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lunedì 30 gennaio 2012

Benrath – Il capriccio del principe elettore


Nel 1755 il principe elettore Carlo Teodoro del Palatinato incaricò il proprio architetto di corte di erigere nei dintorni di Dusseldorf un casino di caccia, utilizzabile anche come residenza suburbane. Ma dopo il suo completamento, il nobile signore ci venne soltanto una volta.




QUATTRO PIANI NASCOSTI DIETRO A UNA FACCIATA – Un tempo Dusserdolf era la capitale del ducato di Berg, appartenente all’Elettore palatino. Il principe Carlo Teodoro, che regnava a metà Settecento, desiderava ardentemente avere una villa di caccia nella valle renana. La sua scelta cadde sulla piccola località di Bernarth. Qui i conti di Berg possedevano dal XIII secolo una dimora, trasformata nel Seicento in un castello con fossato acqueo di cui oggi restano solo l’aranciera – a sud della costruzione attuale – e la cappella isolata.


Il nuovo complesso, Corps de logis, sorse a sud del grande lago rotondo, Schlossweiher, sul quale si affacciano due ali semicircolari. All’esterno di queste si aprono a loro volta dei giardinetti, mentre sul lato meridionale il palazzo guarda verso un lungo bacino d’acqua rettangolare, Spiegelweiher, che delimita sulla sinistra il bel parco quadrato. Guardando la facciata, si ha l’impressione che l’edificio sia articolato su un unico piano con un attico inserito nel tetto. In realtà l’edificio dispone di ben più di 80 locali dislocati su quattro piani. L’architetto, Nicolas de Piagge, ha realizzato qui il suo capolavoro, erigendo una delle residenze più belle d’Europa nel periodo di transizione fra rococò e neoclassicismo.




SACCHEGGI E VISITE OCCASIONALI – Nonostante la sua signorile eleganza il palazzo Benrath ebbe poche volte l’onore di una visita dei principi regnanti. In compenso durante le guerre napoleoniche venne ampiamente saccheggiato. Dopo il passaggio dell’ex ducato di Berg alla Prussica, a seguito del Congresso di Vienna, la famiglia reale degli Hohenzollern lo utilizzò, anche se saltuariamente, come luogo di vacanza.


LEGGEREZZA TEDESCA – Curiosamente, il rococò d’origine francese trovò in Germania un terreno d’elezione. I signorotti tedeschi fecero a gara per erigere raffinate e leggiadre residenze dalle eleganti ed estenuate curve rococò, con allegre facciate dai colori pastello e tetti fantasiosi rivestiti d’ardesia. Posti di solito al centro di ampi, curatissimi parchi, questi edifici costituiscono una delle maggiori testimonianze del Settecento germanico.


IL PRINCIPE ELETTORE CARLO TEODORO – Carlo Teodoro, nipote del defunto principe elettore Carlo Filippo, ereditò ancora giovanissimo, nel 1742, il Palatinato, inclusi i ducati di Julich e Berg con l’importante città di Dusserdorf. Mecenate delle arti e delle scienze e innamorato dell’architettura, Calo Teodoro costruì nuove residenze a Manheim e nel Palatinato, oltre al palazzo (villa) di Benrath.


Sposò, come previsto, la cugina Elisabetta Augusta, con la quale era fidanzato già dall’età di 11 anni, ma durante la vita matrimoniale fece spesso parlare di sé per una serie di tumultuose e poco segrete relazioni extraconiugali. La moglie, offesa e spazientita, fini per ritirarsi nella sua villa di Oggersheim, mentre il principe se la spassava con le sue giovani etere. Nel 1777 il principe elettore bavarese Massimo III Giuseppe morì senza eredi diretti, sicché Carlo Teodoro, suo parente più prossimo all’interno della dinastia Wittelsbach, gli subentrò anche in quella carica. In Baviera, però, con una struttura statale e un’aristocrazia assai più solide e indipendenti di quelle del piccolo Palatinato, il sovrano non si fece benvolere. Le sue amanti che continuavano a dargli figli, occupavano un posto eccessivo a corte, interferendo con gli affari di Stato. Promosse, inoltre, con l’aiuto della Chiesa, una campagna persecutoria contro gli illuministi, tanto da far nascere e diffondere il sarcastico detto secondo cui “sottovesti e tonache dominano lo Stato”. In particolare sollevò grande indignazione la sua idea (o supposta tale) di cedere la Baveria all’Austria. La sua morte, nel febbraio 1799, fu perciò salutata a Monaco da manifestazioni di giubilo.




