Secondo la tradizione Filippo il Bello di Borgogna e Giovanna di Pastiglia e Aragona trascorsero la luna di miele nel castello di Guadamur. Il loro figlio Carlo V divenne poi sovrano di un impero sconfinato “su cui non tramontava mai il sole”.
IL LUTTO DELL’IMPERATORE – Il castello venne eretto a partire dal 1444 da Pedro Lòpez de Ayala, elevato 26 anni più tardi dal re Enrico IV di Pastiglia al rango di conte di Fuensalida. Dopo questa ascesa egli trasformò Guadamur in poderosa fortezza, vi innalzò la Torre del Homenaje e fece del palazzo una sontuosa residenza principesca. Sono ancora oggi evidenti i lavori di ampliamento allora compiuti e l’aggiunta di un secondo piano subito dopo la costruzione.
Nel castello in cui i genitori avevano trascorso alcuni dei loro giorni più felici si ritirò invece in lutto l’imperatore Carlo V. sconsolato per la morte della moglie Isabella del Portogallo, nel 1539, egli maturò un profondo pessimismo sulle sorti dell’Europa e della sua famiglia, nonché sulla sua stessa vita. Sembra che proprio in questa circostanza abbia cominciato a pensare alla grave decisione di abdicare, presa circa 20 anni dopo.
FIORITURA E DECADENZA – Nel Cinquecento Guadamur fu una delle più splendide residenze reali della Spagna. Oltre a Filippo il Bello, a Giovanna e al loro figlio, l’imeratore Carlo V, alloggiò qui anche Francisco Jiménez de Cisneros (1436-1517), Grande Inquisitore e temporaneo reggente nel 1516 per Carlo V ancora minorenne. Nei secoli seguenti il castello decadde, ma la sua rilevante posizione strategica lo rese di nuovo appetibile durante le guerre antinapoleoniche e persino durante le lotte interne dell’Ottocento, per la successione al trono, che causarono al complesso gravi danni. Alla ricostruzione mise mano nel 1887 il conte di Asalto. Dopo una nuova distruzione durante la guerra civile del 1936, arrivò il definitivo restauro effettuato nel periodo franchista.
GIOVANNA LA PAZZA – Alcun storici ritengono immotivato il soprannome di “Pazza” attribuito a Giovanna di Pastiglia e Aragona, che nel castello di Guadamur passò, sembra, la propria luna di miele. Figlia dei cosiddetti re cattolici, aveva sposato nel 1496 Filippo il Bello di Borgogna,
figlio dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo e della principessa ereditaria Maria di Borgogna. Nel 1504, alla morte della madre, Giovanna salì sul trono di Pastiglia, ma, poco dopo, l’improvvisa scomparsa del marito Filippo la gettò nella disperazione. La reggenza fu affidata, per conto della figlia, al padre Ferdinando, ufficialmente per “incapacità di governo a causa del forte stato di depressione”. Quando anche quest’ultimo morì, tutto fu lasciato in eredità a Carlo: la Borgogna , i Paesi Bassi, la Spagna r i possedimenti in Italia, le colonie americane e, nel 1519, anche l’Austria e il titolo imperiale. In lui, però, gli spagnoli videro un “sovrano straniero” e rivendicarono quindi, durante la rivolta dei Comuneros, la corona del Paese per Giovanna. Ella tuttavia rifiutò. In seguito Carlo V abdicò comunque: in Spagna e nei Paesi Bassi in favore del figlio Filippo II e in Austria e addirittura dalla carica di imperatore in favore del fratello Ferdinando I.
ARCHETIPO TARDOMEDIEVALE – Guadamur è forse l’archetipo dei castelli tardomedievali spagnoli, quello in cui si fondono tutti gli influssi e le suggestioni dell’area iberica. Se si osserva la sua pianta, appare un tradizionale castello trecentesco dell’Europa occidentale. Ma la foggia delle merlature, la profusione di bertesche e guardiole, l’uso decorativo delle cerchie concentriche sono tutti elementi chiaramente mediati dalla tradizione araba, anche se non va tralasciato che alcuni sono frutto di restauri non proprio rispettosi del monumento.
UN FIERO CASTELLO DI GRANDE TRADIZIONE – Già da lontano in castello si distingue per la sua imponenza. Sebbene i restauri non abbiano rispettato pienamente le forme originali, questo storico complesso fornisce tuttora una testimonianza esemplare dei manieri spagnoli nel Quattrocento.
Possenti sono le strutture difensive: una doppia cinta muraria e un profondo fossato proteggono l’edificio. Il vero e proprio castello, preceduto da un antemurale, è presidiato da torri circolari e da baluardi triangolari. Merli e caditoie contribuivano ad accrescere la capacità di resistenza delle mura.
Il portone d’ingresso è protetto da numerose feritoie arciere.
Osservando l’insieme si nota chiaramente la successione dei lavori; il primo piccolo castello venne infatti rialzato e massicciamente fortificato, così da dominare le fortificazioni più esterne.
Durante i restauri si è cercato di ripristinare – per quanto possibile – l’aspetto originale del mastio e delle sale interne, anche a prezzo di alcuni “tradimenti” della realtà storica.
Ora il castello ha funzione prevalentemente mussale. Vi sono esposti armi, armature, oggetti in oro, arazzi e pitture su legno e su stoffa.