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lunedì 26 settembre 2011

Bratislava – La residenza barocca di Maria Teresa


Sorto nel IX secolo come caposaldo moravo sul Danubio, promosso poi a residenza reale, il castello di Bratislava, o Pressburg, come lo chiamavano un tempo gli Asburgo, fu tra le dimore predilette di Maria Teresa, il cui ricordo permea tuttora l’edificio.

CROCEVIA DI REGNI E CIVILTÀ – Pochi luoghi in Europa possono dirsi interessati da tante vicende storiche e culture diverse quanto Bratislava. La vita del suo castello ne è uno specchio fedele. Vi risedettero i re moravi, i sovrani ungheresi, quindi gli Asburgo. E l’edificio si adattò via via ai cambiamenti, cambiando di volta in volta nome (Bratislava, Pozsony, Pressburg), risorgendo ripetutamente dalle sue rovine e passando da cupa fortezza feudale a scintillante residenza barocca. Ancora oggi mantiene la sua vocazione, ospitando la presidenza della Repubblica Slovacca, nata dalla divisione in due stati della Cecoslovacchia, avvenuta nel 1993.

STORIA DI UNA CAPITALE – In un remoto passato il maggiore centro di questa regione dell’Est danubiano era Carnuntum, l’attuale Petronell, che tuttavia nell’alto medioevo cedette la supremazia a un nuovo centro abitato, situato nel punto in cui la Morava confluisce nel Danubio. Qui ebbero il loro punto di forza le dinastie slave del regno della Grande Moravia. E in questo luogo, indicato con il nome di Bratslaburgum, secondo gli Annali di Fulda redatti nel 907, un principe grande moravo avrebbe perso, nel 906, la battaglia decisiva contro una nuova, emergente, dinastia: quella ungherese degli Arpàd. Intorno all’anno Mille, il centro venne rifondato dal re d’Ungheria Stefano I il Santo. Nel 1291 ottenne i diritti di città e in seguito venne dotato di nuove fortificazioni, sotto Sigismondo di Lussemburgo (1368 – 1437), imperatore e re d’Ungheria dal 1387. Nel 1467, Mattia Corvino (1440 – 1490) vi fondò la prima università della regione, l’Academia Istropolitana (dal latino Istropolis, che significa ‘città del Danubio’).


UNA SVOLTA DECISIVA – Nel 1536 i regnanti ungheresi, duramente sconfitti dieci anni prima dai Turchi di Solomano a Mohàcs, decisero di trasferire a Bratislava la direzione politica del Paese e la sede dell’incoronazione. La situazione non cambiò neppure quando gli Asburgo assunsero il titolo di re d’Ungheria, fatta eccezione per una questione di toponomastica. A partire dal XVI secolo, infatti, la città fu conosciuta in Europa con il nome tedesco di Pressburg, a scapito di quello ungherese Pozsony: influsso diretto della lingua parlata dai nuovi sovrani.

Furono proprio gli Asburgo, soprattutto con Maria Teresa d’Austria nel Settecento, a lasciare la maggiore impronta sul castello che venne, tuttavia devastato da un furioso incendio nel 1811. Fino al 1784, Bratislava restò capitale del regno d’Ungheria, ruolo che in quell’epoca cedette a Budapest.

Dal 1920 al 1939 fu capoluogo della Slovaccia e, dal 1939 al 1945, capitale della Repubblica Slovacca, una funzione recuperata negli anni Novanta del XX secolo, dopo la scissione della Cecoslovacchia in Repubblica Ceca e Repubblica Slovacca.

REGINA E SANTA – Nel 1208 si stipulò il contratto nuziale tra Elisabetta, figlia di Andrea II re d’Ungheria, e Ludovico IV, figlio del langravio di Turingia. All’epoca i due promessi sposi avevano rispettivamente uno e otto anni. Le nozze furono celebrate, ufficialmente solo nel 1221. Rimasta vedova nel 1227, Elisabetta, profondamente religiosa, divenne una delle prime terziarie francescane e si ritirò nel monastero di Kitzingen, quindi a Bamberga. Morì nel 1231, dopo un’esistenza interamente spesa in opere di carità a sostegno dei più deboli, grazie alla quale fu canonizzata nel 1235.