SFARZO ED ELEGANZA – Il palazzo di Benrath, con il suo bellissimo parco, costituisce un’opera d’arte “totale” per la struttura architettonica e le collezioni che vi sono custodite, ma nello stesso tempo si offre ai visitatori come sede di festosi ricevimenti e concerti.


Bella è la sala a cupola, affrescata, dalla quale si gode la vista dello specchio d’acqua, lungo 700 metri.


Anche le sale verso il giardino sono ornate con affreschi al soffitto. Mobili e opere d’arte non appartengono all’arredamento originale ma sono tuttavia dello stesso periodo in cui fu costruito l’edificio.
La pregevole collezione di porcellane Frankenthaler al primo piano del Corps de Logis comprende statuette di contadini e pastori.



Le visite guidate nel “locali nascosti” conducono in stanze da bagno, scale di servizio e camere degli ospiti.
Nell’ala occidentale è allestito il Museo regionale di Scienze naturali, utilizzato anche per le lezioni di biologia destinate alle scuole cittadine.
Il parco del castello è sotto tutela monumentale e naturalistica, in quanto vi nidificano specie avicole non frequenti in questa zona, tra cui allocchi e civette.


Nell’aranciera, residuo del vecchio castello, hanno sede la Biblioteca civica e un’università popolare.  

lunedì 10 gennaio 2011

Il castello di Nymphenburg


Il castello di Nymphenburg, oggi inglobato nella città di Monaco, fino al 1918 era una delle principali residenze estive dei Wittelsbach.
Progettato come residenza estiva per volontà della moglie dell’elettore di Baviera, questo piccolo complesso in stile italiano si sviluppò costantemente divenendo uno dei più imponenti palazzi barocchi in Europa.



L'origine del castello risale al 1662 (anche se i lavori di costruzione iniziarono due anni dopo) quando la principessa Enrichetta Adelaide di Savoia diede alla luce - con grande gioia della corte e soprattutto del marito, il principe elettore Ferdinand Maria - il primogenito Max Emanuel. Il consorte volle regalare alla moglie una villa per le vacanze in una zona che allora era aperta campagna.
Nel 1664, l’elettrice chiese all’architetto italiano Agostino Barelli, di costruirle una residenza estiva che fosse ispirata ad una villa romana. Questo nucleo originario sarebbe divenuto il cuore di Nymphenburg. Nel 1701, Max Emanuel, figlio di Enrichietta nel fratempo divenuto reggente, commissionò a Enrico Zuccali di ampliare il palazzo prevedendo portici e padiglioni laterali. Interrotti dalla Guerra di Successione Spagnola, i lavori furono portati a compimento da Joseph Effner nel 1714.



Egli costruì le ali ad angolo retto al culmine di ciascuno degli edifici preesistenti, creando così un’ampia corte, e modernizzò la facciata originale centrale in stile francese. La modesta residenza estiva divenne così un palazzo barocco molto apprezzato dai contemporanei.
Con l’elettore Karl Albercht (1697 – 1745), il nipote di Enrichietta che sarebbe divenuto l’imperatore Carlo VII, Nymphenburg fu nuovamente ampliato con aggiunte in stile rococò. Tra il 1729 e il 1758 vennero costruiti gli edifici curvilinei che formano un semicerchio a chiudere la corte. Essi marcarono il confine fra il vasto complesso del castello e la città di Monaco.



