo la celebrazione del matrimonio, il 3 giugno 1353, a Valladolid.
SENTINELLA DI FRANCIA – Divenuta ufficialmente cittadella reale nel 1258, Peyrepertuse vegliò per quattro secoli sulla frontiera pirenaica del regno di Francia. Per svolgere questi compiti fu notevolmente rafforzata. Sotto il regno di Luigi il Santo e del figlio, Filippo l’Ardito, furono costruiti il castello di San Jordy e la scala detta di San Luigi (escalier de Saint Louis) di sessanta gradini, tagliata nella roccia che vi conduce. Un piazzale protetto da mura a nord e a sud collega i due castelli facendone un’unica entità fortificata, che nel suo complesso copre una superficie pari a quella di una piccola città. Tuttavia il complesso non ebbe mai l’occasione di essere messo alla prova. Nessun avversario ne attaccò le mura.
IL TRATTATO DEI PIRENEI – Dopo la firma, il 7 novembre 1659, del trattato dei Pirenei tra Francia e Spagna, il contingente militare di stanza a Peyrepertuse andò sempre più assottigliandosi finché non vi rimase che una piccola guarnigione. Fino al momento del trattato Peyrepertuse era stata un importante avamposto strategico sulla linea difensiva posta di fronte al confine con la Spagna, ma l’arretramento della frontiera spagnola, conseguente alla firma del trattato stesso, provocò il progressivo declino del castello, fino al suo definitivo abbandono all’epoca della Rivoluzione francese.
DIVERSE CONCEZIONI DI DIFESA – Visitando Peyrepertuse, salta subito agli occhi la differenza non solo della tessitura muraria, ma anche delle concezioni difensive, tra il vecchio castello albigese e il nuovo castello di San Jordy erreto dalla corona francese, tra il 1240 e il 1258, nella parte più alta del sito.
Nella costruzione di età altomedievale, infatti, le cortine sono difese da torri semicircolari, troppo lontane per garantire un buon tiro di fiancheggiamento sulle cortine stesse. Nel secondo, invece, non ci sono praticamente torri, ma solo angoli salienti, che possono essere difesi dalle cortine stesse con tiri rasenti le mura: una concezione molto più moderna ed efficace.
In entrambi casi, tuttavia, il recinto è troppo esteso per poter essere efficacemente presidiato in ogni punto: occorrerebbe una guarnigione sterminata. Nei castelli medievali fondamentale è pertanto la capacità di avvistare il nemico piuttosto in lontananza, per far convergere la guarnigione, o gran parte di essa, sul punto sotto attacco, in modo da sventare il pericolo. A questo serve anche il tiro fiancheggiante consentito dalle torri o dagli angoli salienti: una forma di difesa che può essere affidata a relativamente pochi uomini, sistemati in punti bel scelti.
ROCCHE INESPUGNABILI – Peyrepertuse appartiene a un tipo di castello molto frequente, quello della rocca innalzata su un alto sperone roccioso, che rende difficile l’assalto ai nemici. Ciò ha spesso alimentato la fama di fortificazioni “inespugnabili” in virtù della loro posizione dominante e isolata. In realtà non esistono fortificazioni inespugnabili, ma solo più o meno difficile da assalire. Nel medioevo, dove la difesa prevaleva ampiamente sull’attacco, lo strumento principale per portare a capitolazione una fortificazione era l’assedio, tanto che la stessa tecnica dell’attaccare le fortezze presse il nome di “arte ossidionale”. E se le maglie dell’assedio erano strette e l’avversario non veniva falcidiato (come spesso succedeva) da malattie e diserzioni, la resa per fame era praticamente sicura.
IL CASTELLO VECCHIO – Si accede al castello per uno stretto sentiero che corre in parte nella macchia. L’ingresso all’inerno della cinta avviene dalla parte posteriore del complesso.
Di grande interesse è ciò che resta della chiesa di Santa Maria, menzionata già in un atto del 1115, con l’abside semicircolare e un’imponente pietra d’altare.
Nel lungo e stretto cortile del complesso si possono vedere due torri semicircolari “scudate”, cioè aperte nella parte posteriore, ancora intatte. A sud si ergono le rovine delle abitazioni e la residenza del governatore.
Inerpicandosi sulle rovine si può salire alla cosiddetta stanza della Dama di Peyrepertuse, che si affaccia su ambedue i versanti, nord e sud, del castello.
SENTINELLA DI FRANCIA _ Costruito nel XIII secolo per svolgere il compito di piazzaforte reale a difesa dei confini meridionali della Francia, il castello di San Jordy “raddoppiò” la fortificazione primitiva e mentenne la sua funzionalità fino al Seicento.
IL CASTELLO NUOVO – Per raggiungere il castello di San Jordy occorre salire la famosa scalinata costruita su un dirupo, decisamente impressionante, tanto che occorre prestare la massima attenzione nell’ascesa in caso di forte vento o qualora si soffra di vertigini.
Dal castello nuovo nelle giornate serene si gode di un panorama veramente eccezionale. Inoltre si può esaminare dall’alto tutta la struttura del castello vecchio.
Le vestigia del castello di San Jordy comprendono un torrione, una cappella e alcune cisterne, fatte costruire da Luigi IX. L’interno è in gran parte occupato da un’ampia spianata.
Il castello nuovo di San Jordy e il primitivo castello sono collegati tra loro attraverso un blocco, sito nella parte bassa dell’antico castello, nell’angolo sud – ovest, e costituito da due costruzioni parallele, la chiesa di Santa Maria risalente al XII secolo e l’alloggio del governatore fiancheggiato dalla cisterna. Le mura che collegano le due costruzioni formano un quadrilatero che delimita la cosiddetta corte della Camicia.
LE “GORGES DE GALAMUS” – Scendendo da Peyrepertuse verso Duilhac e da qui procedendo in direzione di Saint – Paul – de – Fenouillet la starda attraversa le suggestive Gorges de Galamus, dove, al tempo della crociata contro gli Albigesi, i Catari cercavano rifugio e nascondiglio dalle milizie reali. Erose dall’Agly, le gole si estendono per circa 5 km. La strada, opera di un imprenditore spagnolo, fu costruita nel 1890 e come metà della parete, a strapiombo sulle gole, offrendo uno spettacolo indimenticabile. Nelle gole si trova anche un vecchio eremo, dedicato a Sant’Antonio.
4 commenti:
Mi affascina molto questa parte della Francia, anche per tutte le storie e leggende medievali! Davvero affascinanti queste rovine...
Ahhhh che meraviglia i castelli,
li adoro.
Puoi passare da me per un pensierino?
Un abbraccio
°SUSY°
molto interessante questa parte dedicata ai castelli, questi poi hanno un fascino irripetibile senza dubbio dovuto alla posizione in cui sorgono, davvero un post intrigante! Grazie Carla
Buongiorno Cara Ziamame, mi ha molto colpito il perfetto integrarsi di questo castello con l'ambiente circostante, che crea una piena armonia di cui chi guarda può godere!
P.S.Io non te ne voglio Ziamame, con il tuo ultimo commento mi hai dato lo spunto per spiegare il perchè il mio post sulla "Giornata internazionale della donna è stato strutturato in un dato modo!
Posta un commento