L’IMPERATRICE INTRAPRENDENTE – Figlia di Carlo VI e sua erede al trono, Maria Teresa nacque a Vienna nel 1717. Nel 1736 sposò Francesco Stefano di Lorena, dal quale ebbe sedici figli. Nel 1740, alla morte del padre, scoppiò una durissima guerra per la successione, al trono degli Asburgo. Maria Teresa conservò la corona ma fu costretta sia a riconoscere la nuova realtà politico-militare prussiana sia a comprendere la necessità di riforme interne che garantissero forza e coesione. L’imperatrice iniziò quindi una fase di riforme, soprattutto nei settori di finanze e della giustizia. Nel 1761 istituì il Consiglio di Stato e il catasto, alleviò i gravami fiscali sui contadini e rivedette, suscitando qualche malumore, i privilegi dei monasteri. Nel 1765 nominò correggente il figlio Giuseppe, ma non abbandonò il suo ruolo. Con qualche concessione territoriale, si oppose a uno scontro con la Russia nei Balcani e cercò di difendere la pace in occasione della spartizione della Polonia, nel 1772, e del tentativo di annessione della Baviera, caldeggiato dal figlio, desideroso di affrancarsi dalla tutela materna. Promotrice dell’ordine di Maria Teresa, un ordine cavalleresco di carattere essenzialmente militare, istituito nel 1775 e soppresso solo nel 1919, Maria Teresa morì nel 1780, dopo quarant’anni di regno. Verrà ricordata come uno dei più grandi sovrani asburgici.

UN CASTELLO DI ‘RAPPRESENTANZA’ – Si accede al castello (Hrad) con un percorso diretto che porta a una scalinata da dove, in alcuni punti, si può ammirare uno splendido panorama sulla città e sul Danubio.

Sul lato orientale del complesso rimane tuttora una basilica del IX secolo, costruita allorché il castello apparteneva ai grandi re moravi. Il pianterreno risale alla prima metà del Quattrocento, all’epoca di Sigismondo di Lussemburgo.

Oltre al castello, nella città è particolarmente interessante il Palazzo primaziale. Al primo piano nella sala degli Specchi, il 26 dicembre 1805, Napoleone e Francesco II d’Austria firmarono, dopo la battaglia di Austerlitz, la pace di Presburgo.

La cattedrale di San Martino, la cui prima edificazione risale al XII secolo, fu, dal 1563 al 1580, la sede delle cerimonie di incoronazione dei sovrani ungheresi.

sabato 3 settembre 2011

Il Palazzo Reale di Buda


La parte meridionale di Vàrhegy è occupata dal Vàrpalota (Palazzo Reale), che delimita il lato sud di Szent Gyòrgy tér. Dopo le distruzioni della Seconda Guerra Mondiale, il Palazzo Reale è stato ricostruito. Durante i lavori di ricostruzione sono state riportate alla luce diverse parti medievali, sepolte sotto altri fabbricati, con tutto il sistema di fortificazioni; sotto le mura, le pietre tombali turche ea turbante ricordano i tempi in cui Buda era la sede del pascià turco.
Si tratta di costruzioni che ricoprono circa 600 anni di vita e storia della città, ma anche di tutta l’Ungheria. Vale la pena di ripercorrere le diverse epoche, perché, in tal modo, si potrà ricostruire la storia dei rapporti tra differenti fasi che hanno determinato l’aspetto della zona così come oggi appare.


COSTRUZIONI E RICOSTRUZIONI – La storia del Palazzo Reale ha inizio con i primi del secolo XIV sull’estremità meridionale del monte. Partendo dalla piazza Disz, accanto al parcheggio, e passando attraverso diversi cortili e l’androne del Budapest Tòrténeti Mùzeum (Museo Storico di Budapest), si giunge a una terrazza panoramica.

La pavimentazione al centro della terrazza è formata da quadrati, posti ad angolo, dai diversi colori. È quanto resta dell’allora Istvàn-torony (Torre Stefano), la cui costruzione era iniziata nel 1330 dal principe Stefano d’Angiò. Accanto alla torre si ergevano due lunghe ali del palazzo a due piani, lungo la linea del cortile, a forma di V, pressappoco sottostante l’attuale terrazza.

Dalla cappella affiora solo un moncone di muro che sorge accanto alla torre, affacciandosi sul fiume sottostante. Da qui si può ammirare un vasto panorama: il Danubio, il monte Gellért e le montagne lontane. Quando, nel 1355, le costruzioni erano a buon punto, anche la corte degli Angiò si trasferì da Visegràd a Buda.

La prima, vera grande epoca di splendore del palazzo, fu quella di re Sigismondo, sovrano d’Ungheria dal 1387 al 1437. Sigismondo si adoperò per portare il castello di Buda all’altezza del suo rango. Attorno al palazzo fece erigere doppie mura, che potessero resistere alle sempre più diffuse armi da fuoco; fece rafforzare le difese meridionali con il Rondello, tuttora visibile, costruì anche il grandioso palazo Friss, che, con la sua gotica pomposità e con le sue dimensioni, superò di gran lunga il precedente edificio di età angioina.