Tra i diversi saloni aperti al pubblico tre sono da segnalare per l'importanza storica e artistica, partendo dalla Steinerner Saal, la grande sala delle feste affrescata da Johann Baptist Zimmermann. Qui è stato battezzato il re delle favole Ludwig II e si esibì Mozart all'età di sei anni nel suo primo viaggio ufficiale (1762) davanti al principe elettore Max Joseph III. La Schönheitsgalerie (galleria delle bellezze) conserva i ritratti delle più belle cortigiane - tra le altre Helene Sedlmayr e Lola Montez, amante di re Ludwig I - eseguiti dal pittore Joseph Stieler su commissione dello stesso sovrano tra il 1827 e il 1850 mentre nella camera da letto verde è nato il 25 agosto 1845 Ludwig II.



La visita a Nymphenburg prosegue nel grande parco dove, nascosti da piante secolari, si trovano una serie di padiglioni, destinati ai membri della famiglia Wittelsbach e spesso usati come rifugio per qualche segreto incontro d'amore: il più grande e sontuoso è Amalienburg, costruito tra il 1734 e il 1739 da uno dei maggiori architetti del rococò, François Cuvilliés, per Maria Amalia, moglie del principe elettore Karl Albrecht ed esperta cacciatrice. All'interno si ammira la Spiegelsaal (sala degli specchi) ricoperta di preziosi stucchi d'argento. Da vedere ancora Badenburg, dove si trova la prima piscina coperta e riscaldata dell'Europa moderna (inizio '700), Pagodenburg, creato da Joseph Effner come padiglione del te, ed infine il luogo deputato alle meditazioni personali del principe Max Emanuel, il Magdalenklause, concepito come una finta rovina.


All'interno del castello sono ospitati due musei: il Marstallmuseum che custodisce una ricca collezione di carrozze usate dalla famiglia reale per matrimoni, funerali o per semplici spostamenti in città (straordinarie quelle appartenute a Ludwig II) e il museo delle porcellane di Nymphenburg che conserva i pezzi più antichi dell'omonima fabbrica di porcellane, tuttora fiore all'occhiello del settore in Germania ed in gran parte dell'Europa centrale. Nel museo delle carrozze è custodita una collezione di 25 dipinti raffiguranti i cavalli più amati da Ludwig, come il morello "Ralph" e "Cosa rara", un cavallo a tal punto ben ammaestrato che si diceva mangiasse servito a tavola come una persona...



In un elegante appartamento ricavato in un'ala del palazzo (quella a sinistra del corpo centrale) vive il Duca Franz von Bayern, attuale capo dell'ex famiglia reale bavarese.



La porcellana di Nymphenburg – La manifattura delle porcellane di Nyphenburg fu fondata nel 1747 e trovò posto nel Schloss Nyphenburg dal 1761. la porcellana prodotta in questi laboratori artgianali può essere riconosciuta dal marchio del Diamante Bavarese che risale al 1754. la manifattura, che può essere visitata solo su prenotazione, è celebre per la serie di pezzi decorati con scene della commedia dell’Arte, disegnati da Anton Fustelli.



Altre info: Tutto Baviera

giovedì 30 dicembre 2010

Il castello di Herrenchiemsee


Herrenchiemsee è stato costruito da re Ludwig II a partire dal 21 maggio 1878 (posa della prima pietra) in una posizione splendida: il castello sorge infatti in un'isola del lago Chiemsee, la Herreninsel, ed è raggiungibile con un traghetto che parte dal paese di Prien.



La Herreninsel - "isola degli uomini" - è così chiamata perché ospitava un convento dei Canonici Agostiniani e si contrappone alla vicina Fraueninsel  - "isola delle donne" - che ospita tuttora una comunità di Monache Benedettine.
 
La facciata è una copia esatta di quella di Versailles: Herrenchiemsee si presenta come un inno alla potenza ed alla gloria del Re Sole, Luigi XIV di Francia, e Ludwig, da sempre profondo ammiratore di questa mitica figura storica, decise di erigere un castello che fosse l'esatta copia dell'originale francese.



