Le dolci colline del Wiltshire, nel sud dell’Inghilterra, sono ricche di boschi e verdi prati. Al centro di questa placida regione agricola sorge Longleat, un perfetto esempio di Rinascimento elisabettiano e, allo stesso tempo, un vero prototipo di dimora storica aperta al pubblico.
Longleat fu costruito dove sorgeva un antico monastero agostano acquistato da Sir John Thynne nel 1540 per 53 sterline, dopo lo scioglimento della comunità monastica.
Egli diede incarico a Robert Smythson, il miglior architetto dell’epoca, di erigere un palazzo che fosse all’altezza del suo status.
L’edificio fu realizzato, tra il 1572 e il 1580, in mattoni, l’elemento costruttivo più popolare all’epoca per svariate ragioni: era facilmente reperibile e, grazie alle dimensioni contenute, si prestava anche a disposizioni di gusto ornamentale. Smythson fu chiaramente ispirato da esempi rinascimentali dell’Italia settentrionale nel dar vita a una struttura compatta ma magnificamente equilibrata nelle sue proporzioni.
L’edificio a tre piani ha una pianta rettangolare, con due corti interne. Dall’esterno il piano intermedio appare immediatamente come il principale, grazie alle sue ampie finestre. La facciata rigorosamente simmetrica era relativamente nuova per quel periodo. I lati corti del quadrilatero sono decorati da campate sporgenti al centro (con due porte) e alle estremità.
Per contro, i lati lunghi, sono caratterizzati da doppie campate sporgenti al centro e alle estremità. Questi elementi in rilievo sono ampi quanto due finestre. L’ampia entrata, al centro, è caratterizzata da un vasto portico, con un’elegante scalinata.
L’ingresso è fiancheggiato da colonne e sormontato da un timpano triangolare. I cornicioni, che si rincorrono lungo l’intera facciata, fungono da collegamento tra la stessa e le campate in rilievo. L’enfasi di questi elementi orizzontali sembrano collegare l’edificio alla terra, ancorandovelo saldamente.
Le alte finestre, con i loro montanti e le loro lesene presenti nelle campate in rilievo, contrastano con l’elemento orizzontale. Seguendo il modello italiano, le lesene che inframezzano le finestre sono doriche al piano terra, quindi ioniche e poi corinzie.
Il tetto riflette questa contrapposizione fra linee orizzontali e verticali, combinandole tra loro. Tutt’intorno corre una balaustra, riproducendo l’effetto dei cornicioni marcapiano, mentre sculture e alti camini creano l’ideale collegamento con il cielo.
Mentre l’aspetto esterno di Longleat è rimasto sostanzialmente uguale nei secoli, l’interno ha subito molte alterazioni – come spesso accade ad antiche dimore – per soddisfare i gusti delle diverse generazioni e gli standard del comfort, variabile col tempo.
Della struttura elisabettiana sopravvive solo la grande sala con il soffitto a capriate. Il resto subì modificazioni e nuovi interventi decorativi, in modo particolare, nel XIX secolo. Nei locali aperti al pubblico i visitatori possono ammirare meravigliosi soffitti a cassettoni e dipinti di grandi artisti quali Tintoretto e Ruisdael.
Gusto rinascimentale rivelano anche gli interni, risistemati nel 1870 e arricchiti da importanti oggetti d’arte, a cominciare dai quadri a tema venatorio di John Wootton (1740 circa) in mostra nella Great Hall e dai cinquecenteschi arazzi di Bruxelles esposti nel Lower East Corridor, dove si possono altresì ammirare preziose ceramiche cinesi.
Sotto il soffitto dorato della Red Library sono conservati circa 5000 dei 40 000 volumi che compongono la biblioteca del maniero, facendone una tra le più ricche raccolte private dei libri in Europa.
La visita del palazzo prosegue attraverso
la Lower Dining Room e
la State Dininig Room, adorne di argenteria ottocentesca e dipinti dei secoli XVII – XIX, mentre il Saloon tradisce la passione del quarto marchese di Bath per Venezia, con monumentale camino copiato da Palazzo Ducale e una tela di Pietro Longhi, cui si affiancano, sopra i mobili in stile Luigi XVI, arazzi francesi e fiamminghi (XVI secolo).
Sfarzo ancora maggiore regala
la State Drawing Room, che conserva, oltre ai soffitti con storie di Circe, una Madonna col Bambino e Santi di Tiziano.
Alexander Thynne, settimo marchese di Bath, discendente diretto di quel Sir John Thynne che fece edificare il palazzo e attuale proprietario del castello, ha voluto decorare gli appartamenti privati secondo il proprio gusto personale. Eccentrico e individualista, è l’autore della propria autobiografia in molti volumi nonché pittore prolifico. Keyhole glimpses into my psyche (Occhiate dal buco della serratura nella mia psiche) è il titolo di una serie di variopinti, burleschi affreschi, che decorano la sala da pranzo e la camera dei bambini.
Al marchese si devono poi le decorazioni della camera dei ospiti, chiamata Kama Sutra Room, con scene tratte dal celebre libro, e una collezione di ritratti delle sue amanti (che ama definire come wifelets), in ordine cronologico.
Alexander Thynne ha un’indole decisamente anticonformista, che si riflette nell’amministrazione dei possedimenti di famiglia. La gente che visita Longleat, oltre che dagli aspetti architettonici, rimane impressionata dalla presenza di animali esotici, quali leoni, elefanti, zebre, giraffe – che vagano liberi nel parco – e dall’attrazione principale: le tigri.
Longleat ospita il più vecchio parco safari di Gran Bretagna, inaugurato dal precedente marchese nel 1966 (il Times condannò duramente l’iniziativa e mise in guardia l’opinione pubblica). I figli, amanti dell’avventura quanto il padre, hanno addirittura aumentato le attrazioni per i turisti.
Non mancano poi numerosi labirinti, compreso il più grande al mondo; da alcuni di questi è davvero molto difficile uscire, tanto che Longleat ha ispirato il famoso detto inglese Go to Longleat to get lost (Vai a Longleat per perderti).
Quando il sesto marchese di Bath ereditò Longleat, dovette farsi carico di un debito di svariati milioni di sterline. Dal momento che non era sua intenzione vendere, decise di aprire il castello alle visite dei turisti nel 1948, imponendo però il pagamento di un biglietto d’ingresso. Longleat è stata così la prima dimora storica di campagna ad aprire le porte al pubblico. Oggi sono più di 700 gli edifici che hanno seguito il suo esempio.