Dopo Sigismondo di Lussemburgo, in seguito a brevi lotte interne, salì al trono Mattia Corvino. Durante i 32 anni del suo regno l’Ungheria visse il periodo di maggior splendore, mentre il Rinascimento toccava le sue vette. Alla corte di Mattia vissero e operarono ingegni, pensatori e artisti, che lasciarono la loro impronta. Eccelsi maestri seppero trasformare il palazzo di re Mattia in una meraviglia di fama europea. La sua biblioteca, con 2500 volumi, era una delle più grandi del mondo; i fasti della sua corte competevano con quelli delle celebri corti rinascimentali italiane, dei Montefeltro di Urbino e degli Sforza di Milano.


Mattia Corvino fece rifare l’interno del palazzo dapprima in stile gotico, poi rinascimentale; infine diede l’avvio alla costruzione di una grande ala rinascimentale nella parte nord-est. Purtroppo, di quello splendido palazzo non è rimasto che il ricordo, incarnato dai frammenti marmorei di una sala nella quale si trovano gli sparuti resti di portali, finestre, un camino, fontane e soffitti, che rimandano al più bel Quattrocento fiorentino. Ma, oggi, ci vuole molta fantasia per immaginare le dimensioni e il fasto del palazzo con le sue pareti, i soffitti, i pavimenti riccamente decorati.


Al posto delle rovine del palazzo, distrutto sotto l’occupazione turca e poi gravemente danneggiato dall’assedio del 1686, in un primo tempo ne sorse un altro più piccolo tra il 1715 e il 1723; poi in base ai progetti di Jean-Nicolas Jadot e quelli successivi di Franz Anton Hillebrandt e di Ignàc Oracsek, venne approntato il palazzo che dal 1770 fu destinato a ospitare Maria Teresa durante i suoi soggiorni budapestini. Nella sala delle cerimonie del palazzo, Joseph Haydn diresse, il 3 marzo 1800, l’oratorio La creazione. Nel 1849, allorché fu occupato dalle truppe dell’esercito indipendentista ungherese, un’ala del palazzo e la sua parte centrale furono distrutte dalle fiamme. Subito dopo venne restaurato in stile neobarocco, con grandiosi ampliamenti opera di Miklòs Ybl e, in seguito, di Alajos Huszmann.



Durante la Seconda Guerra Mondiale, il palazzo fu nuovamente distrutto dalle fiamme e il tetto crollò. La ricostruzione è avvenuta utilizzando i muri rimasti e formando una serie di sale secondo criteri moderni. Le parti medievali portate alla luce sono state ricostruite (una parte di queste sono nel Museo della Fortezza) e sono stati continuati gli scavi, durante i quali sono stati disseppelliti nuovi strati e sono venute alla luce alcune sculture, presumibilmente dell’epoca angioina, e resti degli edifici




UNA TRISTE STORIA D’AMORE – Chi era Ilona, la bella raffigurata insieme a re Mattia nella fontana a lui dedicata? Occorre sapere che un’abitudine del re era andarsene in giro per il Paese in abiti non regali. Una volta, dopo una battuta di caccia, si fermò a rifocillarsi presso un veterano. Qui conobbe, appunto, la bella Ilona, figlia del veterano. I due si innamorono a prima vista. Mattia, senza rivelare la sua identità, le chiese di poterla incontrare a Budapest. La ragazza, dopo un po’ di tempo, vi andò e riconobbe il re mentre veniva acclamato dalla folla. Ilona non credete ai suoi occhi; al contempo si convinse che il suo amore non aveva speranza. Così se ne tornò a casa, dove, dopo qualche tempo, morì di dolore. Quando il re andò a cercarla, la casa era ormai vuota. Fu così che, al suo posto, sposò Beatrice d’Aragona.

IL SISTEMA DI FORTIFICAZIONI – Se dal terrazzo panoramico del Palazzo ci si guarda attorno, è ancora possibile vedere il sistema di fortificazioni del periodo di Sigismondo. Il Rondello, con le sue numerose chiusure, stava a difesa del passo carrabile a sud. In cima al Rondello si trova il cammino di ronda, oggi ricostruito. Il muro esterno con le feritoie stava a difesa dei soldati che durante gli attacchi erano protetti da una ringhiera di legno.



Il castello, dalla parte di Danubio, era ancora più protetto: non solo vi arrivava il doppio ordine di mura che correva per tutto lo sperone del monte, ma vi erano anche due enorme cortine culminanti in due grossi bastioni-scoglio, che isolavano le pendici del colle fino al fiume. Uno di questi bastioni aveva una struttura interessante: nel 1416, l’ingegnere idraulico Hartman Steinpeck, di Norimberga, vi costruì una pompa idraulica, azionata da alcuni cavalli, che aveva lo scopo di spingere fin nel palazzo l’acqua del fiume filtrata, allora potabile.  

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