Il grande interesse che nutre Ludwig verso il Re sole e la famiglia reale francese va oltre ad una semplice rimembranza storica o ad una passione-venerazione: Luigi XVI di Francia fu il padrino di battesimo di suo nonno, re Ludwig I di Baviera.
 
La prematura morte del quarantenne sovrano, avvenuta il 13 giugno 1886 in circostante mai chiarite nel lago di Starnberg, non consentì di portare a compimento il progetto. Oggi Herrenchiemsee è infatti costituito solo dal corpo centrale: l'ala di sinistra, incompiuta, è stata demolita nel 1907 mentre quella di destra non ha mai visto la luce.
La visita nella Versailles bavarese vede tra i primi ambienti lo scalone d'onore. Come modello per Herrenchiemsee, Versailles non corrispondeva sempre all'idea omogenea che Ludwig II aveva della reggia francese e così richiese nuove creazioni nello spirito dello stile dell'Ottocento: la grande scala ricostruisce, sulla base di incisioni contemporanee, la scala degli ambasciatori di Versailles ma ha un'impronta tutta diversa a causa del moderno tetto di vetro.



La sala della guardia è la prima delle sale di parata. Ricca di raffinati stucchi d'oro e preziosi marmi, è adornata dalle alabarde della guardia reale, la cosiddetta Hartschiere.

Nei rivestimenti in legno bianco e oro della prima anticamera sono inseriti dei quadri con scene del tempo di Luigi XIV mentre nel grande affresco del soffitto è raffigurato il trionfo di Bacco e Cerere. Il magnifico armadio con applicazioni in bronzo dorato è lavorato con la tecnica del Boulle.
    
La seconda anticamera ha finestre in forma ogivale come il "Salon de L'Oeil de Boeuf" di Versailles. I quadri al muro rappresentano Luigi XIV e membri della sua famiglia; la grande statua equestre rappresenta sempre il "Re sole".


Nel cerimoniale di corte la camera da letto di parata era il luogo dell'udienza serale e del mattino: non una semplice camera per dormire e riposare ma addirittura il centro focale del castello. Quella di Herrenchiemsee è qualcosa di straordinario: stucchi, arredi e tessuti sono di una ricchezza che è difficile descrivere a parole.



La galleria degli specchi, con i suoi 98 metri di lunghezza (quella di Versailles si ferma a 73 metri), 52 candelabri e 33 lampadari, è il gioiello del castello; qualche critico d'arte la ritiene superiore all'originale.
  
La sala da pranzo in forma ogivale, disegnata sul modello di un salone dell'Hotel de Soubise di Parigi, è arredato con i busti di Luigi XV, della duchessa di Lavalliere e delle grandi dame di corte come la contessa Dubarry e la marchesa de Pompadour. Sotto un gigantesco lampadario di porcellana di Meissen c'è un curioso tavolo, il "Tischlein-deck-dich" (tavolo che si apparecchia da sé), direttamente collegato con le sottostanti cucine attraverso uno speciale marchingegno creato per evitare che il re venisse disturbato dai camerieri mentre mangiava.


In alcuni locali del palazzo è allestito il museo di Re Ludwig II, con fotografie, dipinti, lettere, oggetti e arredi originali, molti dei quali provenienti dalla Residenz di Monaco dove il sovrano visse durante i primi anni di regno prima di trasferirsi definitivamente nei suoi castelli. E'  l'unico museo al mondo dedicato al "re delle favole", nemmeno Neuschwanstein ne ha uno.

Fonte: http://www.tuttobaviera.it/herrenchiemsee.html

giovedì 16 dicembre 2010

Il castello di Linderhof


La storia del castello di Linderhof risale al '400, periodo in cui si segnala la presenza nella vallata del Graswang (sud della Baviera, quasi al confine con l'Austria) di un podere di proprietà del vicino monastero benedettino di Ettal ed affidato alla famiglia Linder (da qui il nome di "Linderhof").


