domenica 13 marzo 2011

Babilonia – La porta del dio


Babilonia, il cui nome significa “la porta del dio”, era il centro di culto del dio Marduk.
Capitale amministrativa di una certa rivelanza durante il predominio di Ur che si estendeva su tutta la Mesopotamia centromeridionale (2112 – 2004 a.C.), nel XVIII secolo divenne la capitale del potere spirituale e temporale della Mesopotamia sotto il re amorita Hammurabi (1792 – 1750 a.C.).



Hammurabi, quinto re della prima dinastia babilonese, fu senza dubbio il sovrano più prestigioso: egli costituì un potente impero che includeva il sud della Mesopotamia e che coincideva con il territorio in passato sotto la sovranità di Ur.


Una stele in diorite scoperta a Susa all’inizio del nostro secolo, sulla quale era incisa la redazione di un codice, rivelerà tutta la genialità della sua azione unificatrice.



Un bassorilievo vi rappresenta il re Hammurabi che riceve dal dio Shamash, patrono della giustizia, il testo delle leggi. La stele che doveva essere eretta nel tempio di Shamash a Sippar o a Babilonia stessa fu trasportata a Susa come bottino dal re dell’Elam Shutruknakhunte verso il 1200 a.C. Il codice emanato da Hammurabi non era il più antico: tre secoli prima i Sumeri ne avevano già creato uno.



L’organicità e l’ampiezza del codice ne fanno tradizionalmente la fonte principale per la ricostruzione della società babilonese. Non è stata trovata alcuna statua della Babilonia di Hammurabi sul posto. Sono conosciute solo quelle che gli Elamiti portarono a Susa dopo aver rovesciato la dinastia dei Cassiti, i cui re avevano adottato la cultura babilonese.



È altresì difficile giudicare le realizzazioni della prima dinastia babilonese nel campo dell’urbanistica e dell’archittetura in quanto la Babilonia di questo periodo resta inaccessibile sotto le successive ricostruzioni della città. Alla fine del XII secolo, i babilonesi condotti da Nabucodonosor cacciarono gli Elamiti distruggendone la capitale, Susa, e si ripresero le statue trafugate degli dèi di Babilonia.



Nel primo millennio, la città cadde sotto il dominio degli Assiri, ma le ribellioni non cessarono mai e, pertanto, per ben due volte nel corso del VII secolo a.C., gli Assiri la distrussero. Nel 625, il suo governatore, Nabopolassar, si rese indipendente proclamandosi re e si alleò ai Medi per abbattere l’Assiria distruggendone la capitale, Ninive, nel 612 a.C.



Nabukodonosor II, il suo figlio, sconfisse gli ultimi avamposti della resistenza assira e, durante il suo regno (604 – 562 a.C) si dedicò a una intensa attività edilizia: i resti della città, ancora oggi visibili, appartengono a questa fase ricostruttiva. L’esplorazione di Babilonia avvenne solamente alla fine del XIX secolo (1899) da parte di archeologi tedeschi, guidati dall’architetto Robert Koldewey, il quale, sistematicamente, per diciotto anni consecuitivi (fino al 1917) riportò alla luce i monumenti della parte orientale della famosa città, accrescendo notevolmente la conoscenza dell’architettura e dell’urbanistica.



La città si estendeva sulle due rive dell’Eufrate, ma i principali edifici si trovavano sulla riva orientale. Una cinta esterna, lunga circa 18 chilometri, racchiudeva un territorio quasi disabitato, ma che poteva servire da rifugio ai contadini in tempo di guerra. Questa linea di difesa esterna era rinforzata a nord da una fortezza, alta ancor oggi 22 metri, che proteggeva il palazzo del re.



Una doppia cinta interna a forma di quadrilatero, lunga 8 chilometri, costeggiata da un canale, che fungeva da fossato, difendeva l’agglomerato propriamente detto. La cinta interna possedeva 8 porte, poste tutte sotto la protezione di una divinità, tra cui la più famosa è quella consacrata alla dea guerriera Ishtar.



Era una porta doppia, in quanto attraversava due mura, fiancheggiata da due torri avanzate e da vani che si aprivano all’interno delle mura stesse e che servivano da corpo di guardia; la porta principale era decorata con figure di draghi (emblema del dio Marduk) in mattoni levigati e di torri in mattoni smaltati (animale associato al dio della tempesta Adad).



La porta, di cui furono rinvenute solo le fondazioni, è stata ricostruita fino a un’altezza ipotetica di 14,30 metri, sulla base dei mattoni smaltati ivi trovati.







Una via professionale, anch’essa con muri di mattoni smaltati e figure di leoni (emblema della dea Ishtar), passava sotto la porta di Ishtar e costeggiando il doppio muro protettore del palazzo reale conduceva nel cuore della città, dove collegava l’Esagila (che significa “tempio dall’alto tetto”) o tempio di Marduk al tempio extraurbano della bit akitu, ove si svolgeva, ogni primavera, la festa del nuovo anno (akitu) che durava dodici giorni.


Il palazzo reale di Nabukodonor da un lato era difeso dal fiume Eufrate e da una massiccia fortificazione, dagli altri aveva mura a protezione. Esso constava di cinque corti aperte su stanze di rappresentanza, sul lato meridionale: la corte principale dava su una sala del trono di 50 per 15 metri circa e con le pareti rivestite di mattoni smaltati in giallo e azzurro sui quali vi erano raffigurazioni di colonne e capitelli a volute sormontati da palmette.



I famosi giardini pensili descritti da Diodoro Siculo come una delle Sette Meraviglie del mondo, ma mai menzionati in alcun testo babilonese, sono stati ipnoticamente individuati nell’angolo nord – est del palazzo reale caratterizzato da corridoi paralleli coperti a volta. Dal palazzo, la via professionale proseguiva fino al grande tempio del Marduk, il più importante dio del pantheon di Babilonia. Il tempio era una fortezza a pianta quadrata, a torre centrale, dove si trovava la statua del dio che doveva essere trasportata in processione. A lato del tempio, ma isolata da una cinta muraria (temenes) si ergeva la ziggurat (la “torre di Babele”).


Questa, chiamata Etemenanki, che significa “Casa del fondamento del cielo e della terra”, era una torre quadrata alta circa 90 metri, costruita in mattoni crudi rivestiti da mattoni cotti. Divenuta oggetto di ripetute spoliazioni per il ricupero dei materiali, di lei oggi si apprezza solo il negativo dell’enorme base quadrata; a quel tempo, invece, dominava la città con i suoi sette piani coronati da un tempio dove, secondo l’interpretazione di un passo di Erodoto, si sarebbe svolto il matrimonio sacro del dio e della dea, mimato dal re e dalla grande sacerdotessa nel corso delle cerimonie per il nuovo anno.


3 commenti:

camomilla ha detto...

Cara Zia Mame,
passo di qui per farti i miei complimenti (come sempre, i tuoi post sono interessantissimi e ricchi di dettagli) e per invitarti a visitare il mio blog, se ti va: troverai l'anteprima del mio primo romanzo *.*

un bacione
camomilla

Geillis ha detto...

Ho visto la porta di Ishtar a Berlino, pensa che doveva essere di splendore questa città...

Carla ha detto...

Sempre interessanti e fascinose le tue "lezioni" Carla

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...