Re Massimiliano II lo trasformò nell'Ottocento in un padiglione di caccia e nel 1869 il figlio Ludwig II acquistò il terreno circostante con l'intenzione di costruire una "villa reale", non un palazzo sontuoso e di rappresentanza ma un piccolo rifugio per il sovrano. Approvati i progetti dell'architetto Georg Dollmann, che in seguito costruirà anche Herrenchiemsee, iniziarono subito i lavori che terminarono nel 1879.



Nel 1880 prese vita il meraviglioso giardino che fa da cornice al piccolo castello con le sue perfette geometrie, le fontane, le sontuose statue e due padiglioni di gusto orientale, acquistati all'Esposizione Universale di Parigi nel 1867 e nel 1878: il chiosco moresco (Maurischer Kiosk) con il suggestivo trono dei pavoni e la casa marocchina (Marokkanisches Haus) che, venduta dal governo bavarese alla morte di Ludwig nel 1886, è stata riacquistata e riportata nel parco nel 1998.



Le sorprese del parco non finiscono qui: nella grotta di Venere (Venusgrotte), ispirata alla Grotta Azzurra di Capri, Ludwig amava passare intere ore a sognare e riflettere facendosi cullare dall'acqua all'interno di una piccola barca a forma di conchiglia che tuttora si può ammirare. Qui viene rievocata una scena del wagneriano Tannhäuser mentre nella capanna di Hunding (Hundinghütte) è ricostruita una scena del primo atto della Valchiria.

All'interno, già a partire dalla sala delle udienze - da notare le decorazioni dorate, l'imponente scrivania e le stuccature del soffitto che rappresentano emblemi della guerra, della pace, della musica e della pittura - si capisce che, malgrado la volontà di Ludwig di mantenere a Linderhof un'atmosfera intima e privata, non manca certo quella monumentalità e ricchezza, in alcuni casi forse eccessiva, tipica di quel gusto rococò che tanto piaceva al sovrano bavarese.


Per realizzare la camera da letto si presero ad esempio quelle più sontuose della Residenz di Monaco mentre il soffitto, completamente affrescato e dedicato all'apoteosi di Luigi XIV, è una idea di Ludwig. Al centro domina il letto con un sontuoso baldacchino avvolto da un tessuto color blu e decorato con lo stemma reale.
  
Tipico esempio di sfarzo ed eleganza rococò è la sala degli specchi con stucchi bianchi e dorati, consolles, ornamenti, putti che sostengono le lampade ed una serie di quadri sopra alle porte che mostrano scene della vita di corte nella Francia del XVII secolo.


La forma definitiva della sala da pranzo risale al 1872; gli intagli dei pannelli in bianco e oro sono di Ph. Perron e rappresentano i lavori quotidiani che la servitù doveva compiere per soddisfare i bisogni regali (caccia, pesca, agricoltura e giardinaggio). L'enorme centrotavola ed il lampadario provengono dalla manifattura di Meissen.
 
In mezzo alla stanza c'è il famoso tavolo "Tischlein-deck-dich" (tavolo che si apparecchia da sé), direttamente collegato con le sottostanti cucine attraverso uno speciale marchingegno creato per evitare che il re venisse disturbato da camerieri e valletti mentre mangiava.




martedì 23 novembre 2010

Hohenschwangau - Un castello per il “re da favola”


Ludwig II di Wittelsbach, re di Baviera, con gli anni si estraniò sempre più dalla realtà e dagli impegni regali, rifugiandosi in un mondo medievale. Adorava Hohenschwangau, un edificio fortificato dal padre, in cui passava i mesi estivi da quando era bambino: “E’ il mio paradiso in terra che io animo con i miei ideali e questo mi rende felice” ripeteva.


IL CASTELLO OTTOCENTESCO SULLA ROCCA MEDIEVALE – Il castello di Hohenschwangau era sorto sul luogo di una precedente rocca medievale, il castello di Schwanstein, comprato all’inizio del Cinquecento dalla famiglia di commercianti Baumgartner e quindi ampliato. L’edificio aveva subito gravi danni nel corso della guerra di successione spagnola e delle campagne napoleoniche. Era perciò assai malridotto quando, nel 1832, fu acquistato dall’allora principe ereditario di Baviera, Massimiliano, che lo trasformò nel castello da favola di Hohenschwangau. Il principe Massimiliano aveva deciso di farne la sua residenza estiva  subito dopo averne visto i ruderi durante un’escursione.


UN EDIFICIO NEOGOTICO DI GUSTO ROMANTICO – Il toponimo di Hohenschwangau (Schwangau Alta) può creare qualche equivoco, in quanto esisteva già un castello con questo nome, nel luogo in cui più tardi Ludwig II fece innalzare il castello di Neuschwanstein. L’incarico di ristrutturare Hohenschwangau venne affidato allo scenografo Domenico Quaglio, che predispose un certo numero di bozzetti e acquerelli. Il definitivo progetto di un edificio di forme romantiche aveva solo qualche riflesso degli antichi castelli – come il coronamento merlato o le torrette – peraltro anch’esso filtrato dallo spirito eclettico dell’epoca. L’arredamento interno presenta una ricca ornamentazione e numerosi affreschi, alcuni dei quali di Moritz von Schwind, con ritratti di principi e imperatori ed episodi di miti e vicende storiche tedesche. Tra questi, lo straziante addio fra Corradino di Svevia e sua madre, che sarebbe avvenuto proprio qui nel 1267. Corradino, nipote dell’imperatore Federico II, andava in Italia a rivendicare il trono del regno meridionale, strappato agli Svevi dagli Angioini. Lì però lo attendeva la morte: nel 1268, sconfitto nella battaglia di Tagliacozzo, venne infatti decapitato a Napoli per ordine di Carlo d’Angiò.
Il futuro re Ludwig II di Baviera era ancora bambino quando i lavori a Hohenschwangau volgevano al termine, e a tredici anni amava disegnare il castello in cui abitava. Lo affascinava in modo particolare il mondo delle antiche saghe germaniche e cavalleresche che ne decoravano l’interno, e che avrebbe inciso molto sul suo carattere.


LOHENGRIN, IL NOBILE CAVALIERE – Secondo una leggenda diffusa in Baviera, nell’800 l’imperatore Carlo Magno aveva assegnato Schwangau (il “feudo del cigno”) a un prode cavaliere, che sarebbe poi partito, su una barca trainata da un cigno, attraverso il vicino lago Alpsee: lo stesso motivo si ritrova nella celebre saga di Lohengrin.
Nel 1835 Massimiliano aveva dedicato al “cavaliere del cigno” una sala del castello di Hohenschwangau, detta appunto Schwanenrittersaal. In un dipinto viene mostrato il congedo del cavaliere, in cammino verso la barca ormeggiata sull’Alpsee, con il castello sullo sfondo. Ludwig crebbe con questa immagine negli occhi e un’intensa passione per la leggenda del mitico eroe.
Nel 1850 Richard Wagner mise in scena l’opera “Lohengrin”. Il giovane, entusiasta della sua musica, fu felicissimo quando il famoso compositore venne a trovarl a Hohenschwangau, quindici anni dopo. Per una settimana il castello risuonò delle note dell’opera, e alla fine Ludwig, allora ventenne, regalò all’autore un orologio con una piccola immagine del suo eroe. Dopo questa visita il giovane sovrano cominciò a travestirsi di tanto in tanto da Lohengrin e giunse addirittura a scrivere a Wagner chiedendo quale mantello indossasse il cavaliere sopra l’armatura e quali colori avesse.


MEDIOEVO FANTASTICO – Curiosamente, il medioevo entrato nella memoria collettiva non è quello reale, ma quello della fantasia. Filtrati dal grande “revival medievalistico” dell’Ottocento, i secoli bui furono presentati in maniera edulcorata, assai lontana dalla realtà storica, ma di grande presa sull’immaginario popolare. Una concezione che trovò espressione nei numerosissimi “castelli” eretti nel corso dell’Ottocento; alcuni dei quali totalmente finti, cioè costruiti allora, altri ricostruiti con maggiore o minore disinvoltura rispetto all’originale. Furono queste architetture a dare concretezza e consistenza al sogno, contribuendo a fissare un’idea, che poi si è radicata. Un processo dove fondamentale fu la rivalsa del mondo anglo-germanico nei confronti di secoli di predominio artistico dell’Italia e delle forme classiche. Esempi come Hohenschwangau sono infatti più frequenti in Germania, e in misura minore, in Inghilterra che non in Italia.


INTERNI SFARZOSI – Come residenza estiva ufficiale del re Massimiliano II, Hohenschwangau aveva arredamenti di gran lusso: non solo negli appartamenti reali, ma anche nell’ala dei Cortigiani, ultima parte costruita del complesso, destinata ad abitazione degli alti funzionari di corte e della loro servitù.



Nel sito Tutto Baviera ho trovato seguente informazioni:
- Nel 1833 Massimiliano visitò la Turchia e, affascinato dall'architettura e dai colori del paese, arredò la camera da letto della regina in stile turco; le pitture murali mostrano alcune tappe del suo viaggio in Oriente.
 - L'attuale camera degli Hohenstaufen era lo spogliatoio e camera da musica del re. Le pitture murali sono dedicate agli Hohenstaufen, che tra l'altro erano legati ai Wittelsbach: il conte Otto von Wittelsbach salvò infatti la vita a Barbarossa (l'imperatore Federico I) che lo nominò nel 1180 primo Duca di Baviera. Da notare il pianoforte quadrato intagliato in legno d'acero usato da Wagner per una serie di concerti privati che avevano un unico spettatore: Ludwig II. La cappella privata annessa alla stanza venne arredata dallo stesso sovrano che la impreziosì con due splendide icone russe, donategli dallo zar Alessandro II.
- La sala degli eroi è la stanza più grande ed importante del castello. I dipinti raffigurano la leggenda di Wilkina, una parte del ciclo di Teodorico di Verona, scomparso in Germania ma tramandato da una traduzione eseguita in Norvegia nel 13° secolo. Da notare il quadro intitolato "La festa del re Hermerich a Roma": i pittori si sono permessi uno scherzo immortalando i maestri più famosi del loro tempo - Moritz von Schwind, Peter Cornelius e Wilhelm Kaulbach - accanto ad una botte di vino... da vivi infatti non disdegnavano mai una buona bevuta! L'imponente trionfo in bronzo dorato a fuoco, che si ispira alla leggenda dei Nibelunghi, venne eseguito nel 1840 mentre il busto di Ludwig, in marmo di Carrara, risale al 1869 ed è opera della scultrice americana Elisabeth Ney che ebbe come modello il re in persona.
- Camera di Berchta: secondo una leggenda bavarese Carlo Magno, primo grande re europeo, nacque nel mulino Reiss presso Gauting, nelle vicinanze del lago di Starnberg [qui, il 13 giugno 1886, Ludwig morì in circostanze misteriose]. Le pitture murali sono dedicate a lui e a sua madre Berchta. La coppa dorata al centro della stanza è un dono dei cavalieri dell'ordine di San Giorgio al principe reggente Luitpold in occasione del suo 50° anno di appartenenza all'ordine.
- La camera da letto reale, detta camera del Tasso, è ornata da dipinti raffiguranti la storia di Rinaldo e Armida tratta dalla "Gerusalemme Liberata" di Torquato Tasso. Nel 1871 Ludwig, colpito da un terribile mal di denti, giaceva febbricitante nel letto quando nella stanza entrò il conte Holstein, ambasciatore di Bismarck, che gli consegnò la famosa "lettera imperiale": dopo lunghe trattative il re acconsentì con la sua firma all'elezione di Guglielmo I ad imperatore tedesco.





E per finire, ancora un po' di note di Richard Wagner

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